10 Ottobre 2006

Senza paracadute

Diario

In un mercato globale dove l’efficienza e l’attenzione al cliente sono le uniche armi per combattere, e se possibile vincere, l’Alitalia – in assenza di paracadute, come con sensibilità tutta aeronautica il Presidente Prodi ha fatto notare – sta prevedibilmente sfracellandosi al suolo. Quello che è strano è che nessuno, ma proprio nessuno, sogna di dire che come in tutto il parastato la nostra compagnia aerea è servita a fare migliaia di assunzioni clientelari che appesantiscono come una zavorra il conto economico dell’azienda. Nessuno dice che l’attenzione al cliente sui voli della nostra compagnia di bandiera è ampiamente sotto il levello di accettabilità. Nessuno ci fa sapere che sui voli business, gli unici voli dove si facciano veramente dei soldi, il passeggero è costretto ad una qualità del servizio da carro merci, cosicché il viaggiatore business che paga un biglietto migliaia di euro, se può, cerca di volare via qualsiasi altro scalo europeo pur di evitare le nostre verdi poltrone in cartone e il vergognoso bivacco della lounge di Malpensa. Al contrario: quello che leggo è che si fanno delle gran riunioni col governo, come se ignorassimo di essere parte dell’Unione Europea e di aver accettato precise regole a tutela del mercato e contro l’intervento della mano pubblica per la salvaguardia delle imprese nazionali. Nel frattempo l’azienda comunica di aver praticamente sollevato bandiera bianca (“a un maggior numero di ore volate corrisponderebbero maggiori perdite”. Traduzione: se fosse possibile preferiremmo cessare le operazioni di volo oggi stesso) e il sindacato, beato lui, si aspetta dal governo (dal governo!) “«come condizione indispensabile» per portare avanti il confronto, «iniziative concrete immediate vista la gravità della situazione». Ed in particolare «un pieno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali durante tutto il percorso della elaborazione delle linee generali di indirizzo strategico» ed «un intervento immediato per il riavvio dei processi produttivi e la guida delle operazioni»”. Praticamente una riedizione dell’autogestione di moda a Belgrado ai tempi di Tito. Fly Alitalia, Yugoslavian Airlines.

5 risposte a “Senza paracadute”

  1. Lina ha detto:

    Finchè la politica italiana userà l’arma delle assunzioni per ‘comprarsi’ i voti, la situazione sarà sempre peggiore. Alitalia deve trovare da sola la soluzione. Fare una fusione con un’altra compagnia aerea, anche estera, secondo me è l’unica strada che eviterebbe il totale fallimento della compagnia. La politica deve restare fuori dalle aziende private, che se la sbrighino da soli se ne sono capaci.

  2. Filippo ha detto:

    io ho gia’ messo lo spumante in frigo. Ad ogni parazienda italiana fallito stappo una bottiglia.
    Sopratutto perche’ e’ ora di finirla con aziende come alitalia e telecom, a cui paghiamo soldoni di servizi (scadenti ma monopolisti) e ci dobbiamo beccare pure la maleducazione dei loro assunti verso il cliente pagante.

  3. gabriele ha detto:

    L’Alitalia era già decotta intorno al 95-96. Ogni anno in più di sopravvivenza che le è stato assicurato è stato un grave danno per tutti. L’unica cosa che si sa di Alitalia all’estero è il significato dell’acronimo:
    Always Late In Take-off, Always Late In Landing.
    Tutto sommato, è una battuta indulgente, perché guarda a uno dei problemi minori dell’ignobile carrozzone. Vergogna.

  4. Gabriele ha detto:

    infatti la Sabena (acronimo di “Such a Bad Experience, Never Again) è fallita 🙂