3 Dicembre 2011

Equità, rigore, crescita

Appunti

Aspettiamo dunque questa manovra. Io mi aspetto soprattutto che sia equa, che ripartisca cioè gli inevitabili sacrifici in modo equo, colpendo di più chi può dare di più e chi non ha mai pagato. Non mi aspetto però che ci possano essere categorie o singoli sottratti al sacrificio, e faremmo tutti bene ad essere preparati a questo. Lo dico perché in giro vedo già un sacco di demagogia e l’inconsapevolezza tutta italiana, non sempre in buona fede, dell’ineluttabile collegamento tra i destini economici di un paese e quello dei suoi abitanti. Vivere in un paese ricco significa essere mediamente ricchi, e viceversa se si abita in un paese povero: ti aspetti più facilmente di vedere uno svedese in una casetta a due piani con la Volvo parcheggiata nel giardino che uno del Camerun. Il punto è che per molti anni abbiamo vissuto tutti (chi molto di più chi molto di meno, certo, e qui torna l’esigenza di equità) al di sopra delle possibilità del nostro paese, tenuto conto che il paese produceva tanto ma poi doveva anche sopportarsi il peso di un’evasione fiscale di dimensioni monstre, una buona parte di pil prodotto da attività sommerse o addirittura criminose, e un livello di corruzione e di clientela da repubblica delle banane. Ecco, tutto questo ora è finito e sarà bene cominciare tutti a pensare che siamo cittadini di un paese più povero e quindi tutti, senza eccezioni, un po’ più poveri (sempre ricordando che ciò sarà accettabile solo se accadrà in maniera equa). Saremo tutti un po’ più poveri anche perché uno stato che spreca meno è anche uno stato in cui ci sono meno rendite di posizione, meno raccomandazioni (e quindi meno raccomandati), meno sprechi e quindi una maggiore attenzione ai destinatari degli aiuti statali, minor assistenzialismo e una maggior richiesta ai cittadini di far fruttare gli aiuti ricevuti dalla collettività. Insomma, ciascuno di noi potrà appoggiarsi in modo meno spensierato di un tempo (il tempo in cui ci indebitavamo per il 120% rispetto alla ricchezza prodotta e spendevamo in genere più di ciò che incassavamo) alle risorse pubbliche che andranno dunque destinate a chi davvero ne ha necessità e non può organizzarsi sulle proprie forze. Non è colpa di Monti, è colpa di tutti noi (chi molto di più, chi molto di meno). Detto questo, c’è un’altra cosa che mi aspetto dalla manovra: buone idee per ripartire. Questo paese ha un sacco di doti: inventiva, talento, coraggio. La manovra avrà un senso se oltre a farci tutti temporaneamente un po’ più poveri ci darà gli strumenti per ricostruire a partire da ciò che c’è di buono, facendo fuori proprio le rendite di posizione e premiando i comportamenti virtuosi. Monti ha detto: rigore, equità, crescita. Se ci saranno tutti e tre gli ingredienti io credo avrà mantenuto la parola e tenuto fede al suo mandato.

2 risposte a “Equità, rigore, crescita”

  1. Sandro ha detto:

    Ho scritto anche io le mie impressioni sulle tre parole d’ordine del nuovo governo.
    Le condivido 😉 Ciao.
    http://piazzaverdi.blogspot.com/2011/12/rigore-crescita-equita.html

  2. francesco ha detto:

    non è stata particolarmente equa, soprattutto non ha colpito chi si poteva colpire…. non parlo dei “grandi patrimoni”, che è una cosa più facile a dirsi che a farsi, ma parlo di una bel progetto di lotta all’evasione, che non è la tracciabilità ma è sbattere in galera 20 anni chi non paga le tasse. come si fa in America, non in Cina. e i pensionati da 1.100 euro al mese, gli operai che vedono allontanarsi la pensione…. lasciamo perdere Ivan, lasciamo perdere….