17 Novembre 2011

Il Dottor Passera

Appunti

Il primo pensiero quando oggi il Professor Monti ha letto la lista dei ministri: lo avete registrato? Tipo: “E questo chi è?”, oppure “Però. Tutti dottori e professori e generali e ambasciatori ma nemmeno un ‘onorevole dottore’ o un ‘senatore avvocato'”, oppure ancora: “Capperi, un ministro della difesa con la divisa”. Ognuno avrà pensato una cosa e sarebbe divertente sapere cosa avete pensato voi.

Io ho pensato a molti anni fa, quando tra il 1995 e il 1998 ho fatto il funzionario di prima nomina al Banco Ambrosiano Veneto e a un certo punto in banca si venne a sapere che cambiava l’Amministratore Delegato perché sarebbe arrivato Passera, anzi: il Dottor Passera. Fu un ciclone. Innanzi tutto mi ricordo che assunse un nuovo capo del personale, che poi era il capo del mio capo e quindi mi riguardava da vicino. E sostituì il (senza offesa) vecchio trombone che c’era prima con un tipo di sì e no di 40 anni, coi capelli ricci, che stava in maniche di camicia e voleva convincere le stesse segretarie di quello di prima a chiamarlo per nome (senza nessun successo, manco a dirlo). Oggi è il mio caro amico Omar Lodesani, che a un certo punto si è trovato pure lui a lavorare in Russia mentre c’ero anch’io, ma all’epoca mi pareva (e non solo a me) assolutamente un ufo.

E poi Passera portò con sé come direttore commerciale Victor Massiah, che oggi fa l’AD di Ubi Banca ma all’epoca aveva tipo 36 anni, e cambiarono l’intera struttura della banca passando da un approccio per prodotto a un approccio per cliente. Sembra una scemenza oggi ma all’epoca era una cosa rivoluzionaria: prima si entrava in banca e c’era quello dei mutui e quello delle carte di credito e quello dei bonifici e quello del portafoglio titoli. Così il povero cliente se aveva bisogno di tre cose doveva andare a parlare con tre persone che sapevano tutto del prodotto ma nulla di chi gli stava davanti. Invece Massiah e Passera furono tra i primi (o forse i primi) a introdurre l’idea che il bancario dovesse conoscere molto bene il suo cliente (e il suo segmento di clientela) e che il cliente dovesse avere un solo punto di riferimento quando entrava in banca. Poi addirittura – scandalo degli scandali per il formalissimo mondo bancario italiano – cominciammo a regalare un cellulare a quelli che si aprivano un conto corrente e il nostro piccolo Ambroveneto in quel periodo aveva letteralmente le file di nuovi clienti fuori dalle filiali.

Poi ci fu la fusione con Cariplo, la nascita di Banca Intesa e Passera se ne andò alle poste dove io, osservandolo da lontano, gli vidi fare gli stessi sfracelli che aveva fatto da noi. Peraltro portandosi dietro una squadra di persone selezionate secondo un criterio molto semplice: solo dei matti completi potevano lasciare dei lavori a quell’epoca sicuri per seguire uno più matto di loro che non gli diceva di essere Napoleone Bonaparte ma quasi: sosteneva che avrebbe cambiato pelle alle Poste, fino ad allora luogo simbolo dell’inefficienza, della demotivazione e della burocrazia. Per un lungo periodo ho pensato che la mia massima aspirazione professionale sarebbe stata appunto quella di essere assunto da un visionario più o meno di quel livello.

Poi m’è andata bene lo stesso: sono andato a lavorare per gli americani, prima in Italia, poi all’estero e Passera non l’ho più tanto seguito con i miei occhi di HR ma solo leggendo i giornali e non mi pare sia rimasto nel frattempo con le mani in mano. Così quando oggi il Presidente del Consiglio ha pronunziato il suo nome sono tornato a quindici anni fa e ho pensato che se farà nel suo nuovo lavoro anche la metà delle cose che gli ho visto fare io, beh, ne vedremo delle belle. Buon lavoro, dottor Passera.

12 risposte a “Il Dottor Passera”

  1. Lorenza Cappanera ha detto:

    Gentile Ivan, il tuo articolo non e’ chiarissimo. Dapprima spieghi quanto ha fatto Passera in Banco Ambrosino con le sue nuove tecniche, e per me che non so niente di banca, puo’ essere una strategia come un’ altra, adottata da lui e dal suo team di ” giovani pazzi” , se la devo capire come la dici tu. Solo dopoaffermi che egli aveva compiuto degli sfracelli. In che senso scusa? E che cosa fece in Poste Italiane poi? Perche’ ora le poste funzionano sicuramente meglio e i servizi sono piu’ che buoni, direi meglio di certe banche, almeno qui da noi.
    Grazie e buona giornata

  2. Luigi ha detto:

    … intende “sfracelli” in senso positivo. Ha adottato nelle poste la stessa mentalità e modo di agire che lo avevano portato al successo nei lavori precedenti.

  3. Robiciattola ha detto:

    però non si capisce. sembra positivo, ma poi parli di sfracelli… mi chiarisci?

  4. Robiciattola ha detto:

    ok ok, non avevo letto i commenti. ma comunque da quando in qua sfracelli ha un’accezione positiva????????

  5. marcella ha detto:

    Sfracelli non ha mai un’accezione positiva, qui è volutamente destabilizzante, almeno credo.
    Credo che Ivan abbia scelto il termine calandosi nei panni di chi ha lavorato con lui: i suoi enormi cambiamenti sfracellavano l’esistente senza sapere a cosa avrebbero portato. Che poi abbiano funzionato l’hanno scoperto solo dopo. Speriamo funzioni anche per noi, e che la persona sia messa al centro, non l’interesse delle banche.
    In bocca al lupo davvero.

  6. Sandra Savaglio ha detto:

    Sono d’accordo, questo post e’ un po’ ambiguo. Abbiamo tutti tanto da fare e leggiamo sempre di fretta. Meglio essere chiari in un momento cosi’ importante.

    Ivan, da quello che dici sembra che la scelta sia azzeccata. Sono STRAFELICE.

  7. scalpha ha detto:

    Penso si capisca benissimo dal contesto e dal tono generale del post che “sfracelli” qui è usato in un’accezione non solo positiva ma positivissima.

  8. Lorenza Cappanera ha detto:

    Beh…. sarebbe giusto chiarire, perche’ il suo post sta girando su facebook e vi assicuro che i commenti non sono ottimi su Passera. Non tutti vanno alla fonte e fanno come noi. Di questi tempi direi che di tutto ha bisogno il nuovo governo fuorche’ di cattive notizie .

  9. scalpha ha detto:

    Lorenza, ma se mi sono quasi preoccupato di essere agiografico… secondo me il post è molto chiaro: fare “sfracelli” alle poste antiquate e paludose quali erano era quello che si doveva fare, e Passera lo ha fatto. L’innovazione non accade in certi contesti senza “sfracelli”, ma non tutti hanno il coraggio per farli. Passera quel coraggio ce l’ha, ed è questo il senso del post. Chi non lo capisce non lo vuole capire, io credo.

  10. Federica ha detto:

    A me l’uso azzeccatissimo della parola “sfracelli”, forte e dinamica quanto mai, ha ricordato un termine molto noto a chi si occupa di marketing. La parola e’ Disruption: indica la creatività che rompe le convenzioni; obiettivo assoluto per tutti quelli che, come me, ci lavorano.
    In italiano verrebbe tradotta con Disfacimento. Ma se “disfare e distruggere” significa poi ricostruire come descrive perfettamente questo post… Beh. Magari.

  11. Quegli attimi, tanto veloci quanto intensi, immediatamente successivi alle dimissioni dell’ormai ex Presidente del Consiglio, sembrano ormai distanti, a tal punto da smarrirsi nella memoria della storia contemporanea italiana…
    http://generazioneprecaria.wordpress.com/2011/11/17/tecnicamente-dubbioso/

  12. Francesco ha detto:

    Passera ha lo stesso conflitto di interesse, con dimensioni diverse, che aveva Berlusconi, ma chissà perchè questo va bene……