22 Gennaio 2010

Marino e il Sant'Orsola/2

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C’era secondo me ancora qualcosa di non detto, su questa cosa. Il mio pezzo per L’Unità, oggi.

C’è un aspetto della vicenda tra Ignazio Marino e l’ospedale Sant’Orsola di Bologna che mi interessa sottolineare e che ha a che fare non solo con la politica ma con il clima generale del Paese. Esclusa giustamente la tesi del complotto, le parole delle persone intercettate spiegano bene le ragioni per cui in Italia è così difficile coltivare il ricambio, valorizzare nuove idee, aprire il dibattito a contributi originali. Le risorse o i talenti ci sarebbero ma in giro si respira un’aria per cui chi debba prendere una decisione, piccola o grande che sia, sa e sente a pelle che la cosa più sicura da fare nel dubbio è quella di schierarsi dalla parte di chi è percepito come il re, anche al di là dei desiderata del re. Chi prenda una decisione privilegiando il criterio di compiacere il potere, come un giornalista che si autocensuri per quieto vivere, mette sempre a rischio un interesse generale (nel caso del giornalista quello dei cittadini ad essere correttamente informati) per così conquistarsi un credito o per allinearsi a quelli che percepisce essere i comportamenti attesi per garantirsi la tranquillità o la sopravvivenza professionale. Questo conformismo è negativo per la collettività perché tranquillità e sopravvivenza sono conquistate ad un prezzo: non solo quello che, nel nostro esempio, colpisce il lettore ma anche quello che paga un sistema dove l’innovazione e il coraggio si trovano ad affrontare sia gli ostacoli, prevedibili e attesi, dell’establishment che vuole preservarsi che quelli, diffusi a tutti i livelli e sganciati da un interesse diretto, prodotti da questo generale conformismo culturale. La piaggeria, il servilismo e il conformismo anche quando non sono incoraggiati esplicitamente sono comunque alimentati dall’acquiescenza dei potenti, dalla consapevolezza che chi è al vertice ne sarà compiaciuto e reso benevolente. Per poter essere assolta una classe dirigente non può dunque limitarsi a non incoraggiare il conformismo: bisogna invece che sia reso chiaro da parte di chi esercita il potere che è solo col merito che si acquisisce merito. Una legge come quella che proprio Ignazio Marino ha proposto per le nomine nella sanità, un passo indietro della politica da tutte le nomine a cominciare con quelle radiotelevisive, un principio effettivo di responsabilità generale che premi i meriti e sanzioni i demeriti solo in luce dell’interesse generale, sono azioni che avrebbero un effetto virtuoso anche sulla cultura e i comportamenti, aiutando la crescita di classi dirigenti intermedie più autonome, più indipendenti, più capaci di decidere e di farsi valutare per la propria capacità di promuovere l’interesse collettivo, con l’effetto di promuovere complessivamente un ambiente più aperto, più fertile, più pulito.

2 risposte a “Marino e il Sant'Orsola/2”

  1. margherita rinaldi ha detto:

    I agree completely, but I think that in this moment It is a dream, hoping that the new season can be no too far.

  2. Lucio ha detto:

    Non avevo mai saputo della cosa. Anche se non conto nulla, potrei suggerire di contattare le autorità imolesi per utilizzare le sale operatorie inutilizzate per mancanza di equipe mediche. Pensare che in un ospedale quasi nuovo, tolto il periodo di pausa per la scoperta di tombe etrusche, ci siano 5 sale operatorie e solo 2 equipe mediche per mancanza di soldi da parte dell’ ausl, fa veramente male al cuore. In più la presenza di un medico sul generis di Marino, sarebbe un grande onore per la città.