22 Gennaio 2012

Alesina e Giavazzi sull’articolo 18

Giovani, Lavoro, Lavoro precario

L’impeccabile articolo di Giavazzi e Alesina sulla prima pagina Corriere di oggi.

11 risposte a “Alesina e Giavazzi sull’articolo 18”

  1. Mr Vektriol ha detto:

    Gentile Scalfarotto, prima la beatificazione in vita di Ichino. Adesso l’impeccabilità di Giavazzi e Alesina.Non mi ci riconosco e neppure m’interessa una discussione che porterebbe a un tedioso non sequitur. Avevo cominciato a leggere il suo blog soprattutto per questioni di diritti civili, ma vedo che il suo segretario deve essere attirato in un’imboscata per farsi vedere con qualche gay, in compenso sposa (e lei, gentile Sacalfarotto, con lui) una linea economica che definire sanguinaria mi sembra un gentile eufemismo. Quindi come non voterò più PD (l’ultima volta mi sono cuccato Bindi!), così non leggerò più il suo blog,non per una vendetta paranoica, ma semplicemente perché Ars longa, vita brevis,diceva Marziale, e mi deprime veramente troppo il PD attuale

  2. Daniele ha detto:

    Già. Che bisogno abbiamo in Italia di un partito di destra se abbiamo il PD?
    E dire che mi ero iscritto al PD ai tempi delle primarie e che mi ero fatto il culo a sostenere la mozione Marino.
    Alla prossima riunione di Partito salgo sul palco e strappo la tessera.
    Cialtroni.

  3. scalpha ha detto:

    Caro Daniele, devi essere stato parecchio distratto: la Mozione Marino ha espresso e sostenuto la candidatura del Professor Ichino, eletto nelle nostre liste in Assemblea Nazionale.

  4. Francesco ha detto:

    mentre Monti continua a parlare di art. 18 come un non taboo, si permette agli autotrasportatori di fare una protesta “cilena”, senza che la polizia si muova per togliere i blocchi, si permette alla mafia di bloccare una regione, senza che la polizia faccia niente, e ai taxisti di impedire ai colleghi di lavorare. l’avessero fatto gli operai di Pomigliano avrebbero mandato i celerini da Padova

  5. Daniele ha detto:

    Caro Scalfarotto,
    la tua risposta mi ha definitivamente persuaso della scarsa qualità della dirigenza di questo disgraziato partito che è stato il mio.

    Guarda che il problema non è se io sia distratto o meno e se abbia preso un abbaglio o meno con la mozione Marino: se è per questo, di abbagli certamente ne ho presi, tant’è che ti ho votato e fatto votare alle scorse Europee (ricordo un incontro al teatro Litta con te e la Serracchiani, altro bluff pieno di niente), non sapendo di dare il mio voto ad un liberista d’accatto con 30 anni di ritardo.

    Il problema su cui dovresti interrogarti è invece: perchè coloro che sono stati attivi sostenitori del tuo partito hanno parole così critiche (eufemismo: in realtà sono incazzati come delle biscie)?

    Già, perchè le misure che ha varato il governo Monti, così entusiasticamente sostenute dal PD, hanno colpito quasi esclusivamente la base elettorale del PD stesso: lavoratori anziani a reddito fisso che si trovano il reddito falcidiato da un aumento di pressione fiscale, pensione ridotta significativamente ed aumento abnorme dell’età pensionabile. E con il lavaggio del cervello sulle “baby pensioni”, si sono criminalizzati lavoratori che magari hanno versato contributi per 35 anni, e che si ritrovano a doverne versare ancora per altri 12, arrivando sinanche a 47 anni di contributi.

    Questo se sono fortunati. Perchè dopo lo smantellamento dell’art. 18 che il pensiero unico cui appartieni sta imponendo, quel lavoratore che ha iniziato a versare contributi a 20 anni e dopo 35 anni di versamenti, potrà essere licenziato a costo zero per l’azienda. Poi mi spieghi quale azienda sarà disposta ad assumere un 55 o 60-enne, e come farà questo derelitto a giungere ai fatidici 67 anni per la pensione.

    Ichino, dici. Ma non mi sembra che le posizioni di Ichino fossero quelle bieche che emergono dall’articolo da macelleria sociale della magnifica coppia Alesina-Giavazzi che tanto ti entusiasma. Il problema di Ichino, tuo e della dirigenza del PD è quello di credere che l’attuale governo di “tecnici” e gli attuali rapporti di forza consentiranno mai una riforma del lavoro come quella prospettata da Ichino. Che non ha mai sostenuto che i diritti da riconoscere agli attuali precari fossero da ottenere massacrando i diritti degli altri lavoratori. Che una becera propaganda vuol far passare come dei “privilegiati”. Già, sarebbe come sostenere che le coppie etero hanno dei “privilegi” e che per concedere maggiori diritti alle coppie omosessuali ciò possa avvenire solo a scapito delle coppie etero.

    Caro, capisci perchè il problema non è la mia distrazione, ma la capacità di rappresentare gli interessi della propria base elettorale. Ma probabilmente non hai la più pallida idea dei bisogni di coloro che dovresti rappresentare. E quel che è peggio, che è l’intera attuale dirigenza del PD a non avere uno straccio di idea di quali siano gli interessi della propria base elettorale.

  6. scalpha ha detto:

    Caro Daniele, io credo di rappresentare benissimo la mia base elettorale non turlupinandola come è stato fatto per decenni. Non sono certo io che ho consentito che 4 milioni di giovani lavorassero in Italia senza alcun diritto (malattia, ferie, maternità). Quello che con Alesina, Giavazzi e Ichino chiedo oggi è che a queste persone non solo non sia applicata la deregulation (quella che subiscono per colpe non certo di Ichino) ma che siano loro riconosciuti i diritti fondamentali che non hanno. Più regole, quindi e non meno. Tra questi diritti non quello della inamovibilità, ma certamente quello di poter lavorare con la dignità che il lavoro merita quando lavorano (un contratto vero, e diritti veri propri di un contratto di lavoro vero) e di essere protetti adeguatamente tra un lavoro e l’altro. In aggiunta, si cerca di fare in modo che si creino sempre più posti di lavoro, perché – come saprai – diventa sempre più difficile tenere in piedi aziende decotte con denaro pubblico come si è fatto per decenni e come qualcuno (più in linea con il mio elettorato di me, immagino) sostiene mentendo di poter continuare a fare.
    Dare la colpa a me della macelleria sociale mi pare veramente ingenuo. Potresti provare a pensare a chi per esempio propone di aumentare il costo dei contratti precari (gli stessi che propongono di tassare di più gli autonomi) senza capire che un sacco di precari sono lavoratori (falsamente) autonomi e che un costo maggiore dei loro contratti si risolverà solo in un minor netto in busta paga per i precari. Vedi, mio caro, la differenza è che io i miei elettori non li prendo per i fondelli e cerco di pensare a come fare, in questo mondo, che non è quello del 1970, ad assicurare per loro condizioni di vita degne di un paese civile. Cuccagna per tutti è un ottimo programma, per chi ci crede. Come sappiamo, c’è sempre qualche venditore di sogni sul mercato e in Italia vanno sempre alla grande. Auguri.

  7. Daniele ha detto:

    Caro Scalpha,
    davvero non so se scrivi così in mala fede o per banale furia ideologica. Di grazia, puoi spiegare a me ragazzo di campagna cosa c’entra l’art.18 con il mantenere in vita aziende decotte?
    E questa cosa, sostenuta da Alesina-Giavazzi, che sia l’art. 18 a frenare la crescita delle aziende è una cosa del tutto ideologica e senza alcun riscontro nei fatti. E l’altro turcchetto biecho è qello di volerlo smantellare in nome della dfiesa del lavoro precario.
    L’art. 18 semplicemente impedisce di licenziare senza giusta causa, ad capocchiam, che se l’art.18 impedisse di licenziare comunque in questo momento non avremmo milioni di disoccupati.
    L’accanirsi contro l’art. 18 è una vera e propria battaglia ideologica, e che sia sostenuta dai giornali del satrapo brianzolo passi (oggi titolano a proposito dell’art.18: “Finalmente il governo ne fa una giusta”) ma che sia sostenuto dal PD mi sembra inconcepibile.
    Ma forse hai ragione: tu rappresenti perfettamente i tuoi elettori e forse finalmente riesco a vederti per quello che sei: un dirigente HR che vede i problemi del lavoro dal lato padronale. Ok, buon lavoro.

  8. scalpha ha detto:

    Daniele, anche in campagna immagino sia reperibile il testo dell’articolo 18. Bene: leggiamolo insieme. L’articolo 18 non si applica solo ai licenziamenti ad capocchiam (giusta causa), si applica anche a quelli economici (giustificato motivo). Ichino vuole allargare l’articolo 18 a tutti per la giusta causa (anche ai precari che oggi possono essere licenziati anche per puro capriccio e che se si applicassero le proposte Ichino sarebbero finalmente protetti dal sopruso) e abrogare solo la parte di articolo 18 legata ai licenziamenti economici, stabilendo una rete di protezione efficace per questi casi a partire dal fatto che si sarebbe assunti con un vero contratto e non con contratti farlocchi. Molto meglio di oggi, ti assicuro. Ah, e non dimentichiamo che queste innovazioni si applicherebbero solo ai nuovi ingressi, lasciando intatti i contratti già esistenti.
    PS: Hai ragione che sono un dirigente HR, è per questo che parlo sapendo quello che dico.

  9. Daniele ha detto:

    Caro Scalpha,
    confermo: qui in campagna è reperibile l’art. 18 e, voglio strafare, anche la legge 15 luglio 1966, n.604 che forse chiarisce ancora meglio dell’art. 18 quello di cui si sta discutendo. Ma non sono un giuslavorista e non voglio imbarcarmi in una disquisizione giuridica.

    Te la dico così: io non so quale razza di straw man ti sei costruito leggendo i miei interventi. Ti comunico che sei completamente fuori strada. Guarda che io non ho mai attaccato l’approccio e le proposte di Ichino, così come non ho mai sostenuto che occorre aumentare le tasse sugli autonomi e mantenere in vita le aziende decotte: quelle argomentazioni te le sai inventate tu rivolgendoti non so a quali interlocutori immaginari.

    Quello che tentavo di dirti è che gli intenti dei tuoi beniamini Alesina-Giavazzi sono molto distanti dalle buone intenzioni di Ichino e che quello che sarà aberrante sono i provvedimenti che usciranno da un parlamento come quello attuale, ancora dominato dagli scilipoti, sacconi, brunetta e becerume elencando. Guarda che l’attuale porcellum è “ispirato” da una legge di una giunta di sinistra come quella della Regione Toscana. Guarda che le attuali leggi-capestro sulla flessibilità del lavoro precario sono l’evoluzione delle prime leggi introdotte dal ministro di centro-sinistra Treu. E così via. Potrei elencarti decine di esempi di leggi nate con le migliori intenzioni e che si sono rivelate delle sciagure. Il diavolo è nei dettagli, ovviamente.

    Te ne dico uno di dettaglio. Basta che non venga specificato che la nuova normativa si applica solo ai nuovi ingressi che la macelleria sociale è bella che pronta. Con lavoratori che sono stati spremuti magari per 35 anni da un’azienda e che vengono espulsi sulla soglia dei 60 anni dalle aziende per cui hanno dato i migliori anni della loro vita. Che vengono mandati a casa con un indennizzo più o meno simbolico (altro dettaglio) e magari sostenuti da un’indennità di disoccupazione ridicola (ulteriore dettaglio).

    Come certamente saprai, se una azienda vuole liberarsi di un lavoratore indesiderato ha 1000 modi per farlo. Il più semplice dei quali è trovare una adeguata liquidazione: se si offrono 12 mensilità difficilmente il lavoratore accetterà. Se se ne offrono 36 parecchi accetteranno, se se ne offrono 48 la stragrande maggioranza toglierà il disturbo e se si offre un numero di mensilità tali da arrivare alla pensione non c’è lavoratore che non accetterà di togliersi dagli zebedei. Già, stiamo parlando biecamente si soldi.

    Certo che per un funzionario HR è molto più semplice che vi sia una legge che stabilisca per legge che ti puoi liberare di chiunque con un certo numero di mensilità (il più modico possibile, mi raccomando). E capisco perchè tu sia così interessato alla cosa. Sicuro di non essere in conflitto di interessi?

    Ma qui occorre capire se e come porre un freno alla avidità delle aziende. Quella per cui lavoro non è in crisi, anzi. Ma si è prefissa di distribuire 20 dollari per share, pari a circa il 20% di PTI. Che è un’enormità. Questi sono i suoi obiettivi e passerebbe sopra tutto e tutti per realizzare tale profitto. Ma questi obiettivi sono compatibili con le esigenze sociali? I lavoratori possono essere usati, sfruttati nel periodo di massima produttività e gettati via come vecchie ciabatte? E’ ovvio che un lavoratore a 60 anni possa essere meno produttivo ed abbia meno energie, anche intellettuali e/o di motivazione rispetto ad uno di 30 o 40 anni. Però a quei lavoratori abbiamo allungato l’età pensionabile Come risolviamo il problema? Aspetto una tua proposta (o della coppia Alesina-Giavazzi) in stile Soylent Green.

    Facciamo così: stiamo a vedere cosa tirano fuori i tuoi amati professori (chè l’art. 18 è certo che verrà smantellato, considerando il pensiero unico che ormai si è imposto). Se passano le proposte Ichino ti chiedo scusa sin da ora ed avrai tutta la mia ammirazione per l’eccellente battaglia condotta e vinta. Ma se l’implementazione che ne farà questo governo (che sta turlupinando sopratutto la base elettorale del PD) sarà all’insegna del licenziamento facile per tutti a prezzi d’occasione sia tu a chiedere scusa agli elettori del PD. E ti dimetterai da vicepresidente del partito. Ok?

  10. scalpha ha detto:

    Ahahah, e da cosa di dimetti tu se perdi? No, scherzi a parte, guarda: il giuslavorista è Ichino, Giavazzi e Alesina sono due economisti. Straw man o no, mi pare che qui la confusione continui a regnare sovrana. Comunque: se ci accordiamo sulle tesi di Ichino (e cioè flexsecurity senza articolo 18 per i nuovi entrati) per me va benissimo. Saluti.

  11. Francesco ha detto:

    bello scambio tra il liberista Scalfarotto ed una persona che giustamente teme che il liberismo sia un concetto giusto solo quando si tratta di metterlo in quel posto ai lavoratori ma mai al contrario