1 Febbraio 2012

La soap opera delle primarie a Palermo

Appunti

Il partito occupa una bella fetta del mio tempo, per cui mi considero mediamente più informato sulle vicende politiche della media degli italiani. Eppure devo confessare che ho praticamente perso il filo della vicenda della scelta del nostro candidato per le elezioni a Palermo: una trama che nemmeno una soap opera, anzi peggio, dato che nelle soap operas ti fanno continuamente il riassunto delle puntate precedenti. Primarie, non primarie, Borsellino, Orlando, IdV ci sta, IdV non ci sta, SeL, Cracolici, Lumia… Boh. A me pare che l’origine della confusione stia molto a monte, nella scelta gravissima di accostare il PD a Lombardo che ha introdotto un seme venefico e ha toccato in profondità il legame di fiducia tra il partito e i cittadini siciliani. A parte questo, a me pare che la cosa più saggia da fare sia di ridare la parola ai nostri elettori. L’unità di facciata non è sempre una risorsa e anche ovemai l’unità si costruisse su un nome specchiato come quello di Rita Borsellino non ci sarebbe nulla di male a passarla per le primarie: tanto per confermarla come candidata popolare e non come la risultante finale di un casino durato dei mesi.

Una risposta a “La soap opera delle primarie a Palermo”

  1. Caterina ha detto:

    A me sembra che il PD non abbia nessun piano per la Sicilia.
    Abbiamo ‘rischiato’ di abbattere il governo Berlusconi proprio in Sicilia, a causa di una frattura tra PDL/MpA. E questo, ahime’, non certo grazie ad un lavoro certosino delle opposizioni, ma per uno scontro di clientele tra la parte orientale ed occidentale dell’isola.
    In quel caso, quando il PD ha deciso di offrire una stampella a Lombardo, le sue valutazioni hanno avuto forse a che fare con la capacita’ di guidare il paese, non certo con lo stato di salute dell’isola.
    Ci si aspetta di vincere in Sicilia cosi’? O forse ci si aspetta di vincere appoggiando Latteri e non la Borsellino alle primarie?
    Non intendo fare del facile moralismo, ma a me pare che, quando si e’ lontani dalla gestione della cosa pubblica al punto da non riuscire neanche a ‘sporcarsi le mani’, forse e’ il caso di mettere a punto una strategia diversa che miri dritto al cuore dei siciliani onesti.
    Chiaro, gli obiettivi politici dei partiti sono di breve e medio termine e puntano alla rielezione. Ma senza un piano di lungo periodo e lontano dal centro nevralgico degli interessi dell’isola, il PD non ha nessuna chance di vincere (a meno che non si consideri una vittoria il c.a. 18% di un candidato come Burtone contro il c.a. 55% di Stancanelli alle comunali del 2008 a Catania…).
    E’ evidente che non si vince in Sicilia senza un piano di lungo periodo. Ed e’, purtroppo evidente che il PD si comporta come un partito che sa di perdere le elezioni: non e’ mai ambizioso, mai veramente schierato.
    In termini di popolazione, la Sicilia da sola conta come il quarto partito d’Italia. E continua a votare alla bulgara per una destra corrotta e mafiosa. Non e’ forse una partita che vale la pena di essere giocata con coraggio e ambizione?
    La Sicilia sara’ pure la terra del ‘movimento dei forconi’, ma non e’ solo questo. Certo, bisogna decidere quali voti perdere, bisogna decidere di non volere rappresentare il ‘popolo degli abusivi e dei condonati’, quello delle clientele.
    A me la scelta sembra facile e obbligata.