10 Agosto 2007

A Gianpiero

Diario

C’era una volta una banca molto prestigiosa, era così prestigiosa che i suoi clienti erano orgogliosi anche soltanto di poter esibire il carnet d’assegni di quella banca. Ed era talmente prestigiosa che il suo nome aveva finito addirittura col diventare sinonimo di “banca prestigiosa”. La sua sede era così grande, bella e – appunto – prestigiosa che tutti i turisti, soprattutto i giapponesi che non sempre sono adusi al nostro alfabeto e non sempre sanno leggere le insegne, pensavano trattarsi addirittura di un teatro. Che dico di un teatro, pensavano trattarsi del Teatro.


Era stata fondata, quella banca, tanti anni fa da due signori con un nome da banchieri tedeschi (di quel tipo di tedeschi che facevano benissimo i banchieri e che qualche decennio dopo avrebbero avuto altro genere di problemi nel loro paese) e come un’azienda tedesca aveva lavorato per tanti anni anche essendo italiana nella sua più intima identità, fino nel suo stesso nome. Nei decenni aveva avuto molti importanti e prestigiosi dirigenti, di alcuni si era addirittura detto che fossero più umanisti che banchieri, e aveva addirittura costruito per sé un meraviglioso tesoro di opere d’arte. Pare che negli uffici di questa banca fosse addirittura vietato appendere calendari, poster o altre passeggere amenità, ma pare anche che i dipendenti non se ne lamentassero affatto, consapevoli com’erano di lavorare in uffici alle pareti dei quali erano appesi dei veri ed immortali Schifano, e Burri, e Fontana.
Per molti decenni era appartenuta allo stato, quella banca: lo stato l’aveva salvata dalla crisi negli anni 30, considerandola un interesse nazionale. Eppure mai nessuno aveva nemmeno sussurrato che si trattasse di un posto burocratico, di un posto da statali. Lo stato in verità sembrava anche lui un po’ intimorito da quella banca così enormemente prestigiosa e fondata dai tedeschi e, tranne che in un’unica passeggera eccezione che come tale aveva finito col confermare la regola, mai nessun politico, ministro o altra autorità centrale aveva osato imporre una nomina, paracadutare un parente, tentare una lottizzazione.
Quanto ai dipendenti, venivano tirati su con l’orgoglio di appartenere a quella banca così prestigiosa da avere un nome che voleva addirittura dire “banca prestigiosa”. Nelle filiali i clienti di certo non si cercavano ma al massimo si potevano accettare; nella sede centrale – va da sé, prestigiosissima – i lunghi corridoi dai lunghi tappeti rossi creavano un’atmosfera ovattata ed efficiente di sorrisi accennati e lievi cenni del capo; negli uffici i processi lavorativi sembravano addirittura più svizzeri che tedeschi: ridondanti qualche volta di ingranaggi di molle e di rotelle; ma perdinci che ingranaggi, che molle, che rotelle!
Per la carriera, nessun problema. Quella banca non assumeva mai persone dall’esterno e tutti i presidenti – tutti tranne uno, quello di quell’unica eccezione – erano entrati giovanissimi come impiegati salendo poi, uno ad uno, i gradini della gerarchia aziendale. Le carriere, piccole o grandi, erano così: tutto un salire. Tutti, in quella banca, erano espressione della stessa cultura: tutti avevano sempre lavorato lì, solo lì, e non avrebbero voluto lavorare in nessun altro posto al di fuori di lì.
Tutto filò liscio finché un giorno arrivò il mercato. La banca venne privatizzata e i dirigenti della banca continuarono a sperare, o più probabilmente ad illudersi, che il prestigio della banca sarebbe servito a proteggerla dalle intemperie del mare aperto o forse che lo stato avrebbe provveduto ancora a considerarla un interesse nazionale. Tutto continuò come se nulla fosse accaduto. Le altre banche cambiavano, volti nuovi presero ad affacciarsi nelle piazze della capitale finanziaria. Banche che un tempo sarebbero state considerate come semplici parenti poveri affidarono i propri destini a giovani brillanti, aggressivi e desiderosi di futuro, diventando moderne, dinamiche e orgogliose. Banche un tempo sull’orlo del fallimento rifiutarono sdegnate le profferte matrimoniali – del resto né troppo convinte, né troppo convincenti – della banca prestigiosa, quella il cui nome aveva un tempo significato esso stesso “banca prestigiosa”.
Nel frattempo altre banche si univano in nuovi crogiuoli culturali, in entità multiformi fatte di incontri di culture: non ingegnosi, complicatissimi e preziosi orologi svizzeri ma vivacissime e semplici strutture pronte a cambiare rapidissimamente al cambiare delle condizioni di mercato. Era arrivato il tempo della banca swatch, ma nelle stanze alte nella piazza del Teatro nessuno di quelli che avrebbero potuto, nessuno di quelli che avrebbero dovuto, se ne era accorto.
Fu così che una delle banche – una delle piccole banche, una banca regionale – che un tempo aveva già, con certa sorprendente e disinvolta semplicità, rifiutato il matrimonio con la banca prestigiosa, si fece coraggiosa e decise senza indugio né alcuna forma di rispetto per quell’antico prestigio addirittura di acquistare la banca prestigiosa, e così semplicemente fece.
Era una banca giovane, nata da poco dalle ceneri di una grande disavventura. Si sa, chi non ha un passato non può che rifugiarsi nel futuro, e così questa banca aveva fatto. E così la banca giovane acquisì una banca grande, poi la banca antica (quella prestigiosa), e poi ne acquisì un’altra, un’altra, un’altra e un’altra ancora. Fino a diventare essa stessa la Banca, ad occupare la sede nella piazza del Teatro, e a occupare soprattutto quello che chiunque, solo dieci o quindici anni prima, avrebbe pensato essere il destino della banca prestigiosa, quella il cui stesso nome era sinonimo di “banca prestigiosa”.
Sparirono così i lunghi corridoi, le atmosfere ovattate, le carriere che era tutto un salire, i sorrisi appena accennati e i lievi cenni del capo. Sparì tutto, gli ingranaggi, le rotelle e le molle, sparì l’obsoleto orologio a cipolla e tutto si risolse in un contemporaneo, enorme, precisissimo, economico ed efficiente orologio elettrico e pop.
E’ il triste e inevitabile destino, ma anche la grave responsabilità, di chi – banche, imprese, partiti, persone e anche intere nazioni – non sa leggere il suo tempo, il destino di chi contempla il proprio passato senza occuparsi del proprio futuro, il destino di chi non sa capire quando è il tempo di cambiare, il destino di chi dorme sui suoi allori e dormendo perde il coraggio di sognare.
Questo post è dedicato al mio collega ed amico Gianpiero Foglia, che è morto andando in ufficio il 3 agosto scorso, alle 8 e 20 del mattino.

35 risposte a “A Gianpiero”

  1. altilio pressi ha detto:

    da …novellista…complimenti!
    partecipo alla memoria del Tuo amico Giampiero

  2. elisabetta ha detto:

    ciao, sono elisabetta la moglie di gabriele gherardi. ti scrivo solo per salutarti e per ricordare insieme a Te Giampiero. Ho partecipato al funerale e vorrei che Tu sapessi che tutto si e’svolto con grande dignita’ e profonda partecipazione.Penso che tutte le persone che sono intervenute – o quasi tutte – lo abbiano fatto perche’mosse da un affetto sincero. Lo sconforto si mescolava all’incredulita’per quel gesto estremo che nessuno si aspettava da una persona come Giampiero che anche Tu conoscevi bene. Forse questo gesto portera’ qualcuno a riflettere sul proprio stile di vita e sui valori che si devono perseguire. Potremmo parlarne a lungo ma per una cosa cosi’importante e’sempre meglio parlare di persona, cosi’ se passerai per Milano e avrai in po’ di tempo ,Gabriele ed io saremmo felici di vederTi anche per parlare e ricordare cose piu’belle. Un grande abbraccio.

  3. mario iezzi ha detto:

    Caro Ivan,
    qualcosa la condividiamo:
    la militanza in Comit (io però ne seguo dall’interno tutte le trame attraverso IntesaBci, Banca Intesa e – da ultimo e chiisà per quanto ancora – Intesa Sanpaolo)
    una militanza critica ma ahimè fedelissima in questa sinistra che è oramai lontana come il ricordo dei venti anni;
    la meridionalità d’origine con la conseguenza di quella melassa di sentimentalismo che ti si attacca addosso anche quando credi di averla sconfitta dopo cinque lustri di vita spesa in 15 delle 20 regioni italiche
    un “nomadismo” provocato (o propiziato: dopo tanti anni non lo so ancora) dal lavoro e che continua ancora oggi, a 45 anni e con moglie e due piccoli al seguito.
    Perchè ti scrivo?
    In verità non lo so.
    Forse è il ricordo di Gianpiero, uno dei miei angeli custodi al tempo dei gloriosi “carichi D.C.”, forse il rimpianto per non aver fatto in passato il “salto della quaglia” come te, forse per confessarmi che “il futuro è passato ed io non me ne sono accorto”; ma forse per sperare che se non tutto, qualcosa è ancora possibile realizzare.
    Forza. A te, a me ed a noi.

  4. vittorio arena ha detto:

    con la mia trentennale esperienza di lavoro (da Comit a Intesa Sanpaolo) faccio parte a pieno titolo di quelle persone che credevano di fare parte di un’azienda unica e speciale e che consideravano le altre banche come qualcosa di “normale”. Negli anni ha prevalso la consapevolezza che il nostro splendido isolazionismo non ci avrebbe portato molto lontano senza l’innesto di linfa nuova. Rimango comunque tuttora orgoglioso di aver fatto parte di Comit e che Comit mi ha fatto fare carriera con tutto il bagaglio di esperienza e professionalità acquisita, oggi poco o nulla considerata.
    Scrivo comunque anch’io per Giampiero.
    Non eravamo amici, ma ci conoscevamo. Anch’io sono rimasto assolutamente incredulo per quanto successo.
    Non sempre siamo padroni assoluti del nostro destino che qualche volta ci travolge.

  5. Clemente ha detto:

    Caro Ivan
    quale ex-collega del Servizio Personale della Comit, sento il dovere di partecipare al dolore ed allo sconforto per la scomparsa di Giampiero di cui ho appreso notizia solo ieri da Gabriele.
    Dire addio ad un collega più giovane in questo modo è sempre triste e sconsolante.
    Nei tre anni trascorsi percorrendo gli stessi corridoi, incontravo Giampiero di raro ma mi è rimasto impresso per la serietà, l’impegno e più di tutto per la discrezione che per quelli del “Personale” aveva un ché di sacro e di cui lui era un sacerdote fedele.
    Lascerò il gruppo Intesa San Paolo a fine anno, devo ammettere, senza grandi rimpianti.
    Ho trascorso trent’anni intensi e raggiunto traguardi che hanno superato ogni mia attesa.
    Ho lavorato con persone di grande valore e da loro ho cercato di apprendere il mestiere della vita, impegnandomi a trasmettere gli insegnamenti appresi ai colleghi più giovani, perchè questo era parte della “Cultura Comit”.
    Nonostante l’età anagrafica, sento ancora voglia di fare e di apprendere e con il nuovo anno si aprirà per me solo un nuovo capitolo di vita in cui potrò travasare le esperienze e i ricordi precedenti.
    Vorrei qui dire addio a Giampiero come una persona positiva, impegnata e sempre corretta, che ha dato agli altri più di quello che ha ricevuto senza mai lamentarsene.
    Resta il rimpianto di non aver potuto dirgli grazie !

  6. eva ha detto:

    Buongiorno Ivan,
    volevo ringraziarLa per le parole scritte in ricordo di Giampiero Foglia.
    Ho appreso la notizia solo oggi al rientro dalle ferie. Non faccio parte della banca prestigiosa di cui Lei parla ma condivido pienamente le Sue riflessioni.
    Penso che a volte chi ha le redini in mano dovrebbe fermarsi a pensare che le persone sono sì, parte di un ingranaggio, ma perchè quell’ ingranaggio funzioni esse devono essere rispettate in quanto essere viventi e pensanti.
    Grazie ancora
    E.

  7. aida riolo ha detto:

    Caro Ivan,
    mi unisco a tutti quanti hanno trovato nella tua pagina un’occasione per esprimere la propria tristezza per la scomparsa di Giampiero Foglia e per ricordarne le grandi doti di uomo retto, serio e affidabile. Ne serbo un ricordo molto vivo avendo avuto l’occasione di collaborare con lui negli scorsi anni non dall’interno della banca ma come suo referente per un’altrettanto “prestigiosa” istituzione milanese – l’università Bocconi, come del resto è avvenuto con te negli anni in cui sei stato in Citigroup a Milano. Vorrei anche dirti che la tua splendida narrazione sulla prestigiosa banca ha suscitato in me profonde emozioni. Ho ripercorso tutto d’un fiato la storia della mia vita profondamente e dico anche fortunatamente condizionata da essere figlia di uno dei tanti dipendenti Comit, uno di quelli entrati giovani e che ha scalato e che è rimasto fedele fino all’ultimo e che portava a casa il racconto di quanto viveva e di che cosa volessere dire essere Comit. L’ho respirata la Comit fin da bambina ed ho visto in Giampiero per molto tempo ancora e fino all’ultimo l’incarnazione dei valori espressi dalla banca in cui si era formato e l’orgoglio di appartenervi.
    Un caro saluto
    Aida

  8. Cristina ha detto:

    come è vero!
    un saluto da una ex della banca prestigiosa
    e un saluto a giampiero che mi ha fatto il colloquio prima di entrarvi..

  9. Frank ha detto:

    Chiamarlo Giampiero con la M e non Gianpiero con la N di Novara come era effettivamente il Suo nome e come spesso sottolineava, era l’errore più frequente in cui più o meno tutti incorrevano e lui, pure tenendoci molto, correggeva l’interlocutore di turno quasi schernendosi, quasi vergognoso di evidenziare questa particolarità.
    Gianpiero posso dire di averlo conosciuto piuttosto bene almeno come collega: ho,infatti,avuto tempo e modo di lavorare con lui apprezzandone da subito l’essere sempre “sotto le righe”. Lo conobbi parecchi anni or sono e si presentò a me ed agli altri con queste parole :”..io quì entro bussando….”; questo fu sempre il suo modo d’essere. Mai intrusivo, arrogante o supponente; sempre educato, cortese, disponibile con tutti indipendentemente dall’età o dal ruolo ricoperto.
    Molto preparato nel suo lavoro, era dotato di una non comune capacità di analisi e a cinquant’anni dimostrava una curiosità, una sete di sapere, di approfondire, di conoscere e capire che altri , anche più giovani di lui, da tempo avevano perso. Nello stile incarnava la vecchia Comit, scuola che ho imparato a conoscere prima con te, Ivan, e poi con lui ed altre persone che mi aveva presentato: un equilibrato mix di attenta e scrupolosa preparazione professionale unito ad un aplomb di stampo anglosassone.
    Grandissimo conoscitore della musica moderna (se solleticato poteva parlarne senza interruzione per lungo tempo), anche nelle sue espressioni più avanzate ed attuali, avevamo scoperto di avere in comune la passione per il jazz e lui, come una sorta di novello educatore della Grecia antica, mi aveva condotto verso nuove sonorità e mi aveva avvicinato al mondo del blues. Juventino di ferro, acuto valutatore delle prodezze atletiche dei giocatori della Vecchia Signora, ogni tanto, al lunedì, si prendeva educatamente gioco di me tiepido interista cercando, con scarso successo vista la mia ignoranza in materia calcistica, di coinvolgermi in qualche analisi delle “pochezze” (e non prodezze ahimé) nerazzurre. Insieme, lui così piemontese fino al midollo, ed io, lombardo sino alla radice dei capelli, stavamo bene perchè, in fondo, eravamo complementari: un “bauscia”ed un “monsù”, un pò come il MI-TO l’aperitivo fatto col Campari (di Milano) ed il vermut Carpano (di Torino).
    Ora non c’è più il Suo “buongiorno a chiél” ad aprire la giornata di lavoro quando mi telefonava o entravo nel Suo Ufficio, il Suo accento inconfondibilmente torinese a mischiarsi con la mie vocali aperte da cumenda, il Suo “..senti quà..” che lasciava subito presagire un bel “carrico da undici” di attività, i Suoi mitici “..trenta secondi..” per fare qualcosa che, invitabilmente, richiedeva ben di più, ma tutto ciò rimarrà nei miei ricordi insieme al Suo essere una persona umana e perbene.
    Ciao Jeanpierre.

  10. Gaetano ha detto:

    Un saluto a Giampiero da chi nel lontano ’99 ricevette da lui una telefonata che mi riempì di gioia; la telefonata che preannunciava l’assunzione nella gloriosa Comit, azienda che oggi ha lasciato il posto ad una società senza anima in cui molti non si riconoscono più.
    Arrivederci collega dai penetranti occhioni blu!

  11. Antonio Maria Masia ha detto:

    Caro Ivan Scalfarotto,
    grazie ad un collega Comit, Giorgio Messa sono entrato nel tuo sito per sapere di Gianpiero alla cui memoria rendi un bellissimo tributo con il tuo pezzo di ricordo sulla nostra Banca di origine e di formazione umana e professionale . Alla quale ci sentiamo riconoscenti e nei cui valori ci riconosciamo. Oggi più che mai vista la cifra professionale e sociale dei nuovi padroni.
    Ti sarò grato se, da ex Comit , darai uno sguardo al nostro sito.
    Un caro saluto.
    Antonio
    Questo il mio messaggio a tutti i nostri colleghi e soci :
    Care amiche e cari amici Comit,
    un apprezzato e stimato collega, in servizio in Direzione Centrale , che in tanti ricordiamo per i suoi trascorsi al Servizio del Personale , ha deciso una mattina di agosto , andando in ufficio, di abbandonarsi all’urto tremendo e fatale della metropolitana.
    Per liberarsi, forse, dalle paure e preoccupazioni che l’ambiente di lavoro gli stava cinicamente riservando?
    Alla memoria di Gianpiero ed alla sua riconosciuta professionalità, signorilità e garbo (qualità sempre meno riconosciute in questi avidi tempi da lupi) va il mio affettuoso pensiero, unitamente alla solidarietà per la sua famiglia.
    ANCHE A NOME DI TUTTI I NOSTRI SOCI DELL’ANPECOMIT.
    Antonio Maria Masia
    Presidente dell’Associazione Nazionale Pensionati Ed Esodati della Banca Commerciale Italiana
    http://www.noicomit.altervista.org
    antonio.masia@tiscali.it
    ________
    Al nostro socio e collega Massimo Messa:
    Grazie Massimo, per questa segnalazione, cui darò un seguito.
    Conoscevo ed apprezzavo Gianpiero Foglia. La sua tragica fine mi lascia addolorato e con molti interrogativi ….
    Un caro saluto
    Antonio M. Masia

  12. Fabrizio Molfino ha detto:

    caro Scalfarotto,
    non ci conosciamo e sono arrivato casualmente alla tua nota dedicata a Giampiero cercando su internet informazioni su quello che gli era accaduto. Ho appreso la notizia al ritorno dalle ferie, come altri e sono rimasto profondamente colpito. Abito nel suo stesso palazzo, scala diversa, in comune entrambi consiglieri di condominio.
    Mai mi sarei aspettato qualcosa di simile da una persona come lui.
    Ma forse mi rendo conto conoscevo solo una parte di Giampiero mentre la parte più nascosta mi è sempre sfuggita.
    Fabrizio Molfino

  13. sergio marini ha detto:

    Caro Ivan,
    come sai, ero il responsabile del “normativo e sindacale” all’epoca in cui anche tu ti occupavi di vicende analoghe.
    In precedenza, però, avevo selezionato il carissimo Gianpiero, portandolo al Servizio Personale della Direzione Centrale per le sue doti di profonda umanità, sereno approccio e disponibilità al dialogo.
    L’ho incontrato qualche mese fa in P.zza Duomo e abbiamo scambiato qualche opinione; era soddisfatto della recente nomina a Dirigente e sembrava del tutto convinto di ulteriori opportunità.
    Scherzando auspicava che la fusione col Sanpaolo potesse comportare, per lui, la possibilità di un avvicinamento a Torino, ma si dichiarava convinto che la posizione occupata – responsabile della selezione – avrebbe rappresentato un ostacolo a questa ipotesi.
    Non ho commenti da fare; solo un profondo e sincero rammarico per quanto accaduto ad un Uomo con la U maiuscola.
    Un sincero saluto.
    Sergio Marini

  14. Mauro Benini ha detto:

    Caro Ivan,
    ho letto con partecipazione il tuo post, in quanto ho avuto il privilegio – perché tale lo giudico – di vivere da dentro quella Banca così prestigiosa; ho infatti passato 5 anni della mia vita lavorativa al Servizio Personale della Comit (nei primi anni ’90, c’eri anche tu!), e sono stati gli anni più belli della mia vita di lavoro, importantissimi sotto l’aspetto professionale, ma anche molto ricchi dal punto di vista umano. Grazie anche a Gianpiero.
    Assieme a “Foglia” (perché così rispondeva al telefono, con il suo inconfondibile accento piemontese) abbiamo fatto qualche centinaio di colloqui di assunzione a giovani che erano desiderosi di entrare in quella Banca così prestigiosa: serio, preciso, estremamente professionale, sempre disponibile.
    E così continuo a ricordarlo nei miei pensieri.
    Mauro Benini

  15. Vincenzo Insinga ha detto:

    Approfitto dello spazio messo a disposizione da questo “blog” per associarmi a quanto espresso dagli altri colleghi (e amici) in memoria di G.P.Foglia.
    Come non ricordarsi di questo personaggio schivo, gentile, competente?
    Lo conobbi nel lontano Gennaio 1988: avevo appena terminato il neo-assunti a Napoli e mi recai a Milano per il 1° colloquio da “Carico D.C.” all’Ufficio del Personale. Era la seconda volta che entravo in quel Palazzo e dopo circa mezz’ora si aprì la porta del salottino e comparve “Foglia”………Mi sembra ieri, ma sono passati vent’anni!
    L’ho rividi circa 3 anni fa, a Bonola; lo salutai, lui mi tese la mano e mi disse: “Se ben ricordo lei un tempo portava i baffi!”.
    Ma come faceva a ricordarsi di tutto?
    Era bello, però, ai nostri tempi, essere seguiti da persone che ti accompagnavano passo passo nella carriera (che “era in salita” come scrive Ivan) dandoti , nei momenti di colloquio, l’impressione che di te sapevano tutto: i successi, gli errori, i percorsi.
    Gianpiero era così!
    Mi spiace solo aver appreso della sua scomparsa per puro caso, curiosando in internet una domenica pomeriggio di fine estate, piovosa e triste come questo momento dedicato al ricordo di una persona “per bene” che ha abbandonato il palcoscenico della vita in silenzio e con dignità, secondo il suo inconfondibile stile.
    Addio, Dr. Foglia
    Vincenzo Insinga

  16. Silvio Rostagno ha detto:

    Caro Ivan,
    bene hai descritto quella “banca prestigiosa” nella quale ho avuto la possibilità di lavorare per 15 anni inizialmente come CDC a zonzo per l’Italia e successivamente proprio al Servizio Personale nell’Ufficio Gestione Risorse dove per qualche mese io e te abbiamo anche condiviso lo stesso ufficio.
    Sono restato in quell’Ufficio dal ’93 al 2000: anni indimenticabili sia sotto il profilo personale che professionale.
    Uno dei “capi” era proprio Foglia: ha insegnato a tutti noi non solo come si fa “selezione” ma soprattutto cosa vuol dire lavorare con serietà, professionalità e rispetto della persona.
    Silvio Rostagno

  17. Alessandra Sibilla ha detto:

    caro Ivan, quando quella triste mattina di agosto ti ho telefonato per darti la tragica notizia di Gianpiero ero attonita. E abbiamo subito ricordato quando lavoravamo tutti insieme, un bel gruppo con sogni, aspettative, tanto impegno e dedizione, ma non solo, anche affetti e amicizie. Con professionalità e rispetto abbiamo condiviso tanto, poi neglia anni le cose hanno iniziato a cambiare, la Comit è scomparsa, la vita ci ha portato in direzioni diverse. Ma quella condivisione iniziale di speranze e progetti, quel modo di lavorare non solo con la testa ma anche con il cuore fa provare un dolore insopportabile per la perdita di Gianpiero, un uomo buono, generoso, dai toni pacati, un uomo competente e rispettoso. Quando sono rientrata in ufficio ho trovato Banca Intesa ancora più povera, senza tanti amici che per vari motivi se ne sono andati, senza Gianpiero che ci ha lasciato disorientati e più soli. Molte volte provo nostalgia per quel nostro Ufficio del Personale, per quel desiderio che avevamo di lavorare bene per costruire qualcosa di “buono”, non solo per noi ma per la nostra banca, la nostra Comit. Grazie Ivan per averci ricordato che esisteva un’etica nel lavoro, grazie Gianpiero per essere stato un mio caro amico e collega.

  18. Giovanni Tagliagambe ha detto:

    Ciao Ivan,
    sono tra coloro che hanno avuto la fortuna, direi l’onore di lavorare per quella banca prestigiosa.
    In quella banca prestigiosa sono entrato un giorno in quanto due selezionatori decisero di “tirarmi a bordo” e sarò sempre grato a quelle due persone che guarda caso si chiamavano Gianpiero Foglia e Ivan Scalfarotto.
    In qualità di CDC ho girato l’Italia per anni e solo evocando quella sigla…Carico D.C…sono assalito da sentimenti di nostalgica malinconia.
    Anni di grandi sacrifici ripagati da una crescita personale e professionale unica ed irripetibile….ed anche ora, con qualche anno in più sulle spalle e con una famiglia che fortunatamente da dieci mesi si è allargata, mi sentirei di ripartire subito, di rifare tutto daccapo.
    Ho poi avuto la possibilità di lavorare al Servizio Personale nell’Ufficio Gestione Risorse, a due passi da quei tappeti rossi che citi nel tuo post e proprio allora ho avuto modo di frequentare Gianpiero.
    Credo in effetti di essere stato l’ultimo arrivo nell’Ufficio Gestione Risorse della storia di quella Banca prestigiosa, record a cui ovviamente rinuncerei con piacere.
    Lavoravo nello “stanzone”- qualcuno capirà – e ciò che ho appreso allora, “rubando” un po’ di mestiere dagli ottimi professionisti che popolavano il secondo piano di Piazza Scala, è stato fondamentale per i miei anni a venire.
    Con la sua serietà, il suo stile misurato e sobrio, con la sua grande umanità, Gianpiero ha rappresentato un modello di uomo ancor prima che di professionista ed ho sentimenti di sana invidia nei confronti di coloro che hanno potuto averlo vicino per più tempo di me.
    Grazie Ivan, oggi lavoro altrove, ho lasciato quel che restava della nostra vecchia nave quando ormai era approdata in porti troppo “lontani” ma ogni tanto ci fa bene, tanto bene ricordare chi siamo stati.
    Giovanni Tagliagambe

  19. giuliana ha detto:

    Caro Ivan,
    il 10 agosto è squillato il telefono ed eri tu che mi chiedevi notizie di Gianppiero. Sono stata molto contenta di sentirti dopo tanto tempo perchè non ti ho mai dimenticato, anche se la circostanza era molto triste.
    Purtroppo ti ho confermato che lui non c’era più, se ne era andato una mattina d’estate quando a casa lo aspettavano nel pomeriggio per andare in vacanza in Sardegna, terra che lui amava tanto.
    Era il 3 agosto, una giornata in cui la gente pensa alle vacanze, non si vedono più i bambini tornare da scuola o giocare nei giardini. Invece alle 10 di quella mattina il buio è sceso nel mio cuore e in quello delle persone che gli volevano bene.
    Gianpi, come lo chiamavamo in ufficio, era una persona perbene, di quelle che non alzano mai la voce, di quelle che danno sempre una risposta gentile anche a chi li stressa al telefono.
    Mi ricordo quando era arrivato da poco nella “prestigiosa Banca” e dormiva da una signora che non gli faceva usare il telefono. Era inverno e alla sera con Gabriele usciva per andare a telefonare da una cabina. Lui chiamava la moglie rimasta a Torino e Gabriele Elisabetta a Pisa, Al mattino ci raccontavano che si erano congelati e noi li prendavamo in giro.
    Mi manchi tanto Gianpi, soprattutto alla mattina alle 8 quando non squilla più il mio telefono, non mi dici più vieni “su” subito anche se sapevi che per venire da te dovevo scendere di un piano.
    Ora ti voglio immaginare circondato dai tuoi innumerevoli dischi dai nomi a volte impronunciabili che erano la tua grande passione insieme a quella del coro dove cantavi con altri papà della scuola di Silvia.
    Caro Ivan, ti abbraccio forte e chissà che non riesca a rivederti quando passerai da Milano.
    Giuliana

  20. Rino Cioffi ha detto:

    Caro Scalfarotto,
    questa sera, alla ricerca di notizie circa l’improvvisa e choccante scomparsa di gianpiero FOGLIA, sono approdato al tuo Blog. Ho letto con emozione il tuo ricordo della gloriosa storia della nostra Banca. Si, anch’io sono un Comit (non mi piace assolutamente la definizione di “ex”), per la precisione un CDC Comit. Anch’io ho avuto il privilegio di conoscere Gianpiero e di poterne apprezzare le doti personali e professionali: persona sempre disponibile ed attenta all’interlocutore. Mi ha davvero choccato la notizia della sua scomparsa e, seppur in ritardo, voglio unirmi nel ricordo. Nei 5 anni trascorsi nella funzione delle Risorse Umane ho potuto riconoscere la levatura professionale e Personale del grande Gianpiero: lo ricorderò sempre congrande affetto e stima.
    Un Grazie per avermi dato l’opportunità di ricordare insieme a voi un Grande Uomo.
    RC

  21. Massimo ha detto:

    Gianpiero,
    solo saltuariamente ho avuto modo di lavorare a diretto contatto con te, collaborando su singoli progetti aziendali, ma queste occasioni mi hanno permesso in larga misura di apprezzare il tuo impegno e le tue qualità e di unirmi ora al coro dei colleghi che esprimono, su queste pagine, tutta la stima nei tuoi confronti e il loro affettuoso ricordo di te. Pagine scritte da amici sinceri, che attraverso questa ‘comunità virtuale’ si sentono ora più vicini e meno soli.
    Ci hai lasciati nello sconforto, Gianpiero. Come scritto dalla signora Giuliana, ci siamo trovati, in quei giorni, a riflettere sgomenti, nei nostri uffici deserti, mentre tanti colleghi erano già in vacanza; rientrando la sera, sono scese lacrime incredule e solitarie in un angolo delle nostre case, mentre i nostri familiari erano lontani da noi, in villeggiatura. In quel week-end ti abbiamo cercato scrutando il cielo o tornando indietro nel tempo nei nostri ricordi. Perchè? Perchè?
    Ti ringraziamo, Gianpiero, per averci fatto riflettere su noi stessi, sui nostri limiti, sulle nostre frequenti rigidità e diffidenze. Hai fatto sì che, anche in uffici diversi dal tuo, le persone si siano poste di fronte ad un esame di coscienza e abbiano provato a collaborare maggiormente, nel comune interesse ad un lavoro più consapevole e responsabile. Hai destato un’introspezione, un ripensamento collettivo sui valori e un senso di solidarietà che neppur lontanamente la fusione era riuscita ad instillare.
    Ci sentiamo più vuoti per la tua tangibile mancanza, ma più solidi per l’insegnamento che ci hai lasciato.
    Ciao e grazie, Gianpiero.

  22. Alfredo Izeta ha detto:

    Caro Gianpiero, ti ricordo con molto affetto.
    Tu eri tutto l’opposto del sottoscritto: eri gentile, affabile, sempre pronto ad ascoltare! Per questo ti apprezzavo e stimavo! In comune avevamo però una grossa dote: la sincerità e l’incapacità di pugnalare alla schiena.
    Voglio solo dire che io non potrò mai perdonare chi ti ha spinto a tanto!
    Alfredo Izeta

  23. Mario Angeleri ha detto:

    Caro Ivan,
    anch’io ho vissuto in quella banca ” prestigiosa” che ci faceva sentire orgogliosi e che mi ha dato modo di conoscere molte persone che mi hanno aiutato a crescere, però il motivo che mi spinge a scrivere ora è purtroppo la scomparsa dell’amico Gianpiero, notizia che mi ha sconvolto.
    Sono stato al suo fianco per molti anni : in tempi belli ( Comit ) e meno belli ( gestione del passaggio ad Intesa Formazione ) ed ho potuto apprezzarne le doti umane e professionali.
    Lo ricordo come una persona riservata, mai invadente, attento ai particolari, quasi un signore d’altri tempi, lontano anni luce da quello stile da ” free climbing ” adottato da molti suoi colleghi… e troppo rispettoso della persona umana per omologarsi a loro.
    Purtroppo mi restano nel cuore solo i ricordi dei momenti belli vissuti con un amico che non c’è più.

  24. Michele Alborè ha detto:

    Buongiorno Ivan,
    preso dalla nostalgia, ogni tanto curioso sul sito e mi sono imbattuto nel testo in memoria del Suo amico Giampiero.
    Lo conoscevo poco: devo averlo accolto la prima volta una decina d’anni fa a PZ, la filiale che dirigevo all’epoca, e rivisto saltuariamente. Ovviamente ogni tanto sentivo il suo nome o vedevo la sua firma.
    Il ricordo, superficiale, me ne rendo conto, che ho di lui è del tipico “Comit”: serio, operoso, discreto, tranquillo,professionale, dedito al suo lavoro. Evidentemente doveva essere vittima di un grande travaglio interiore, che non gli ha dato scampo.
    Il mio rispetto per lui è immutato.
    La ringrazio, anche, per la ricostruzione della storia della “Banca prestigiosa”, per me ancora la “Banca”, sui cui epilogo – credo – devono ancora essere scritte delle pagine.
    Considero un privilegio essere stato parte di quella squadra. Gli insegnamenti ricevuti sono ancora vivi.
    Un saluto
    Michele Alborè, Bari

  25. arturo ferrigno ha detto:

    Come molti di coloro che hanno affidato i propri ricordi a questo blog, anche io ero stato “selezionato” da Gianpiero per entrare nella gloriosa Comit . Era il ’93, seguirono due anni di utile e proficuo girovagare tra le filiali e quattro anni al Servizio Personale in cui ho lavorato dal ’95 al ’99 quando lasciai la “Banca”. Gianpiero era stato uno dei miei capi, mi aveva insegnato parte del mestiere con passione e serietà e mi aveva dimostrato tante volte stima e fiducia .
    So che molte cose univano me, napoletano “atipico” a detta di molti e Gianpiero, torinese cordiale, sincero e cortese e per lui avevo un rispetto ed una stima speciali. Dopo la mia uscita da Comit ci eravamo sentiti poche volte ma spesso mi capita(va) di ripensare a quell’ufficio, ai suoi protagonisti e a quel clima lavorativo che non ho più ritrovato.
    Non so perchè hai deciso di lasciare tutto e tutti quella mattina di agosto, Gianpiero, ma so che hai lasciato una traccia profonda e un vuoto enorme nelle persone che hanno avuto l’onore di conoscerti e di lavorare con te. Il modo migliore di ricordarti sarà cercare di seguire il tuo esempio umano e professionale.

  26. Luciano Mottola ha detto:

    Ciao Ivan,
    abbiamo frequentato insieme nel 91 il corso neo-assunti a Napoli-Mercato con quel gentiluomo di Antonio Cozzolino.
    Non ho avuto la possibilità di conoscere il Dr. Foglia ma, credimi, sono certo delle levatura e dello spessore morale che emerge dai tributi al ricordo del collega, ai quali in ogni caso mi unisco.
    La qualità della nostra Banca prestigiosa emergeva anche nelle piccole cose. Ricordo infatti con quale attenzione il nostro comune insegnante Antonio, periodicamente mi contattasse per sapere come andava, se mi stavo integrando nella quotidianità del lavoro, spronandomi ed augurandoni cose buone, certo delle mie qualità.
    In parte, ma solo in parte, ha avuto ragione. Stavo infatti facendo un bel percorso professionale, al momento potrei dire stoppato per logiche, come dire, di fusione/organizzative.
    Ecco, sono certo che il Dr. Foglia, rivestiva le stesse qualità umane e professionali del nostro comune insegnante: capire le persone con elevata capacità di ascolto.
    un affettuoso saluto

  27. luigi talongu ha detto:

    carissimi su segnalazione di comuni amici e colleghi solo oggi ho avuto modo di entrare nel vostro sito e leggere tante cose utili; da questo momento in poi ,pur se ancora in servizio, aderirò a questa bella ed importante iniziativa sperando di poter dare di volta in volta un mio piccolo contributo di esperienza e di idee. In chiusura voglio ricordare con tanta stima ed amicizia il collega Giampiero persona di elevato spessore morale . un caro saluto gigi talongu

  28. Alessandro Tucci ha detto:

    Caro Ivan, io non ti ho conosciuto personalmente ma ho conosciuto il compianto Gianpiero Foglia; ho avuto più volte occasione di parlare con lui – mi ha chiesto un paio di volte il passaggio al gruppo “a disposizione DC” – poi è stato uno dei colleghi,dell’Ufficio del Personale, con cui ho avuto il colloquio al momento della tre giorni degli esami finali, le prove che si dovevano sostenere per poter accedere alla carriera di funzionario, oggi nominano direttori di filiale ambiziosi e vanesi (io direi molti irresponsabili) solo perchè nelle riunioni, ho partecipato a parecchie, escono con qualche frase ad effetto, espressioni che per lo più denotano servilismo puro. Dove sono finiti gli uomini, come Gianpiero, e le donne vere, che sapevano con uno sguardo ed una domanda capire le capacità, le potenzialità e i desideri dell’interlocutore, la loro Summa portava all’utilizzo delle persone per il bene e l’utile della Banca, conquistando il rispetto del collega. Ogni volta che penso a Mamma Comit, io che ancora lavoro (?!!??!!) in una grande banca Intesa Sanpaolo, sento salire dal profondo un enorme groppo, allora sì era un piacere appartenere a un qualcosa di unico ed irragiungibile, io poi ho masticato pane Comit da sempre mia mamma Roberta era dipendente prima della guerra, donna capufficio (a quei tempi cosa quasi irragiungibile) e poi dopo la guerra diede le dimissioni per far entrare mio padre, che è morto nel 2000 lo stesso giorno del dr. Cuccia, glorioso di essere un Pensionato Comit e amico del dr. Fausti, unico Presidente di un consiglio di amministrazione defenestrato con la complicità del re del tombino Lucchini. Grazie delle parole spese per ricordare con Gianpiero Foglia tutti coloro che hanno speso con orgoglio la propria vita per la grande Banca Commerciale Italiana. Ciao Alessandro

  29. Simone ha detto:

    Buongiorno a Tutti, purtroppo apprendo solo oggi della scomparsa di Gianpietro.
    Ho avuto modo di conoscere Gianpietro nel 2001 e di rimanere in contatto con lui sino a fine 2006, la nostra reciproca conoscenza era di carattere professionale.
    Personalmente non ho mai lavorato ne in Comit ne in Intesa, il mio era un ruolo consulenziale.
    Con Gianpiero in questi anni ci siamo molte volte confrontati sulle tematiche HR e sugli orientamenti delle principali banche italiane, è stato un uomo dal quale si traeva un insegnamento ogni volta che vi aveva l’opportunità di incontrare o solamente di parlarci al telefono. Almeno questa è la mia opinione.
    Non posso cmq dire di conoscerlo molto bene ma mi sento di dire che è/ è stato una persona di grande umanità.
    Speriamo che tutti si possa riflettere sugli aspetti importanti della Vita.
    Simone

  30. Marco ha detto:

    Gentilissimo Ivan,
    seguendo il tuo blog mi imbatto in questo racconto di vita vissuta (e mi permetto di darti “del tu”, per l’attività nelle Risorse Umane che ci accomuna).
    Dopo parecchi anni da consulente, dal 2001 sono dipendente di quella che un tempo (come da te descritta) fu La Grande Banca prestigiosa e che ora, per una serie di eventi anche derivanti dai “naturali” sviluppi del mercato, è più che altro una banca grande.
    In realtà parecchi sforzi sono stati fatti dal 2001 ad oggi sul fronte delle Risorse Umane, sui vari temi dello sviluppo, delle politiche di gestione, sulla formazione e selezione.
    La “banca grande” sta negli ultimi anni utilizzando strumenti anche sofisticati che difficilmente trovano pari riscontro in analoghi contesti italiani (da ex consulente posso dire che lo sforzo fatto dalla banca negli ultimi anni, sul fronte delle politiche di sviluppo, gestione, compensation, formazione, confronto col mercato, ecc. è pari a quello di aziende con mentalità tipicamente anglosassone/americana).
    Più volte, sin dal mio ingresso in banca, ho avuto la fortuna di confrontarmi con Gianpiero, nell’ambito di attività legate a quei progetti sfidanti di cui sopra.
    Fin da subito Gianpiero fu tra I primi (pur non lavorando nello stesso ufficio) a farmi sentire “a casa”.
    E fino a quel 3 di agosto fu uno dei pochi con cui ho condiviso non solo la vita lavorativa ma anche le passioni personali: ci accomunava la smisurata passione per la musica, io musicista per hobby lui accanito ascoltatore di qualsiasi genere musicale immaginabile (anche di quelli che probabilmente conosceva lui soltanto, data la vastità della sua collezione personale di dischi).
    Ogni occasione era buona per lui per chiamarmi e “vantarsi” scherzosamente di questo o quell’altro nuovo CD appena acquistato, soffermandosi con dovizia di particolari sulla qualità della registrazione, sulle capacità dei musicisti….
    C’era, tra noi, una sorta di perpetua “gara” alla ricerca di registrazioni impossibili, edizioni rare, dischi da collezione, e ogni genere di “memorabilia” musicale. La mia personale collezione si è arricchita grazie a Gianpiero negli ultimi anni (e io stesso, nel mio piccolo, ho contribuito a riempire gli scaffali di casa Foglia, ricambiando I regali di Gianpiero con altrettanti CD e DVD).
    Gianpiero mi ha fatto più volte capire l’importanza di relazionarsi nel modo giusto con le persone.
    E’ stato fin da subito maestro di vita aziendale (realtà per me sconosciuta, proveniendo da anni di consulenza – per di più in realtà americane, diametralmente opposte per cultura ai capisaldi della Grande Banca poi diventata banca grande -), collega e amico disinteressato.
    Sempre un esempio di professionalità e di correttezza.
    Più volte, uscendo ad ora tarda dall’ufficio, mi affacciavo alla sua porta e lui, ovviamente, era ancora lì a lavorare.
    Raccoglieva spesso, ultimamente, I miei sfoghi per le condizioni di salute del mio povero papà malato e aveva parole di conforto sempre “sentite” (mai diceva qualcosa perchè “lo doveva dire”).
    Anche quella triste settimana di agosto ho fatto capolino nel suo ufficio, vedendolo affacendato e stranamente “assente” come mai lo avevo visto prima. Ma alla fine c’era sempre un sorriso. Diceva:”passerà, questo momentaccio”….
    Ci eravamo dati appuntamento per un pranzo insieme, come spesso facevamo (magari finendo a girare per negozi di dischi alla ricerca delle nostre ambite rarità del jazz).
    Solo un paio di giorni dopo, il tre di agosto, ho capito che quel pranzo non lo avremmo più fatto.
    Non so con quale forza, con la tristezza nel cuore, sono riuscito ad andare al funerale del collega e amico (nel frattempo anche il mio papà ci ha lasciato, e lo stato d’animo del sottoscritto nel mese di agosto non era proprio dei migliori, ma non potevo non salutare Gianpiero). Alla tristezza si è unito anche un altro sentimento, non propriamente descrivibile, un misto di rabbia, rammarico, rassegnazione, quando alla fine della cerimonia funebre ho visto alcuni colleghi darsi appuntamento in ufficio come se nulla fosse, col sorriso di tutti I giorni…..
    Qui si chiude il cerchio di quanto descritto alla perfezione da Ivan in apertura.
    La Grande Banca prestigiosa, ora banca grande, probabilmente “non ha tempo” per fermarsi nemmeno un istante a salutare l’amico Gianpiero, e come se nulla fosse, già dal giorno successivo in ufficio l’aria era quella di tutti gli altri giorni.
    Eppure, ancora oggi, quando dopo la pausa pranzo rientro in ufficio con un nuovo CD appena trovato, l’istinto mi porta (senza nemmeno accorgermene) davanti all’ufficio di Gianpiero, come facevo sempre…..
    Per un attimo, lì davanti a quella porta, mi fermo e da solo penso: “hai visto cosa ho trovato oggi? Questo ti sarebbe piaciuto di sicuro”!
    Poi subito mi accorgo della solita, consueta, frenesia del corridoio che insegue, sempre e comunque, le mille urgenze quotidiane. Non c’è tempo per fermarsi. La banca grande sta lavorando per tornare ad essere la Grande Banca.

  31. mario ha detto:

    E’ passato un anno dalla morte di Giampiero, non sapevo come ricordarlo ed ho ricordato che in questo sito Giampiero aveva unito tanti nel ricordo di lui. L’ho conosciuto, ho lavorato con lui a lungo, l’ho stimato ed ho anche avuto un suo aiuto discreto ma chiave, in un momento di transizione della mia vita professionale.
    Come l’anno scorso la sensazione che riporto nel ripercorrere i diversi interventi del blog è di avere tanti volti girati al passato, colmi di una incredibile stanchezza e disillusione nell’affrontare il presente.
    Personalmente ho lavorato nelle RRUU di Intesa fin dal 1999, provenendo da una delle banche del gruppo. Nel 2005 ho deciso, di mia volontà, di lasciare le RRUU per dedicarmi a cercare nuove strade personali nel campo della Gestione Qualità, tutt’ora in corso (pur ritenendo ancora che sia la funzione più bella in cui si possa lavorare).
    Quello che vorrei dire ai tanti colleghi con cui ho condiviso lunghi tratti di strada nelle RRUU, è che Giampiero lascia una traccia forte di sè, in chi lo ha conosciuto: e la traccia che lascia è di uno che non mollava, grintoso, fino in fondo, netto e chiaro, fino al limite, ma senza mai mollare. Poi si è “spezzato”, non ha retto questi anni troppo difficili.
    Ma se vogliamo ancora ricordarlo e avere ancora qualcosa da lui dobbiamo portare alla luce il ricordo della sua necessità viscerale ed urgente di “fare bene il proprio mestiere nelle RRUU”.
    La responsabilità etica e morale di questo “fare bene” è incredibilmente forte ed importante per tutti quelli che lavorano in azienda (e personamente lo vivo ancor più direttamente, ora che sono uscito dalle RRUU!)
    Giampiero si è “spezzato” nella ricerca di resistere alle difficoltà del fare RRUU, ma il suo insegnamento è chiaro: colleghi, sguardo avanti, forza, tenacia, nell’essere ancora ciò che rimpiangete, nel ricreare delle RRUU dure ma giuste, fonte di regole ma attente all’ascolto e rispettose del singolo e delle sue istanze.
    Si può, è dura, ma si può. E Giampiero ci sarà vicino nella mente e nel ricordo.

  32. marco ha detto:

    Casualmente solo oggi, giov. 23 ott. ’08, apprendo sgomento la notizia della scomparsa di G.
    Ci siamo conosciuti a Milano, direi alla fine degli anni ’80. Lui era appena approdato nella “Prestigiosa”. Mi ero appena diplomato ed a Milano, a casa di mia nonna, lo conobbi quando prese possesso della stanza ammobiliata in Via Guercino 8.
    Ci siamo rivisti per lavoro e non, di rado anche perchè poi le ns. strade hanno preso percorsi e ritmi totalmente diversi.
    Ho cenato a casa tua ed avevo conosciuto sua moglie.
    Non posso e non voglio aggiungere altro se non tenermi con gelosia i ns. ricordi.
    A presto GP
    marco

  33. Flavio Basso ha detto:

    Siamo cresciuti insieme Gianpi ed io dalla prima media sino a quando il lavoro ci ha divisi.
    il gatto e la volpe nella compagnia più bella del mondo.
    Oggi è passato un nanosecondo da quando non ci sei più.
    due secondi da quando abbiamo conosciuto le nostre mogli.
    era ieri che ci trovavamo in tardi pomeriggi in tre amici ed i Beatles.
    E le nuove conoscenze musicali.
    Ed il mio Toro e la tua maledetta Juve.
    e se non ascolti l’ultimo dei King Crimson, e l’amica dell’amica che vorrei conoscere.
    e le gite a veder l’alba al Pian del Re.
    i pomeriggi in spiaggia a Pietra.
    Son passati più di trent’anni. con gli amici ci siamo ritrovati, non tutti forse, ma sappiamo dove sono gli altri, lontani per lavoro, ma sono là.
    poi ci guardiamo, ci contiamo e manchi sempre tu.
    ciao
    P.S. Gianpi, guarda che è uscito un album nuovo dei Van Der Graaf .
    riciao

  34. Frank ha detto:

    Anch’io ogni tanto visito questo blog perchè ho avuto modo di lavorare con Ivan e ritrovo tanti colleghi che hanno avuto l’onore di poter apprezzare Gianpiero. Ho fatto parte del Gruppo Intesa per 11 anni sempre alle c.d. Risorse Umane (che io preferisco, senza eufemismi, chiamare “Personale”) e 7 li ho vissuti con Gianpi avendo modo di conoscere il professionista e, un po’, anche l’Uomo. Anch’io sono stato aiutato da Lui. Quando assunse la responsabilità della Selezione (allora aveva un altro nome) disse che entrava “bussando” e poi fece con tutti noi un colloquio individuale e ricordo che di fronte al mio scoramento (il 2001 non è stato un bell’anno per la Banca) mi disse che nei momenti difficili la motivazione la dobbiamo ricercare in noi stessi e farci forza. Capii, allora, di avere incontrato una persona speciale, un uomo di altri tempi. Ci capimmo ed inziammo una collaborazione stretta e continua che, ogni giorno, arricchiva entrambi. Se oggi faccio il Suo lavoro, anche se in un’altra realtà, lo devo a Lui al Suo continuo spronarmi, pormi sempre nuovi obiettivi, trasmettermi entusiasmo in ogni attività (anche la più semplice) a quel suo desiderio di “fare bene” indipendentemente da tutto, come giustamente scrive Mario (ho conosciuto tanto anche lui). Lo ricordo tutti i giorni nelle mie preghiere e dove lavoro ora quando ne parlo con i miei collaboratori portandolo ad esempio, mi stupisco sempre di come Lui sia presente in me. E’stato ben più di un Capo e adesso, a due anni dalla Sua scomparsa, posso ben dire un amico vero. Era un Uomo che non tradiva e si dannava l’anima per raggiungere gli obiettivi sempre, come era solito dire, “con stile” e, aggiungo io, con rettitudine e onesta. Alle volte, confesso, mi pareva quasi un personaggio Deamicisiano per il Suo modo di intendere il lavoro, l’impegno che ci metteva, la cura, il senso del dovere, l’opporre la sostanza all’apparenza, i Valori (quelli veri) all’andazzo generale, lo spirito di Corpo. A questo riguardo, nato e cresciuto nel migliore stile Comit (e me lo ha insegnato), aveva abbracciato senza riserve la nuova Azienda lasciandosi alle spalle ricordi e rimpianti : col Suo esempio insegnava anche noi, ciascuno orfano della propria Banca, a guardare al futuro. Solo adesso capisco quanto proteggesse “i suoi ragazzi” e credo che, quando trascorreva il suo mese di ferie in Sardegna, un po’ gli dispiacesse di lasciarci a Milano da soli.
    Non so perchè abbia fatto quello che ha fatto (il giorno prima abbiamo mangiato un panino insieme da Peck) e non lo voglio sapere; lo voglio avere presente nei quotidiani momenti felici che hanno di gran lunga superato e addolcito quelli amari. Sono convinto che per Lui lavorare al Personale era il lavoro più bello proprio perchè si è a diretto contatto con le PERSONE che, ci diceva sempre, vanno rispettate.
    Se lassù nel Cielo mi sta ascoltando come ha fatto, sono convinto, quando ho dovuto scegliere se accettare o meno l’opportunità professionale che mi si presentava, gli voglio dire che è con me tutti i giorni e dunque…….”Non omnis moriar”

  35. Frank ha detto:

    Ciao Mario, anche tu su questo blog. Condivido in pieno quanto scrivi ancheperchè, lo sai bene, l’ho vissuto in diretta ogni giorno.
    Ciao.