22 Aprile 2011

Chiudere Firenze

Appunti, Lavoro, Perpetui

Ci sono una montagna di polemiche sull’ordinanza del Sindaco di Firenze che consente ai negozi del centro cittadino di restare aperti il primo maggio. Ho viaggiato tanto in vita mia e città chiuse per festa le ho viste solo da noi: la Milano fantasma di ferragosto o Firenze o Venezia a serrande abbassate al primo maggio sarebbero un nonsenso nel resto del mondo. A Mosca i supermercati sono tutti aperti 24 ore su 24. A Roma provate a cercarvi un panino a mezzanotte.

9 risposte a “Chiudere Firenze”

  1. […] la santificazione del primo maggio. Al di là dell’ottima risposta di Renzi, mi chiedo, come altri si sono chiesti, se Firenze, una delle principali città turistiche del mondo, debba restar chiusa […]

  2. Gianluca Corelli ha detto:

    C’e’ una montagna di polemiche….

    La montagna e’ singolare.

  3. Barbara ha detto:

    Ivan, sarà che sono vecchia, ma io ricordo molto molto bene una Londra con negozi completamente chiusi dal primo pomeriggio di sabato fino alla mattina del lunedì. Che se avevi solo un we da passarci l’unica cosa che riuscivi a vedere, di commerciale, era Portobello. Ed era la swinging London, tempi eroici. Ma nel we potevi morire di noia, o come dice Alberto qui di fronte a me, spararti alle palle. Certo, erano altri tempi, ma noi siamo fermi a quei tempi in molti e diversi modi, quindi anche in questo. E francamente la chiusura totale del commercio il solo I° maggio a me non pare il più scandaloso, per una volta.

  4. Marta ha detto:

    Barbara: Sarà, ma io a Londra ci vivo e (Natale a parte: purtroppo!) nel weekend non c’è più da spararsi. E non vivo a Portobello, tranquilla: vivo a Crystal Palace, colorito sud del fiume. Parliamo del presente, non degli anni ’60 – per piacere.

  5. Gianluca Corelli ha detto:

    Marta ha ragione, ma solo in parte. Nel senso che sbaglia a riferirsi alla Londra degli Anni Sessanta. Non e’ vero che Londra si sia “liberalizzata” dopo gli Anni Sessanta. Si e’ liberalizzata l’altroieri, una decina d’anni fa, fra polemiche infinite, soprattutto da parte religiosa, perche’ apriva il fine settimana al consumismo e alla commercializzazione, invece che al riposo, alla vita familiare, alla Messa, agli incontri fra amici e parenti, come invece succede ancora in Italia.
    Oggi in Inghilterra, un paese ossessionato dal comsumerismo che lo ha portato all’attuale bancarotta, si passano i Week End nei mega-centri commerciali, con i bambini che mangiano in mega-Macdonalds e visitano centinaia di shops dove si compera poco, ma ci si distrae con lo window-shopping, si respira aria condizionata, ci si pesta i piedi nella calca e poi si rimonta in macchina per una lunga coda in autostrade sempre intasate per un “felice” rientro a casa affaticati e intossicati per mangiare qualcosa cucinato al microwave prima di sfondarsi davanti alla televisione con birre, coca-cole e patatine fritte per vedersi East Enders, quel popolarissimo programma televisivo dove la gente ha sempre e solo problemi, s’incazza con tutti e con il mondo e affoga i dispiaceri in un boccale di birra, al pub, dove la scazzotata e’ sempre pronta a scoppiare, come nei film western di John Wayne.

    E tutte le Chiese d’Inghilterra, unanimi, condannano la degenerazione recente di questo tipo di sempre piu’ diffusa “vita sociale” britannica.

    Vivere a Londra da qualche anno e parlarne da “esperti” e’ alquanto presuntuoso.

    E per fare la pipi non ci sono i “vespasiani”, ma bisogna spendere un “penny”, cioe’ circa 5 sterline di consumazione obbligatorio per accedere alle toilettes dei Bar e dei Pub.

    “Toilettes are for customers only”, in England.

  6. Marta ha detto:

    Gianluca: Ho detto che l’Inghilterra si è “liberalizzata” dopo gli anni ’60 (cronolgicamente dopo, dato il commento di Barbara), non necesariamente “subito dopo” o “grazie agli”. 🙂 Giusto per precisare.

    Quanto alle “toilets for customers only”: sì e no. I bagni pubblici di Leicester Square (per fare un esempio eclatante) sono – mi pare – a pagamento di BEN 30 pence (mezz’euro): ma sono utilizzabili. Per contro, nelle toilette di un ristorante medio milanese non c’è carta igienica…

  7. RO:DO ha detto:

    Ci sono feste laiche e feste cristiane.Renzi e’ coerente.Ma Ivan un poco meno.

  8. Gabriele ha detto:

    Bravo Renzi!
    Poi chi vorrà aprire il proprio negozio sceglierà di aprirlo, chi vorrà “santificare le feste”, laiche o meno, lo terrà chiuso. Semplice e indolore, non capisco le polemiche, mi sembra la cosa più logica da fare.

  9. Gianluca Corelli ha detto:

    @ Marta:

    Per Piccadilly e Leicester Square passano circa un milione di persone al giorno.
    Se gli togli anche quei miserabili e puzzolenti cessi sotterranei pieni di graffiti di omosessuali un po’ porcaccioni che ti promettono meravigliosi lavoretti di bocca e che nessuno si sogna di cancellare perche’ fanno parte del folklore urbano, finirebbe il turismo commercialissimo che tiene in piedi il “centro-citta’”. Senza i cessi di Leicester Square, infatti, centinaia di migliaia di pisciate al giorno verrebbe versate sui muri negli angoli delle strade e creerebbero un allarme igienico come quello ricordato dagli Annali come “Il Grande Tanfo di Londra”. Un tanfo tale che nel secolo scorso costrinse i membri del Parlamento, che non potevano “lavorare” in mezzo a quel puzzo insopportabile che saliva da un Tamigi dove tre milioni di persone scaricavano tonnellate di sterco e piscio a cielo aperto senza un pelo di sistema fognario (quello che gli avevano lasciato i Romani 2000 anni prima non era piu’ sufficiente), a varare quel grandioso progetto fognario finanziato con lo schiavismo imperial/coloniale che permette ancora oggi a Londra di non fare la figura che fa Calcutta nelle zone dove non vivono i Maharajah, ma dove sopravvivono quelli che sono rimasti intoccabili non ostante l’India venga riconosciuta come la piu’ “grande” democrazia del mondo.
    (Scusate l’off topic, ma cosa c’e’ di democratico in india?)

    Tre anni fa a Londra ci fu una grande campagna per cercare di risolvere il problema del “piscio ricreativo del fine settimana”, quando decine di migliaia di giovani gaudenti, usciti sbronzi da pubs, discoteche e night clubs, nell’attesa di bus notturni, taxi e minicabs (o semplicemente dirigendosi alle macchine per il rientro a casa) decidevano di lasciare una bella innaffiata di distillato di birra sui muri della citta’(donne comprese, come ci fanno vedere tanti bei filmati della BBC in quei bei “servizi” sullo strano modo britannico di divertirsi). Un modo, detto fra parentesi, davvero imbecille per due semplici ragioni: perche’ nessuno si diverte, ma crede di divertirsi; perche’ costa milioni di sterline alla settimana per organizzare nella sola Londra un esercito di duemila infermieri impiegati solo per soccorrere i naufraghi del fine settimana.
    Ecco – dicevo – per risolvere quel problema di decine di migliaia di “pisciate del Venerdi/Sabato sera” sui muri del centro- citta’, le Autorita’ decisero di allestire vespasiani mobili distribuiti un po’ dappertutto per evitare che i turisti di una certa “classe”, tornando nei grandi alberghi lungo il Tamigi dopo il teatro, dovessero zig-zagare tra i rivoli di piscio che rotolavano dagli angoli di ogni viuzza.
    L’esperimento falli’ perche in Inghilterra le tradizioni sono tradizioni ed una bella pisciata sul muro e’ quanto di piu’ deliziosamente trasgressivo un vero suddito della Regina possa fare con intima, grande, autentica, sottile soddisfazione.

    Riguardo al “fatto” che a Milano non trovi carta igenica nei ristorante “medi” (generalizzazione piuttosto denigratoria) posso solo dire che dev’essersi trattato d uno “spiacevole incidente e di una fastidiosa eccezione” (come direbbe un Inglese ben educato dell’alta borghesia di Chelsea sopravvissuta al degrado di “manners” che caratterizza la societa’ britannica contemporanea).

    Se c’e’ un modo perfetto di perdere clienti questo e’ quello di non fargli trovare i cessi in buon ordine (in Italia).
    (In Inghilterra non ci fanno tanto caso).

    Dubito che un Milanese torni a mangiare in un ristorante che non gli fa trovare (mai, o quasi mai) la carta igienica.
    A meno che non sia un gastronomo masochista.
    Si, sono sicuro che dev’essersi trattato di un increscioso episodio di temporanea distrazione.
    Milano non e’ Calcutta e non e’ nemmeno Londra per quanto riguarda standard igienici.
    Chi lo afferma ha un problema personale con la sua citta’ che non puo’ fare testo e “suona” piuttosto pretestuoso.