24 Maggio 2009

Vote Scalfarotto

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cuffieCi sono un po’ di persone su Facebook che sostengono – giustamente – il fatto che a Strasburgo serve l’inglese: per questo motivo gli animatori di questo gruppo stanno chiedendo ai candidati alle europee di fornire una prova della loro conoscenza della lingua. Penso che si tratti di un’iniziativa meritoria: è vero che durante i lavori d’aula esiste un servizio di traduzione simultanea, ma è vero anche che questo servizio non esiste nelle sale riunioni, nei bar, nei corridoi, negli uffici e nelle stanze nelle quali si chiudono gli accordi, si stringono alleanze, si elaborano le strategie. Credo che questo sia uno dei motivi per cui – tranne qualche meritoria eccezione – la delegazione italiana al parlamento europeo è di fatto estromessa ed emarginata da tutte le cose che contano. Segue il video che ho registrato per il gruppo “A Strasburgo serve l’inglese”: più candidati risponderanno positivamente al loro invito, più speranze avremo di portare in Europa una classe politica diversa dal passato.

13 risposte a “Vote Scalfarotto”

  1. Luciano Pignataro ha detto:

    Scusa la facile battuta, ma non resisto: e se alcuni di loro imparassero almeno l’italiano?

  2. nunzio ha detto:

    Pronto anche per la camera dei Lords! 🙂

  3. nunzio ha detto:

    In proposito, ho scritto una specie di decalogo del candidato su http://www.litaliacelafara.it
    Ti riconosci?

  4. Filippo Zuliani ha detto:

    l’accento molto british e’ fantastico. Come si dice? Naice, veri naice 🙂

  5. Francesco ha detto:

    Mi dispiace dover fare una precisazione un po’ antipatica:
    premesso che l’inglese va saputo, un deputato europeo deve (dovrebbe) sapere anche altre lingue (o almeno capirle). L’europa a 27 non puo’ essere governata da 1 sola lingua (che peraltro è quella di un paese piuttosto restio a impegnarsi decisamente per l’europa)… e comunque l’italiano non e’ ignorato come si potrebbe credere tra i parlamentari europei.
    Saluti

  6. Sergio ha detto:

    Gent.le Ivan Scalfarotto,
    non avendo trovato riferimento nei post precedenti, mi permetto di chiedere la sua posizione sul nucleare e sulla sciagurata, anacronistica ed antieconomica (per un numero schiacciante di economisti) ipotesi d’installare nuove antidiluviane (la tecnologia è obsoleta da qualche decina d’anni) centrali.
    Grazie
    Cordiali Saluti
    Sergio

  7. Francesco ha detto:

    Dall’intervista di Ivan a Scelgodemocratico:
    http://www.scelgodemocratico.eu/nord-ovest/ivan-scalfarotto/#intervista

    4. La questione del nucleare e’ abbastanza complessa e riguarda, tra gli altri, costi effettivi (costruzione, mantenimento e funzionamento, smantellamento), messa in sicurezza degli impianti e delle scorie prodotte, tempi di costruzione, comprendente anche l’accettazione da parte delle popolazioni vicine al luogo interessato, e gas serra, in un delicato bilancio che non sempre risulta a favore delle centrali a fissione rispetto ad altre forme di energia alternativa. A suo modo di vedere, in un programma europeo per la differenziazione delle fonti energetiche, quale ruole deve essere riservato al nucleare ? E perche ?

    Credo che sarebbe estremamente miope non riservare il massimo delle risorse, delle competenze e dell’attenzione alle energie rinnovabili. Il massimo. A meno di nuove e significative scoperte nel campo della fissione nucleare, credo che gli unici investimenti in quel campo debbano essere rivolti a migliorare le condizioni di sicurezza delle centrali e della rimozione dello scorie, da qui fino alla progressiva dismissione o riconversione delle centrali.

  8. Un’ottima conoscenza dell’inglese è assolutamente sufficiente agli scopi prefissati.

    Una buona competenza in francese ed eventualmente in tedesco sarebbe almeno auspicabile, tanto più per un paese come il nostro che ha minoranze linguistiche storicamente importanti.

    Ma è inutile sognare: contentiamoci dell’inglese – ma su quello non si transiga.

  9. Francesco ha detto:

    Ciao Lorenzo
    sono sostanzialmente d’accordo con te. Ma ricordiamoci che in Europa la diversità linguistica è una caratteristica peculiare.
    L’inglese in europa, e non solo al PE, è una specie di lingua franca, saputa un po’ da tutti e davvero davvero bene da pochi. Un’altra lingua e’ sicuramente un vantaggio per un deputato come per chiunque dovesse lavorare in Europa.

  10. Filippo l'altro ha detto:

    complimenti per “l’accenta inglesa”. questo aiuterà.

    1) Anche se bisogna ricordarsi del multilinguismo, il monolignuismo che sta conquistando Bruxelles é alquanto preoccupante (penso alle numerose offerte che cercano “english mother tongue”, solo il problema é la maggior parte degli europei mother tongue inglesi non sono).

    Lo so si tratta di un’altro paio di maniche e ri schio di andare fuori tema… Pare che a Torino da qualche anno vi sia un solo liceo dove insegnano il francese: eppure la Francia é uno dei primi partner economici del Piemonte. Vivo in zona di frontiera (non il Piemonte) ed é drammatico vedere come due popoli che parlano lingue simili, non si capiscano e sono costretti a comunicare in un inglese precario….

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=1152&ID_sezione=&sezione=

    2) Poi a chi dice che bisogna sapere altre 3 o 4 lingue, beh insomma, mica cerchiamo degli interpreti ma degli italiani europeisti capaci di farsi capire di lottare per le proprie idee e per un Europa piu’ unita. Politici volenterosi e determinati, capaci di farsi capire.

  11. Filippo l'altro ha detto:

    http://www.elmundo.es/elmundo/2009/05/26/union_europea/1243292777.html

    Scusate se non dispongo di una traduzione. Fra le cose citate nell’articolo, pare che piu’ del 70% dei documenti della Commissione sarebbero scritti solo in inglese.

    Son perfettamente cosciente che l’inglese è importante parlarlo e capirlo, ma sono anche consapevole che una Unione Europea che parla solo in inglese (la massa di documenti sul net) non fa altro che allontanarsi dai cittadini, dal territorio. Quella del mulitlinguismo é una sifda.

    E paraddoslamente penso, che, anche per difendere una Europa mulitlingue ci sia bisogno di parlare l’inglese…. pero’ per difendere un’altra visione….

    Scusate il fuori tema.

  12. Francesco ha detto:

    COncordo pienamente con quello che dici (in questo come nell’altro post)e sinceramente non mi sembra poi cosi’ fuori tema.

    Penso che alla volontà e alla determinazione per far valere le proprie idee sapere lalingua del proprio interlocutore non sia proprio uno svantaggio.

    Domandina:

    Ma i parlamentari britannici si chiederanno se sia il caso di imparare una lingua diversa dalla loro per comunicare con i loro colleghi?

  13. Filippo l'altro ha detto:

    Francesco, temo proprio di no…. That’s the question ( che poi é uno dei numerosi problemi legati alla complessa questione plurilinguismo europeo)