9 Maggio 2010

Londra, oggi (ieri)

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Per “Il Post”.

“Ma come facciamo a fidarci di uno che quando aveva vent’anni ha deciso di iscriversi al partito di Margaret Thatcher?”, mi dice il mio amico Bartley mentre attacca il merluzzo impanato con patate fritte che non lascia dubbi sulla nostra collocazione geografica. Provo a capire in una cena con amici per quale motivo in queste elezioni inglesi che hanno dato il responso più misterioso e meno chiaro degli ultimi 36 anni, Londra non abbia voltato le spalle al Labour.
Per sapere come andranno veramente le cose delle volte bastano piccolissimi indizi, e credo di scovarne uno significativo nel fatto che la stessa Glenda Jackson, il cui seggio sembrava altamente a rischio, si è portata a casa il suo collegio di Hampstead & Kilburn battendo il rivale conservatore per l’inezia di 42 voti su 53 mila votanti: meno di un condominio. Basta guardare le cartine dei siti coi risultati elettorali per capire che è Londra che manca all’appello del pallottoliere dei conservatori: i 21 seggi mancanti per la maggioranza assoluta sono tutti là, nella macchietta rossa in basso a destra sulla mappa dell’isola in corrispondenza della capitale: con l’eccezione delle zone ricche del centro e del West End, Londra ha votato ancora una volta per i laburisti.
Continuo a sentire le parole di Bartley, che lavora in una grossa società editoriale: “Per la nostra generazione i conservatori rimangono quelli della Thatcher, quelli dei tagli selvaggi alla spesa pubblica, dei vantaggi alle classi più abbienti, quelli contro l’inclusione, quelli della Section 28, la norma omofoba che impediva ai gay di insegnare nelle scuole: Cameron ha rifatto il make-up ai conservatori ma non bisogna grattare nemmeno tanto sotto la superficie per vedere che sono rimasti sempre gli stessi”. Fuori dalle finestre del posto dove stiamo mangiando Londra resta di quella sua bellezza fulgida nonostante quest’inverno che non vuol saperne di finire nemmeno a maggio inoltrato. La gente dentro il locale ha quella mescolanza che vedi solo qui, che ti pare sempre un po’ di stare al noodle bar di Blade Runner. “Vedrete, nonostante le cose che hanno detto in campagna elettorale, ogni volta che Cameron dovrà prendere una decisione finirà sempre con lo svoltare a destra. I suoi collaboratori sono gente di destra, lui stesso è un uomo di destra, uno che ha studiato a Eton e che non ha mancato di mandare una lettera di omaggi alla Thatcher nel trentesimo anniversario della sua prima vittoria elettorale”, ribatte dall’altro capo del tavolo Steven, che invece lavora a Channel 4, la rete televisiva più innovativa che lui teme a questo punto possa essere privatizzata.
Nessuna solidarietà generazionale (“Brown è più anziano di Clegg e di Cameron, ma tra loro non passa lo spazio di una generazione”) nessuna concessione all’immagine (“quest’idea dei dibattiti a tre ha ridotto la politica ad una specie di grande fratello, dove l’interesse era rivolto più a quanto i candidati fossero telegenici che alle cose che dicevano”) qualche interesse alle posizioni dei lib-dem, ma con la consapevolezza che il sistema elettorale obbliga a scelte spesso tattiche (“nel nostro collegio non avevano alcuna possibilità, e poi la deputata uscente aveva fatto bene: abbiamo votato Labour”).
Finito il fish and chips, mi resta netta l’impressione che il risultato elettorale alla fine rispecchi una necessità di cambiamento che non ha trovato sbocchi: Cameron non è riuscito a convincere fino in fondo la parte più creativa ed avanzata del paese e sarà questa secondo me, sul piano politico prima ancora di quello aritmetico dei seggi, la sfida più pesante che dovrà affrontare da Downing Street.

2 risposte a “Londra, oggi (ieri)”

  1. Luca Gras ha detto:

    E noi – domanda seria, non polemica, non retorica – chi riusciamo a convincere di cosa?

  2. Luca Signorelli ha detto:

    Ciao Scalpharotto e benvenuto nel mio adorato paese.

    Devo fare alcune precisazioni perche’ non mi piace quando si raccontano balle della mia amatissima Inghilterra.
    La verita’, si (anche quando fa male); le balle, no.

    Il tuo amico Bartley ti ha raccontato una balla enorme: La section 28 non era una norma omofoba che “impediva ai gay di insegnare nelle scuole”:
    Te lo scrivo in Inglese cosi il tuo amico capisce meglio:

    L’autorita’ scolastica… “shall not intentionally promote homosexuality or publish material with the intention of promoting homosexuality” or “promote the teaching in any maintained school of the acceptability of homosexuality as a pretended family relationship”.

    E’ profondamwente diverso.

    Non si puo dare dal fascista-omofobo a chi non lo e’: cosi, perche’ ti e’ antipatico. E’ un vizietto abbastanza diffuso a sinistra. Bisogna correggerlo altrimenti si perdono le elezioni. E credo che tu stia ancora attraversando quel profondo periodo di riflessione per capire cos’e successo, ancora una volta, all’Italia che non si fida di voi e vi tiene fuori dalla stanza dei BOTTONI dando la fiducia a quel “fascista” di BERLUSCONI.
    Bella la rima, eh?

    Attribuire quel tipo di “ostruzionismo”, cioe’ la resistenza che incontrava il movimento LBGT nelle sue campagne di sensibilizzazione della pubblica opinione e nell’affermazione delle sue legittime istanze, all’ideologia thatcheriana e’ storicamente e politicamente una colossale imbecillita’.
    Nel nord laburista e “proletario” i gay incontravano ostilita’ culturali assai piu’ dure che nel Sud conservatore e “borghese”.

    L’altro tuo amico, Steven, quello che lavora a Channel 4, la stazione televisiva “piu’ innovativa” che lui teme verra’ privatizzata (da chi? Da Berlusconi?) dev’essere uno che di notte ha le traveggole: Non ho mai sentito parlare di privatizzazione di Channel 4. Forse e’ uno di quegli imboscati che batte la fiacca e che teme che con le ristrutturazioni, gli stipendi bloccati e i sacrifici che dovranno fare tutti per i prossimi dieci (dieci!!!) anni, si aspetteranno da lui un po’ di piu’ efficienza lavorativa e meno assenteismo.
    Ho la sensazione che il tuo amico Steven sia uno che si esprima cosi:
    “..Questi fucking Tories la gente la fanno lavorare: come gli schiavisti delle colonie… ci siamo dimenticati i 18 anni e mezzo di Thatcherismo? ….Me la ricordo ancora io, la famosa Marcia su Londra, quando il Fascismo thatcheriano costrinse la Regina a licenziare l’opposizione (che si rifugio’ sull’Aventino) e si fece consegnare il potere sul terrazzo di Buckingham Palace….dando inizio al maledetto quasi Ventennio fascista di Mussoliniana memoria ”
    Forse Steven si fa ancora le canne.

    “Uno che ha studiato a Eton” e’, secondo me, una affermazione razzista. Cosa c’e’ di immorale e di reprensibile se un benestante si concede il meglio? Il Capitalismo ha creato centinaia di milioni di “diversi”, economicamente parlando; anche Saviano e’ diventato un miliardario, un individuo economicamente “diverso” che se vorra’ dare ai suoi figli il meglio, fara’ le cose molto “diverse” che fanno i ricchi.
    A Eton ti fai un culo cosi! I benestanti non sono cittadini di serie B, gentaglia da sputargli addosso, parassiti sfruttatori del popolo. Altrimenti torniamo all’esproprio proletario e perdiamo di nuovo le elezioni.

    Se la gente con cui passi le vacanze e’ “la parte piu’ creativa e avanzata del paese”, caro Scalfarotto, allora questo tuo viaggio a Londra devi annoverarlo come il piu’ istruttivo della tua esistenza: deve averti fatto capire in modo chiarissimo perche’ la Sinistra non vince le elezioni. In Inghilterra, per 13 anni ha accumulato solo catastrofi sociali, civili ed economiche: impoverendo la nazione nel suo complesso, facendo “culo e camicia” con la finanza mafiosa della City e facendo credere al popolo che era arrivata l’era del “BOOM” e che poteva permettersi di tutto: a credito, naturalmente, a basso tasso di interesse, con comode rateazioni mensili, oppure con contrattini del tipo: “Compra oggi, pagherai fra cinque anni, se no ti mangio la casa in cinque giorni.”

    Tony Blair, appena eletto, 13 anni fa, a furor di popolo, prima di rovinare il paese e dilapidare la meravigliosa eredita’(strutturale) thatcheriana, (cosa che in Inghilterrra riconoscono tutti i laburisti con un po’ di quoziente intellettuale) la prima cosa che fece insediandosi al numero 10 di Downing Street fu di convocare Lady Thatcher e rendenderle omaggio, come si deve ai grandi statisti della Storia.

    Per adesso dovrebbe bastare.
    Il tuo amico Bartley conosce la storia del suo paese come io conosco quella della dinastia Ming.

    P.S.
    Mi raccomando: non farti portare a mangiare a Brick Lane che prendi la sifilide. (Eh Eh Eh)