18 Luglio 2012

Non si discute di matrimoni, si discute dell’uguaglianza dei cittadini

Appunti

“In realtà l’obiettivo del matrimonio per gli omosessuali, al momento, a me pare difficile da realizzarsi in un Paese arretrato rispetto al resto dell’Europa e dove conta molto l’opinione della Chiesa cattolica restia a riconoscere i diritti civili. D’altra parte il matrimonio gay da solo non risolverebbe il problema dei diritti per le coppie etero ed omosessuali che scelgono di non sposarsi pur vivendo insieme. Ma che per questo non devono avere meno diritti di chi decide di sposarsi.

Non sono parole di Rosy Bindi né di Beppe Fioroni. Sono parole di Enrico Rossi, il presidente della Toscana, senza alcun dubbio uomo di sinistra. Le riporto perché spiegano molto bene il senso delle parole del documento Pollastrini-Cuperlo, il documento alternativo al documento della Commissione Bindi che è circolato in assemblea.

“In tanti Paesi a cui ci sentiamo legati – dalla Francia agli Stati Uniti – si sono riconosciuti o ci si avvia a riconoscere i matrimoni e le adozioni per coppie gay. Molti tra noi possono essere d’accordo, altri possono non esserlo, ma il fatto stesso che altrove si legiferi in quel senso dovrebbe annullare il tabù sulle parole. Le coppie etero e omosessuali devono avere gli stessi diritti: proponiamo il pieno riconoscimento giuridico e sociale delle unioni civili per coppie omosessuali e non.”

“Unioni civili per coppie omosessuali e non”: non ho firmato il documento Pollastrini-Cuperlo proprio per questo ultimo, essenziale, inciso. E’ ben chiaro che, proprio come i cattolici del PD, anche la sinistra socialdemocratica del partito non riesce a sostenere l’eguaglianza tra cittadini etero e omosessuali. Il documento di Pollastrini e Cuperlo lo dice chiaramente: le unioni civili a cui si pensa dovranno applicarsi a coppie gay e etero. Rossi spiega perché: tutte le coppie, gay e etero, devono avere gli stessi diritti delle coppie sposate.

Questo è evidentemente impossibile. Se le coppie etero non sposate volessero avere i diritti delle coppie sposate, non dovrebbero fare altro che sposarsi. Se non lo fanno vuol dire che non accettano i diritti e, soprattutto i doveri, del matrimonio. A meno che Rossi non pensi che tutti i conviventi etero siano obbligati a sposarsi – ne sarebbe felice Ratzinger – ne deriva che le unioni civili “per etero e gay” devono essere per forza inferiori al matrimonio. L’ipotesi della coesistenza di due istituti giuridici (matrimonio e unioni civili), uno “minore” a disposizione di tutti (le unioni) e il secondo, “pieno”, a disposizione dei soli eterosessuali (il matrimonio) non è assolutamente ricevibile.

Il tema vero di cui si discute qui, non è il matrimonio. Il serissimo problema politico sul tavolo è l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. I socialisti di tutta Europa lo hanno compreso, i firmatari di questo documento, purtroppo, evidentemente ancora no.

Capisco che alla fine la soluzione di compromesso potrà essere un’unione civile riservata alle sole coppie omosessuali, come accade nel Regno Unito e in Germania: proprio alla Germania ha infatti fatto cenno il segretario Bersani ieri alla festa dell’Unità di Roma. Se così fosse – ma non è ciò che chiedono Pollastrini e Cuperlo – sarebbe una soluzione sicuramente avanzata. Se la vedremo arrivare in porto non potremo che plaudire al Partito democratico e alla sua sostanziale evoluzione in tema di diritti civili.

Ma anche in questo caso sarà una soluzione che non avrà risposto al grande quesito della parità di dignità tra i cittadini, come hanno capito benissimo Barack Obama e François Hollande. Per questo la comunità GLBT britannica non ha mai smesso di lottare per il matrimonio, anche avendo ottenuto una legge che mette il proprio paese all’avanguardia nel mondo. E per questo il governo conservatore sta capitolando davanti all’evidenza del fatto che le unioni civili non costituiscono l’uguaglianza.

Una legge sulle unioni civili, soprattutto se allargata anche agli eterosessuali, non può essere dunque la “mia” soluzione, la soluzione per la quale mi batto e la soluzione che porta in calce la mia firma. Io sono per l’uguaglianza. Ma – Pippo Civati a parte – non sono in grande compagnia.

7 risposte a “Non si discute di matrimoni, si discute dell’uguaglianza dei cittadini”

  1. Gianluigi Piras ha detto:

    Totalmente d’accordo con te. Questa la lettera da me inviata a te e a rosi bindi.
    Al Presidente Assemblea Nazionale Rosy BindiAl Vice Presidente Ivan ScalfarottoAl vice Presidente Marina Sereni 
    Cara Presidente Bindi,cari Scalfarotto e Sereni, la prima cosa è che non si può più sentire che sulle questioni etiche e sui diritti civili, la questione aperta all’interno del Partito Democratico, sia una questione tra atei e cattolici.
    Lo dimostra il voto interno all’assemblea nazionale PD del 14 luglio 2012, dove, a votare a favore di un documento retrogrado prodotto dal comitato diritti del pd (nonostante l’opposizione di diversi componenti il comitato stesso), siano stati, oltre tanti esponenti cattolici, anche tanti rappresentanti provenienti dalla cultura ex comunista, atea e anticlericale. Al contrario, diversi esponenti cattolici come Ignazio Marino e altri come Ivan Scalfarotto, Pippo Civati e Paola Concia, hanno votato contro. E anche io, cattolico del pd, avrei votato contro. Pur non condividendo, avrei compreso un distinguo sulla sola questione delle adozioni, e non per questioni di diritto, ma per paziente attesa dei progressi culturali della società prima ancora dei progressi legislativi.  
    Sulle unioni delle coppie omosessuali il documento recita ad esempio:
    “In questa evoluzione la cultura e gli ordinamenti giuridici hanno riconosciuto un’importanza crescente alla libera espressione dell’affettività personale, all’uguaglianza delle persone all’interno della famiglia e agli obblighi di solidarietà tra coniugi e tra genitori e figli. Si tratta di valori essenziali non solo alla vita personale, ma all’intera vita sociale. Per questo la Costituzione italiana ha inteso riconoscere e stabilire i diritti e i doveri della famiglia (artt. 29 e 30), nonché il dovere della Repubblica di agevolarla e sostenerla nell’adempimento dei suoi compiti (art. 31). Rispetto a questo dovere l’azione del governo italiano, anche e soprattutto negli ultimi anni, è stata largamente inadempiente e il PD considera un obiettivo primario il dare piena attuazione a questo impegno costituzionale. D’altra parte non si può ignorare che nella società contemporanea le dinamiche sociali ed economiche, da un lato, e, dall’altro, le libere scelte affettive e le assunzioni di solidarietà hanno dato vita a una pluralità di forme di convivenza, che svolgono una funzione importante nella realizzazione delle persone e nella creazione di un più forte tessuto di rapporti sociali. Per questo esse appaiono meritevoli di riconoscimento e tutela sulla base di alcuni principi fondamentali.”
    “…Tale riconoscimento dovrà avvenire secondo tecniche e modalità rispettose, da un lato, della posizione costituzionalmente rilevante della famiglia fondata sul matrimonio ai sensi dell’art. 29 Cost.”.
    Il documento quindi non si limita a questioni di ordine politico ma si arroga il diritto di interpretare l’art.29 in modo unidirezionale, quasi trascurando l’orientamento prevalente dei giuristi italiani in materia.
    Tra i cavalli di battaglia di chi si oppone al matrimonio omosessuale c’è il richiamo alla “natura” dell’art. 29 della Costituzione, dove viene sancito che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Per gli oppositori al matrimonio, tra i quali c’è lei, Presidente Rosi Bindi, il significato dell’art.29 sarebbe quello di sancire costituzionalmente la  “famiglia naturale”, composta da moglie e marito e magari anche da qualche figlio.
    Tutto ciò premesso occorrerebbe leggere con un po più di attenzione, o di onestà intellettuale, il disposto dell’art. 29 per vedere che non esiste alcuna “famiglia naturale” a cui la costituzione stessa faccia riferimento; cosi come l’art.30, parlando di genitori, non fa alcun riferimento ad uomini e donne. Si parla, infatti, di “famiglia come società naturale”, ovvero, nel linguaggio giuridico, società che le persone formano senza  presupporre una  necessità di norme giuridiche (altra cosa sono ad esempio le società per azioni, non  concepibili senza le norme  che le definiscono e  le disciplinano).
    Insomma, il diritto arriva in un secondo momento.
    Più in particolare, la Costituzione arriva a stabilire che i diritti “della famiglia” (ovvero diritti dei singoli che la compongono) sono riconosciuti a patto che questa “società naturale” abbia dato luogo a un matrimonio, ovvero l’unico istituto giuridico, l’unico strumento contrattuale che  secondo la costituzione è necessario al fine del riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale.  Ecco perché oggi si deve parlare di matrimoni gay: perché è la Costituzione repubblicana che li richiama.
    Ecco perché oggi il PD necessita di una discussione profonda dal basso, partendo dalle giovani generazioni, e non solo, come interpreti più fedeli del pensiero progressista diffuso. Ecco perché il PD non è ancora all’altezza dei maggiori partiti progressisti mondiali, come lo fu Zapatero in Spagna e oggi Hollande in Francia e Obama negli Stati Uniti. Ecco perché un paese non riuscirà a progredire civilmente se si considera il diritto di una minoranza un diritto non prioritario, come se l’interesse generale fosse solo l’interesse della maggior parte dei cittadini e non la somma dei diversi interessi legittimi.  Perché va da se che non ci vuole molto a capire che, come diceva Pierpaolo Pasolini, “i diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri.” Cara Presidente, sono amministratore comunale in un paese di 3200 abitanti, primo comune in Italia ad aver approvato un atto amministrativo di lotta all’omofobia. Non per questo voto restituirò la tessera, non almeno fino a quando, anche all’interno del pd, incontrerò anche una sola persona disponibile a condividere una battaglia di laicità, solidarietà, equità e giustizia come questa. Una battaglia di sinistra? Non so, certamente una battaglia giusta.

  2. Justin ha detto:

    Gentile Ivan Scalfarotto,

    Quello che scrive nel post in materia di unioni civili non mi risulta corrispondente al vero. All’estero, difatti, vi sono esempi sempre più numerosi di unione civile per tutti, quindi aperta a coppie di qualsiasi composizione sessuale, con stesse conseguenze legali, gli stessi diritti e doveri rispetto al matrimonio.

    Faccio un esempio: la Civil Union dell’Illinois.
    La legge che l’ha istituita, difatti, dice:
    ” ‘Civil union’ means a legal relationship between 2 persons, of either the same or opposite sex, established pursuant to this Act.
    […]
    A party to a civil union is entitled to the same legal obligations, responsibilities, protections, and benefits as are afforded or recognized by the law of Illinois to spouses, whether they derive from statute, administrative rule, policy, common law, or any other source of civil or criminal law”.

    http://www.ilga.gov/legislation/publicacts/96/PDF/096-1513.pdf

    Come può leggere, stessi diritti e doveri.

    Ai contraenti, etero ed omosessuali, della Civil Union dell’Illinois mancano unicamente i benefici legali che l’amministrazione nazionale Usa riconosce ai matrimoni uomo-donna, ma questo -per effetto del Federal Defense of Marriage Act in vigore negli Stati Uniti dal lontano 1996- accadrebbe anche in caso di matrimoni dello stesso sesso (due uomini o due donne uniti in matrimonio dallo Stato dell’Illinois sarebbero comunque esclusi da tali benefici).

    Ad ogni modo concordo al 100 % laddove fa notare che solo e unicamente l’inclusione nel Matrimonio è eguaglianza.

  3. stefano ha detto:

    Ancora a scioccheggiare sui fantomatici modelli stranieri, come se non esistessero italiani con un tedesco anche solo decente che possano seguire i dibattiti transalpini. Nello specifico, vorrei ricordare che ben tre partiti sui quattro rappresentati al Bundestag (contando uno per l’Union) propongono nei loro statuti di riformare l’attuale legge sulle unioni civili, zoppicante e umiliante sul versante fiscale, proponendo l’ampliamento del matrimonio civile a tutte le coppie. Arriveremo al modello tedesco qundo pure i tedeschi lo avranno superato ? (hanno elezioni il prossimo anno, a proposito, con pessime proiezioni per l’attuale coalizione schwartz-gelb).

  4. Franco ha detto:

    Le unioni civili, pacs o dico sono aberrazioni umane oltre che giuridiche. L’unica via logica e di una banalità sconvolgente è proprio quella che dici tu Ivan, il matrimonio per tutti quelli che vi vogliano accedere. Chi non voule “impegnarsi” nel matrimonio, per fortuna, se vuole può già stare insieme. le vie di mezzo sono porcate. le vie di mezzo sono proprie dei democristiani…(ca va sans dire)
    E anche per le adozioni non si discuta più. non c’e’ bisogno di fare nessuna legge. Esteso il matrimonio a tutti, poi, la coppia o il single che vuole adottare verrà valutato caso per caso nelle sue peculiarità, esattamente come già avviene, avendo come unico interesse il benessere psico-fisico del bambino.
    Chi vuole una cosa diversa da questa, sia onesto, si guardi dentro e si ritroverà speculatore di voti o ritorni elettorali facili, oppure in necessità di cure psicologiche perchè ha probabilmente conti aperti con il proprio passato o con vetuste e malsane ideologie.
    Punto.

  5. ilfidanzatodimark ha detto:

    Letto oggi il pippone di Zagrebelski sulla Stampa? Comunque a mio avviso la soluzione potrebbe essere fare come mi pare facessero i Romani antichi: 7 livelli di “unione”, da quella “così così” e senza molto impegno fino a quella sigillata dalla benedizione del Pontifex Maximus che se provavi a romperla finivi malissimo! E se solo quest’ultima (riservata ovviamente solo a coppie etero, così sono tutti contenti) la vogliamo chiamare “matrimonio” e le altre no, voglio vedere quanti matrimoni si faranno in Italia :^)!

  6. Edoardo ha detto:

    “Le coppie etero e omosessuali devono avere gli stessi diritti: proponiamo il pieno riconoscimento giuridico e sociale delle unioni civili per coppie omosessuali e non.” Non sanno nemmeno scrivere. Si dice ‘omosessuali e no’, come il libro di Vittorini ancora comunista ‘Uomini e no’. Li rispedirei al liceo, magari a sentire Zagrebelsky, che oggi s’è sgonfiato completamente, da quel pallone morale che era. Retrogrado, regressista. Anche i laici possono essere contro il matrimonio gay, dice. Bella scoperta! La mia è migliore. Ho scoperto che l’illuminista di Libertà e giustizia è una luminaria da festa di paese. Il che non era scontato. Ma tant’è… Con questa gente non farà mai giorno.

  7. […] precedenza un altro testo sui diritti degli individui: furono in molti però a criticare la scelta. Tra le voci critiche quella del vicepresidente Ivan Scalfarotto, di idee diametralmente opposte rispetto a […]