25 Maggio 2009

Matrimoni per tutti

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simpgaymarriage_v3_300__722Sull’Unità c’è una mia intervista a Paola Natalicchio, a proposito di laicità e matrimoni gay.

Un pizzetto sempre in ordine e un curriculum di ferro: laurea in giurisprudenza, poi una carriera come manager bancario, con qualche anno tra Londra e Mosca. Un’omosessualità dichiarata: il suo compagno si chiama Federico, la loro relazione è alla luce del sole. Un’appartenenza geografica colorita: «pescarese per nascita, foggiano per formazione e milanese per amore», scrive sul suo sito. Ivan Scalfarotto, 44 anni, è uomo del Pd al 100%. Altro che società civile. Vicino ai Ds, nel 2005 ha sfidato Romano Prodi alle primarie dell’Unione. È poi entrato in Assemblea costituente, è stato primo dei non eletti alla Camera in Lombardia e ora è candidato alle elezioni europee nelle liste del Nord-Ovest. Tesserato, appassionato, legato alla maglia: sì. Fedele alla linea: proprio no. Soprattutto su laicità e diritti. La fusione tra Ds e Margherita ha creato da subito un imbarazzo. In pratica di laicità e diritti civili meno si parla meglio è…

«Lo sappiamo dall’inizio. La laicità è per noi la prova del fuoco. Può metterci in crisi. Serve la famosa “sintesi alta” tra le due anime del partito: quella laica e quella cattolica. Però, al posto di discutere in modo aperto delle nostre differenze, abbiamo scelto un’altra strada: rimuovere l’argomento. E siamo arrivati a un paradosso: oggi il presidente Fini dice cose più chiare e più nette di gran parte dei nostri leader. E così il nostro elettorato si disorienta. E, in parte, scappa».

Bussola alla mano, allora, da dove si ricomincia?
«Da un principio semplice: tutto ciò che non crea danno al singolo o a terzi deve essere consentito. Per limitare i diritti servono ragioni molto forti e oggettive».

Traduciamo in un esempio.
«Ce n’è uno che mi sta molto a cuore: il matrimonio tra persone dello stesso genere. Non mi sta bene che due persone dello stesso sesso non possano sposarsi solo perché “storicamente” questo non è mai successo. Fino al 1965 le donne non potevano fare i magistrati. Era “storicamente” così. Però quella era una barbarie. E infatti è stata rimossa».

Non punti troppo in alto? In un Paese come il nostro, non facciamo prima ad accontentarci dei Pacs, dei Dico; insomma delle unioni di fatto? Non bastano?
«No che non bastano. Io sento l’urgenza della parità. Riservare un istituto giuridico minore a una categoria specifica di cittadini, come la comunità Glbt, è una forma di discriminazione, di apartheid».

Un tuffo nel passato remoto: referendum sulla legge 40. Il Pd ancora non c’era. Andò male lo stesso. Non si è mai più tornati veramente su quella battaglia. Impossibile riprovarci adesso?
«Per me è una battaglia ancora vivissima. Per due ragioni, Primo: quella legge è inammissibile, perché mette a rischio la salute delle donne e non consente la diagnosi preimpianto. Secondo: viene costantemente aggirata da chi può permetterselo e va all’estero a fare quello che in Italia è vietato. E noi non possiamo diventare un paese di stranieri in patria».

Passato recente: il caso Englaro. Partito promosso o bocciato?
«Ho apprezzato l’intervento di Ichino al Senato e ho ritenuto che la proposta di Ignazio Marino fosse ottima. Poi però si è dato un segnale pessimo, sostituendo Marino con Dorina Bianchi come capogruppo in Commissione sanità al Senato. Lì si è rotto qualcosa, è avvenuto uno scollamento tra gli elettori e il partito».

Il nuovo segretario Franceschini viene dall’area cattolica. È un problema?
«No. Anzi, potenzialmente è una grande opportunità. Se Franceschini battesse un colpo chiaro sui diritti e sulla laicità, come sta facendo con grande incisività su altri terreni, ci aiuterebbe a convincere l’area “moderata” del partito che questi non sono temi scabrosi».

La linea-Scalfarotto allora è: matrimoni gay, fecondazione e testamento biologico non devono fare paura al Pd.
«La linea è: parliamone. Perché sono questioni che riguardano la vita quotidiana di migliaia di persone. Tra cui buona parte dei nostri elettori. Che iniziano a essere stanchi di aspettare».

3 risposte a “Matrimoni per tutti”

  1. cristiana alicata ha detto:

    Eravamo bellissimi sul giornale e grazie del tenero sms…..che fatica però!

  2. Propio stamattina sono andato a votare e ti ho votato, solo e esnplicemente perchè sei per la liobertà di scelte individuali, ognuno nei limiti delle libertà altrui deve poter scelgliere di vivere e di morire come crede senza essere influenzato dalla morale comune.