31 Ottobre 2007

Bastava il telefilm

Diario

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Negli ultimi due giorni e mezzo ho fatto una delle mie usuali maratone aviatorie (tipo Milano-Mosca-Almaty-Mosca: 13 ore secche di volo, una ventina di ore verso, da e negli aeroporti di tre paesi e 8 fusi orari attraversati tra andate e ritorni) il che mi ha naturalmente impedito di mettere mano al blog ma non certo di rimuginare su alcuni temi degli ultimi giorni ed in particolare sulla levata di scudi che ha seguito l’approvazione del dispositivo in coda all’Assemblea Costituente di sabato scorso. Ora eccomi in volo da qualche parte sopra l’Asia Centrale con finalmente qualche minuto per mettere insieme qualche idea, sempre che le batterie del mac tengano fino in fondo.


Ho pensato a lungo a questa cosa in particolare perché tra quelli che ho sentito e letto più arrabbiati c’erano molte tra le persone che mi erano sembrate tra le più contente a fine mattinata, dopo l’intervento iniziale di Veltroni. Paradossalmente mi è parso di capire che l’arrabbiatura fosse direttamente proporzionale al tasso di “veltronismo” del singolo costituente: i delegati più indignati per il presunto colpo di mano pomeridiano erano da ricercarsi proprio tra coloro che più avevano apprezzato il discorso di Walter con le sue aperture, il suo stile innovativo, i riferimenti alle primarie come unico strumento di selezione della dirigenza del Piddì, l’idea del partito aperto, reticolare e non invasivo.
Ho discusso a lungo con alcuni amici (compagni? democratici? Il dilemma del vocativo sollevato da Michele Salvati non pare ancora aver trovato una soluzione) tra i più motivati, seccatissimi per essere stati trasportati a Milano per il solo piacere di applaudire senza decidere alcunché. Addirittura oggi ho ricevuto, mentre ero in aeroporto in Kazakhstan, un sms abbastanza inquietante data la situazione geopolitica nella quale mi trovavo fisicamente: “Completata la sovietizzazione del PD”. Veltroni come Nazarbajev? Oh mamma!
Devo dire la verità, io non ho fatto una piega sabato scorso, a parte, ovviamente, la sorpresa di essere stato inserito nella famosa e, pare, prestigiosa e ambitissima commissione Statuto. I motivi sono vari: innanzi tutto la mia indignazione si era probabilmente consumata tutta già all’epoca della creazione del comitato dei 30 poi diventati 45. Un circolo di matusalemme, ridondanti nel numero, con la Bindi (dico: la Bindi) che un giorno in diretta televisiva mi disse testualmente: “Scalfarotto, non si angusti, tanto in quel comitato non abbiamo deciso nulla, io stessa non ho capito come sono andate le cose” (e se non lo ha capito lei….), con Parisi che denunciava l’assenza dei giovani ma si guardava bene dal dimettersi (e anzi rifiutò dopo un patetico tira e molla durato tre giorni un’intervista a due voci con me sull’argomento per Vanity Fair). Un comitato che si è inventato un’Assemblea Costituente con quasi tremila componenti, una roba da Soviet Supremo, destinata nella migliore delle ipotesi ad essere invitata a battere le mani ritmicamente sorridendo con aria estatica. E’ lì che il PD si è sovietizzato, se mai sovietizzazione accadde, non certamente sabato scorso.
Così, quando sono arrivato a Rho sabato scorso, per un’assemblea che sarebbe durata come da programma dalle 10 alle 17, non mi aspettavo certamente che si sarebbe trattato di un’assemblea deliberativa.
Poi, devo dire la verità, a questo punto mi pare che il tema dell’elezione dei coordinatori provinciali non valga veramente la pena di un’incazzatura in un momento in cui abbiamo finalmente qualcuno che, impegnandosi in pubblico, dice cose sensate e condivisibili (talmente ben dette e sensate da essere, come ho detto nel mio ultimo post, assolutamente rivoluzionarie) e che dovrà combattere una battaglia all’ultimo sangue per realizzare quella rivoluzione che ha annunciato.
In altre parole a questo punto dobbiamo prendere una decisione. Siamo con Veltroni e lo aiutiamo a fare quello che ci ha spiegato nella sua relazione o ci indignamo per l’elezione di quattro burocrati e, sulla base di questo punto esiziale, finiamo con l’appoggiare, di fatto, quelli che si daranno certamente da fare per impedire a Veltroni di cambiare il paese nella direzione di cui ci ha parlato sabato scorso?
Io, con tutta franchezza, ho deciso di mollare la visione del singolo albero e di abbracciare con ogni entusiasmo l’intera foresta. Non sono così ingenuo da non sapere che in democrazia la forma è spesso sostanza, ma, vi dirò, se questo servirà a Veltroni per costruire un’Italia meno misera e oscena di quella in cui viviamo, con le sue mafie e le sue corporazioni, con i suoi condoni tombali, il suo rimbecillimento televisivo, le rendite di posizione, la corruzione e il sistema castale che ci governa, beh, ragazzi, per quanto mi riguarda che si elegga i suoi benedetti e provvisori coordinatori provinciali come meglio crede.
Io gli do la mia fiducia. E lo faccio come fanno i cittadini dei paesi a democrazia avanzata: assolutamente a tempo e alla condizione che sarà rigorosamente e spietatamente giudicato alla fine del suo mandato per i risultati che avrà ottenuto. Veltroni mi ha fatto una proposta politica: come costituente l’ho ascoltata e mi ha convinto. Di conseguenza d’ora in avanti farò di tutto per metterlo in condizione di non avere nessun alibi: avrà il mio sostegno più convinto perché nessuno possa, con i soliti lacci e lacciuoli all’italiana, interdire la sua opera, paralizzarlo e metterlo in condizione di fallire, dandogli quindi la possibilità di attribuire la responsabilità del suo fallimento a qualcosa o a qualcun altro.
La democrazia che decide, uno dei passaggi più importanti del discorso di Veltroni sabato scorso. Io c’ero, sabato, e vi assicuro, l’apparato non ha gradito. Durante una pausa, un pauroso burocrate che mi sentiva commentare con calore il fatto che Veltroni avesse nominato Giorgio Ambrosoli come un esempio di italiano da tenere a mente mi ha risposto con un ghigno altezzoso e schifato che non c’era nessun bisogno di citarlo, che su Ambrosoli erano già stati fatti due telefilm.
La scelta ora sta tutta a noi: stare dalla parte di Ambrosoli o di quello che bastano i telefilm. Vedete voi.

8 risposte a “Bastava il telefilm”

  1. giacomo ha detto:

    Riprendo qui il commento che ti lasciai per il post del 23/09:
    “il giorno in cui non ti sembreranno più pazzi le possibilità saranno due:
    il PD sarà diventato un partito nuovo,
    tu sarai stato assimilato…
    in ogni caso sarà un momento da tenere d’occhio, qualora si presentasse…”

  2. Kkarl ha detto:

    Ripeto più o meno qui un concetto che ho già espresso in vari blog subito dopo sabato (quindi non condizionato dal post di Ivan).
    Ho l’impressione che il “colpo di mano” (quello dei 3 minuti in cui si sono fatte approvare le commissioni e gli altri punti) Veltroni lo abbia fatto proprio contro gli apparati e non tanto per mancanza di rispetto nei confronti dei costituenti.
    L’effetto probabilmente – e indubbiamente – é stato quello, ma nei fatti ha fatto capire chiaramente: “qui comando io”.
    Sono quindi d’accordo con Ivan, sicurissimo che molti di noi, e lui per primo, saranno pronti a criticare Veltroni senza riserve se non utilizzerà il potere dell’investitura per mettere in pratica tutte le belle cose che ha detto nel suo discorso

  3. Macasta ha detto:

    Mascherare un errore che ha fatto Veltroni in un grande colpo di genio per sconfiggere le oligarchie mi sembra una bella panzana.
    Mi sembra un’analisi un po’ troppo generosa. La mattina non era stata annunciata nessuna votazione, il meccanismo per alzata di mano mi sembra un po’ troppo dozzinale, il colpo di mano è la tipica espressione di una oligarchia politica che ancora non capisce che le decisioni vanno prese insieme, e che ll termine democratico deve sostanziare il nuovo partito e non essere solo un semplice aggettivo.
    Qui comando IO lo dice Berlusconi, se il partito si dice democratico non può essere un partito del Leader

  4. francesc ha detto:

    scusa l’impertinenza della domanda…. ma se lavori a mosca perchè con i voli devi finire ad almaty che geograficamente è quasi in cina?

  5. scalpha ha detto:

    Figuriamoci: è solo perché, pur essendo basato a Mosca, mi occupo di Russia, Ucraina e Kazakhstan.
    Content, Francesc?

  6. Anellidifumo ha detto:

    Colpo di mano o no che sia (non ho elementi suff per giudicare) quel che, da esterno, mi pare chiaro è che siete arrivati al veltronismo democratico. Fuor di battuta, Veltroni solo adesso che è eletto segretario snocciola uno a uno tutti i punti qualificanti della sua visione. Quella stessa visione che durante la campagna elettorale era stata presa di mira – gustosamente e giustamente – da Crozza (e non solo, ma le autocitazioni no) con la filosofia del “MaAnchismo”.
    Adesso invece Veltroni dice cose precise e nette: una sola camera legislativa, presidenzialismo, legge almeno in parte maggioritaria.
    Se le sue idee vi piacciono, come penso piacciano a Ivan (e tutto sommato a me non dispiacciono mica, sempre che quando lui parli di “una sola camera legislativa” non voglia dire unicameralismo, che sarebbe una puttanata) allora va tutto relativamente bene. ma se non siete d’accordo con ciò che Valter snocciola, e siete parte del PD, allora sono dolori, perché il massimo che potete scegliere di fare è applaudirlo durante le cerimonie come quella di Rho, oppure non applaudirlo. Ma il capo esecutivo, ormai, è lui, e quello che dice oggi fa testo eccome se fa testo.

  7. Paolo Cambieri ha detto:

    Abbasso i telefilm !

  8. Luca Romeo ha detto:

    L’interpretazione del colpo alle oligarchie è interessante ed ha un fondo di verità, certo la lotta di Veltroni è contro i burocrati di partito che l’hanno scelto come unica opzione possibile pensando di controllarlo o sgambettarlo alla giusta occasione come Prodi, questo probabilmente non accadrà e il segretario del PD ha probabilmente mostrato di poter fare come Caligola ed eleggere persino il suo cavallo come senatore ( ossia fuor di metafora decidere tutto lui in 3 minuti) resta comunque una sensazione di disagio diffusa nel metodo usato per scelte strutturali del partito nonostante la necessità di procedere per strappi successivi in un processo costitutivo del partito di fatto senza regole, con tempi ristrettissimi e che si inventa giorno per giorno. Se le decisioni di Sabato, come sembra, avranno carattere temporaneo saranno stati un passaggio inevitabile anche se un poco stonato…staremo a vedere, ho fatto pure una strip che spiega le impressioni su quei tre fatidici minuti la trovate qui :
    http://www.pdlaboratorio8.it/wpdir/?p=118
    ciapZ!