9 Ottobre 2006

Martiri

Diario

Fa una rabbia stare in questo pease, e vederlo tentare in ogni modo di sollevarsi e poi prima Kozlov, e ora la Politkovskaya. Entrambi uccisi in circostanze neanche troppo misteriose per aver tentato entrambi di tirare fuori la Russia dalla melma, per aver creduto fino in fondo che questa potesse essere davvero una democrazia moderna, una democrazia civile. Non so perché, continuano a venirmi in mente l’Italia, il sud, la Sicilia.

5 risposte a “Martiri”

  1. Q ha detto:

    1) Queste cose mi preoccupano
    2) Voglio fare il giornalista

    1+2= non sono affatto tranquillo

  2. Antonello ha detto:

    non e’ che ti ricorda l’italia… tutto il mondo e’ paese. sei andato via di qui appena in tempo. almeno un mito ti e’ rimasto.

  3. galearda balda ha detto:

    ma non avrà ragione Luca Sofri quando dice che “è il compelanno di Putin e hanno ammazzato la Politkovskaya”???

  4. claudia ha detto:

    Non posso credere che tu abbia pensato che la Russia potesse essere una democrazia moderna e civile.
    A mio modestissimo parere, gli abitanti dell’ex impero sovietico sono caduti da una disgrazia all’altra, dal regime comunista, all’oligarchia violenta e corrotta della potentissima mafia sovietica.
    Quest’intreccio malsano tra istituzioni, servizi segreti e mafiosi non lascia intravedere nulla di buono per la maggioranza della società civile. Abbandonata al proprio destino, depredata del paracadute sociale fornito dall’ex regime, ora la stragrande maggioranza dei cittadini si trova in caduta libera verso povertà e insicurezze che sembravano in parte superate.
    Forse, quando pensavano di liberarsi del comunismo, i Russi non pensavano certo alla Sicilia degli anni ’50. Ma così è. O forse peggio.

  5. scalpha ha detto:

    Cara Claudia, le cose non stanno esattamente come le descrivi tu. Io vivo qui da un anno, e ogni mattina che il buon Dio manda in terra mi sveglio, esco di casa e vado a vivere e lavorare in Russia e circondato dai russi. Ed è per questo che posso serenamente risponderti che no: io non credevo e non credo che in questo momento la Russia sia una democrazia come dici tu “moderna e civile”. Ma credo negli sforzi che vedo fare da un sacco di gente, quella sì, moderna e civile.

    La “caduta libera” che tu descrivi, credimi, si è fermata su di un’enorme bolla di gas naturale che fa di questo paese una delle economie più aggressive del mondo. I tassi di crescita sono paurosi, e quando un’economia cresce, cresce anche il reddito della gente. E ciò in particolare (ed è questo che secondo me davvero distingue la Russia da altri paesi emergenti come il Brasile, la Cina o l’India) nel caso in cui quest’economia rampante si innesti su un sistema paese di enormi tradizioni culturali e con un efficientissimo sistema scolastico ed accademico. Nel caso tu non fossi mai stata da queste parti, ma non credo sia possibile a considerare la nettezza e definitività delle tue opinioni, resteresti stupita dal dinamismo di questa società.

    Ora questo non vuol dire di certo che ad un’economia che galoppa corrisponda una maturità delle istituzioni democratiche (anzi, l’esistenza stessa delle stesse non è poi così necessaria come ci ha ampiamente dimostrato l’esplosione del capitalismo alla cinese), ma certo il ritratto che tu fai di questo paese avrebbe avuto un senso dopo la dissoluzione dell’URSS, forse dopo la crisi del 98, ma francamente oggi suona solo come la ripetizione di una serie di luoghi comuni che la pubblicistica continua a riciclare basati sul solo punto di vista di quella generazione (quella dai 50-55 anni in su) che è rimasta orfana dell’Unione Sovietica.

    Se provassi ad intervistare qualsiasi studente della Moscow State University ti risponderebbe – in perfetto inglese – le cose che non son certo ti direbbe uno studente della Bocconi e cioè che: 1. qui non ci si sente affatto “abbandonati al proprio destino”, 2. che anzi a questo punto le migliori opportunità per crescere professionalmente ed economicamente sono a casa propria senza bisogno di emigrare all’estero, e 3. che vale la pena di lottare per fare del proprio paese una democrazia moderna e civile. Ci credeva anche Kozlov, ci credeva la Politkovskaya, e – vista la situazione da vicino – ci credo anche io.