29 Marzo 2013

Così si fa

Appunti, Diritti

Il CEO di Starbucks, Howard Schultz, a un azionista che contestava la presa di posizione dell’azienda a favore del matrimonio ugualitario.

“We want to embrace diversity – of all kinds. If you feel, respecfully, that you can get a higher return than the 38% you got last year, it’s a free country. You can sell your shares at Starbucks and buy shares at another company. Thank you very much.”

(Vogliamo celebrare le differenze, di tutti i tipi. Con tutto il rispetto: se pensi di poter ottenere un ritorno sull’investimento maggiore del 38% che hai avuto l’anno scorso, questo è un paese libero. Puoi sempre venderti le azioni Starbucks e comprare azioni di un’altra azienda. Grazie mille.)

Così si fa. Sulla questione dell’uguaglianza o uno c’è o non c’è. E io credo che sia proprio arrivato il momento, per tutti, di esserci. Che siate gay o etero, che facciate il caffè alla macchinetta di casa o siate l’Amministratore Delegato di un’azienda con 200 mila dipendenti che fanno il caffè in tutto il mondo. (Italia esclusa… sarà mica una coincidenza?)

11 risposte a “Così si fa”

  1. pbm ha detto:

    Non è una coincidenza, è che il licenziatario europeo del marchio non ha interesse all’ingresso di SB nel mercato.

    Sarebbe però interessante interrogarsi sulla policy di Autogrill e chiedere a Schultz cosa ne pensa.

  2. tony ha detto:

    Io diffiderei di chi si incolla etichette politiche progressiste per vendere piu’ caffe’ e farsi pubblicita’.

    Cominciamo da una cosa piu’ importanti: chiediamo innanzitutto alla Starbucks di pagare le tasse, visto che parliamo di uguaglianza di fronte alla Legge.

    Cioe’ proviamo a non fare i furbetti trovando scappatoie al limite della legalita’ cercando, attraverso esperti consulenti fiscali che costano milioni di dollari all’anno e impiegati solo ed esclusiavamente per questa ragione, le varie smagliature della legislazione fiscale in tutti i paesi dove la mitica Starbucks opera con profitti miliardari per poi fregare il Fisco che deve ricorrere a nuovi aggiustamenti della Legislazione per far pagare il dovuto ai furbetti multinazionali.

    E rivolgiamo, visto che siamo in argomento, lo stesso discorso anche a Google e ad Amazon: furbetti italiani da quartierino pure loro.

    E poi, ma solo poi, cominceremo a discutere della loro sincerita’ in materia di diritti LGBT. Per il momento, dai furbetti che frodano il Fisco continuo a pensare che queste aperture verso “le differenze di tutti i tipi” siano dettate solo da un ipocrita ‘interesse commerciale.

    Stupisce inoltre che sia proprio l’on.Scalfarotto ad esaltare queste grandi prese di posizione in materia di diritti LGBT, quando, conoscendo benissimo l’Inghilterra (cosi almeno dice) dovrebbe essere perfettamente al corrente delle polemiche che proprio in quel paese la stravagante e sofisticata frode fiscale di Stabuscks, Google e Amazon ha occupato per mesi il dibattito politico nazionale. Mentre piuccoli e medi imprenditori sono strozzati da tasse spaventose.

    P.S.
    Prima di slinguazzare la Starbucks per le affermazion del suo Amministratore Delegato sarebbe, ANCHE, opportuno ricordargli che un povero disgraziato che ha voglia di un espresso o un cappuccino gradirebbe tempi di servizio assai inferiori ai normali 20 minuti che l’operazione/espresso richiede grazie alle interminabili interviste cui il lentissimo e spesso imcompetente personale di servizio ( raccolto spesso e volentieri fra studentini in cerca di part-time per mantenersi agli studi) sottopone il cliente costringendolo a leggere affissi sui muri interminabili lavagne dove vengono descritte dozzine di variazioni sul tema Espresso e Cappuccino:
    “Lo vuole piccolo, medio, large,? Lo porta via o lo consuma qui? Lo vuole macchiato, frappeggiato, inciocolattato? E via elencando. E, dopo aver incassato, tenendo in coda per una decina di minuti il cliente alla cassa, una cifra da capogiro, lo studentino part-time ordina gentilmente al cliente di andare a ritirarlo al banco caffe dove un altro studentino part-time, confuso e rincoionito gli mette su un vassoio un bicchierone bollente di cartone,facendogli poi attraversare traballante la sala rischiando scontri frontali con altri clienti. Quando, addirittura, il cliente non viene spedito con il vassoio in mano al piano di sopra dove trova tavoli piene di tazze sporche dei clienti che lo hanno preceduto e che, e’ costretto a sbarazzare da solo.

    Si, on. Scalfarotto: se in Italia non c;e; ka Starbucks una ragione c’e’: ed e’ una buonissima ragione.

    Io, all’estero. quando si tratta di caffe e cappuccini, cerco SEMPRE caffetterie italiane. Io non seguo le mode e non porto soldi a chi evade le tasse.

    P.P.S.

    Chi ha detto che gl;i evasori sono solo italiani?

  3. Mariano ha detto:

    Ma infatti signor Tony: nessuno ha detto che gli evasori sono solo italiani; a me pare che lei sia andato – come direbbe la mia prof – fuori tema, seppur completamente condivisibile e sentito. Saluti.

  4. scalpha ha detto:

    È che il “Signor Tony”, caro Mariano, è una vecchia conoscenza di questo blog. È un troll professionale (Sciltian Gastaldi ne sa qualcosa) i cui commenti, verbosissimi e in genere caratterizzati da odio antibritannico, vengono in genere cancellati dal padrone di casa.

  5. tony ha detto:

    Vedo che la sindrome del troll ha colpito anche lei, on. Scalfarotto.

    Non me ne meraviglio.

    Del resto lei e il sig. Sciltian Gastaldi siete in ottima compagnia: anche il Guru di Genova se la prende chiamando “trolls” chi osa fare appunti, contraddire, puntualizzare e perfino criticare i dogmatismi di certi bloggers che credono, come il guru di Genova, di avere la verita’ in tasca, auto-convncendosi di parlare da un pulpito sul quale si sono insediati da soli, auto-pontificandosi come ancora usa fare il celeberrimo fondatore di Repubblica che in quasi un secolo di carriera, non ne ha mai azzeccata una e che sulla soglia dei 90 anni deve oggi mandare giu’ l’ultimo rospo della sua vita giornalistica: il ritorno sulla scena del Padre di tutti i mali italiani, il Satanasso Benito Berlusconi.

    Quello che lei, on.Scalfarotto, confonde per odio anti-britannico, altro non e’ che il semplice e innocente vizietto di puntualizzare con dati e fatti incontrovertibili e indiscutibili quell’andazzo esterofilo che ha colpito tutti i progressisti della Sinistra italiana i quali, spacciandosi per profondi conoscitori delle realta’ politico-sociali dei paesi dove vivono o hanno vissuto, tormentano i loro lettori con paragoni Italia/Estero nel solo intento di sputtanare l’Italia in generale e l’Italia Berlusconiana in particolare.

    Il “Troll”, come lei lo chiama, on. Scalfarotto, altro non e’ che un bravo ed onesto italiano che vive ed ha vissuto in diversi paesi esteri e ne ha respirato tutta la “cacca” che, democraticamente, il Buon Dio ha distribuito suu tutto il globo terraqueo senza distinzioni di razza, sesso e religione.

    Sarebbe bello pensare che il Buon Dio, il settimo giorno, invece di riposarsi, avesse deciso di rovesciare tutta la cacca che aveva nella saccoccia sulla penisoletta italica, cosi che il resto del mondo avesse sempre qualcosa cui fare riferimento per consolarsi delle proprie brutture.

    Purtroppo non e’ cosi, caro on.Scalfarotto, e di “cacca” il mondo intero trabocca. Anzi, assai e spesso, la “cacca” straniera puzza assai piu’ di quella italiota.

    Forse e’ il caso di essere meno supinamente esterofili e, per usare un linguaggio che va molto di moda in Italia grazie alle performances del Guru di Genova, il “fascista del Web” cui Bersani strizza disperatamente l’occhiolino, sarebbe ormai ora che gli Italiani progressisti smetteressero di fare tanto monotono e provinciale ” leccaculismo” verso i paesi del Resto del Mondo.

    Grazie per la gentilissima e democratica ospitalita’.

  6. Atrus ha detto:

    Boh, io sono andato da Starbucks solo a Londra, ma non ho mai avuto attese più lunghe che in un bar italiano ugualmente affollato, ed erano sempre tutti cortesissimi e professionali. Sarò fortunato io…

    In quanto alla questione LGBT, Starbucks in America è da anni nota per assumere e difendere persone LGBT a cui è stato rifiutato lavoro altrove. Un caso l’anno scorso in cui un dipendente è stato vittima di mobbing in quanto gay ha ricevuto attenzione nazionale proprio perché diverso dal normale spirito aziendale.
    Sarà forse uno stunt pubblicitario, ma almeno lo fanno, cosa che non si può dire per tanti altri qui da noi o nel resto del mondo. Preferisco una cosa buona fatta per i motivi sbagliati che fare cose sbagliate o non fare niente per tutti i giusti motivi.

  7. Tony ha detto:

    Caro Atrus,
    grazie per il suo commento. Certo, se fosse SEMPRE come dico io, la Starbucks non sarebbe una multi azionale miliardaria che, grazie alla costosissima consulenza di esperti fiscali, evade sistematicamente le tasse attraverso le smagliature esistenti in tutte le legislazioni fiscali di tutti i paesi del mondo.

    Diciamo allora che il servizio espresso/cappuccino offerto dalle catene commerciali che recentemente hanno invaso il mondo ( evadendo le tasse come i nostri furbetti italiani) lascia SPESSO a desiderare.

    Ma veniamo al punto LBGT: Lei davvero crede che se in Italia un tizio non fosse assunto da un’azienda perche’ omosessuale non riceverebbe “attenzione nazionale”?

    Quanti omosessuali lavorano nelle catene di servizio e ristoro delle autostrade italiane? Quando viaggio in lungo e in largo per l’Italia io ne conto a centinaia.
    E ne contavo a centinaia anche trent’anni fa, Ne concludo che discriminazioni di questo tipo, nel mestire di “barista”, in Italia non ce ne sono mai state.

    Lei mi dice che in America, presentata dai soliti progressisti al pubblico italiano come una nazione all’avanguardia nel riconoscimento dei diritti delle minoranze e nella lotta contro ogni forma di discriminazione, proprio alla Starbucks, si verificano episodi di discriminazione (addirittura di “mobbing”) e l’on. Scalfarotto ci riferisce che, durante un’assemblea degli azionisti un povero imbecille si e’ alzato in piedi contestando a Howard Schultz la presa di posizione dell’azienda a favore del matrimonio ugualitario.

    Io in Italia un episodio del genere non me lo immagino nemmeno.

    L’America dei DIRITTI, dunque, concludo io, avanza solo sulla carta: l’America profonda, invece, e’ molto, molto, molto peggio in fatto di intolleranza e di omofobia dell’Italietta omofoba e razzista come ci viene sempre descritta dai nostri blggers progressisti.

    La notizia, secondo me, non e’ cosa ha risposto Howard Schultz all’ azionista imbecille che contestaba la policy dell’azienda ( anche un Trota Bossi, al suo posto, sarebbe riuscito a partorire la stessa battuta).

    La notizia, secondo me, e’ che in America un’azionista imbecille si sia alzato in piedi per fare l’abominevole contestazione di cui si e’ reso protagonista.

    E viene da pensare che, nel farla, si sentisse confortato dal supporto sottinteso di migliaia di altri azionisti,

    Certe idiozie non nascono per uno scoppio di cretineria individuale, ma sono il frutto di un profondo, radicato e generalizzato “modo di sentire”.
    Questo succede anche nella Grande America di Obama, quella che e’ seguita all’orrenda America di G.W. Bush!

    Ecco perche’ ho voluto puntualizzare prendendomi del “troll”: all’estero non e’ SEMPRE oro quello che luccica.

  8. scalpha ha detto:

    Caro Tony, lei ha semplicemente e fortunatamente ripulito di recente il suo linguaggio, e infatti i suoi commenti sono ancora lì. Dovesse travalicare i limiti, come ha fatto spesso in passato, non avrò alcun problema a cancellare i suoi commenti. Buona Pasqua, nel frattempo.

  9. Atrus ha detto:

    “Lei davvero crede che se in Italia un tizio non fosse assunto da un’azienda perche’ omosessuale non riceverebbe “attenzione nazionale”?”

    A parte che sì, lo credo molto facilmente, visto che capita in continuazione…

    Io parlavo di mobbing, ossia una persona già assunta che viene maltrattata da colleghi e superiori per costringerla a dimettersi. Di tutti quei gay che ha incontrato agli autogrill (ma te l’hanno detto loro? avevano la targhetta? o l’hai capito solo guardandoli dall’altro lato del bancone?), quanti saranno stati effettivamente out, e quanti facevano finta di niente, ignoravano le battute dei colleghi, mantenevano la facciata pur di tenersi un posto?
    Non dico che in Italia non ci siano grandi aziende che accolgono serenamente gli omosessuali (o le donne, o gli extracomunitari…), dico che altrove ne fanno una cultura, da noi sono ancora eccezioni. E a credere il contrario si gira col paraocchi.

  10. Marco ha detto:

    “di poter un ritorno” di poter avere un ritorno

    Molto d’accordo 🙂

  11. scalpha ha detto:

    Grazie, ho corretto.