19 Maggio 2009

Uno scambio

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portagirevole2Reputo la varietà di opinioni presenti nel mio partito una risorsa e non un problema. Penso semmai che il problema in questi mesi sia stato dare a questo partito la possibilità di scegliere fra più opinioni diverse, visto che al momento del voto (con Veltroni prima, con Franceschini poi) ci si è trovati davanti a candidature supportate da coalizioni enormi, unanimi e variegate. Penso pure una cosa piuttosto scontata: esiste un limite all’ampiezza dello spettro delle opinioni presenti in un partito, un limite oltre il quale si perdono punti di riferimento e identità, una linea oltre la quale si mettono i piedi fuori da quello che è considerato il patrimonio ideale e valoriale del centrosinistra italiano ed europeo. Per esempio, Matteo Salvini. Se domani un esponente del Pd si mettesse a ripetere le cose di Matteo Salvini, c’è qualcuno che si alzerebbe in piedi difendendo il pluralismo del partito e il diritto del nostro Salvini di berciare cose razziste dentro un-grande-partito come il Pd? Altro esempio: Ignazio La Russa. Se domani un esponente del Pd si mettesse a insultare le Nazioni Unite, qualcuno si alzerebbe in piedi difendendo il La Russa di turno e il suo diritto di stare nel Pd? Confido in una risposta più che negativa: Salvini e La Russa dovrebbero stare abbondantemente oltre la linea di tolleranza e accettabilità. C’è un tema, però, uno solo, riguardo il quale il Pd accoglie persone e idee che in qualsiasi altro paese europeo si schierebbero a destra dei partiti di destra: la laicità dello Stato, l’autonomia della politica dalle chiese e dalle religioni.

Ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini ha detto una cosa tanto ovvia quanto giusta: il Parlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso. Piuttosto che discutere dei retroscena politici del centrodestra, avrei apprezzato una discussione sul perché diversi esponenti del Partito Democratico non avrebbero mai fatto una simile dichiarazione alla stampa. Anzi: interpellati sull’argomento, si sarebbero dilungati a proposito del valore pubblico della religione, delle radici cristiane della nostra cultura, del mistero della vita e della morte, dei temi che interrogano le nostre coscienze, eccetera. A me sembra che qualcosa sia fuori posto, se un uomo con una cultura e una storia di destra dice cose più laiche e progressiste di un’ala del Pd – per inciso, la cosa fuori posto non è Fini. Avrei trovato una soluzione a questo problema, quindi: uno scambio. Ripristiniamo l’ordine naturale delle cose: voi ci date Fini, noi vi diamo Rutelli. Ok?

6 risposte a “Uno scambio”

  1. federico novaro ha detto:

    sì, magari anche la Binetti, buon peso.

  2. paolocoss ha detto:

    Non si capisce perché i politici non abbiano il diritto di parlare di cose che sono sulla bocca di tutti. Che molti si facciano l’occhiolino dicendosi “sentito Fini? Dovrebbe prenderselo il Pd” è una cosa talmente lampante – diffusa a destra e a sinistra – che è persino banale riferirla. E chi ti ha attaccato oggi per questa provocazione dimostra solo di vivere in un posto che non è il mondo reale. E invece hai fatto bene, Ivan, bravo.

  3. Gianni ha detto:

    Se per Fini diamo Rutelli allora per la Meloni possiamo dare Matteo Renzi, che sui temi della laicita’ dice cose molto piu’ confessionali, bigotte e di destra di Rutelli.
    Strano che a Piombino nessuno abbia proposto lo scambio, visto che lo avevano gia’ li.

  4. marco surace ha detto:

    ho fatto la battuta dello scambio Fini-Binetti in una assemblea del PD locale – Sesto Fiorentino – davanti a Vannino Chiti un mese fa.
    Qualcuno in platea mi voleva scuoiare…

  5. […] sbaglio o sono proprio coloro che lui sta difendendo nella polemica con Scalfarotto a non perdere occasione per distinguersi dalle posizioni del […]

  6. Daniela Ciocca ha detto:

    Devi aggiungere:”Non si accettano resi”. Ciao