14 Maggio 2006

La coraggiosa marcia del gambero

Diario

Ho ripreso per caso in mano una copia dell’Economist di un paio di settimane fa che avevo colpevolmente (o freudianamente?) trascurato, visto il titolo di copertina piuttosto inquietante: “Tragicomic Italy”. Le cose scritte nell’articolo all’interno sono sempre le stesse, si dirà. Ci si chiede però come mai dall’estero si dicano sempre le stesse cose sull’Italia e nessun segnale mai giunga dall’Italia, come se tra noi e la comunità internazionale esistesse ormai una specie di incomunicabilità, come se l’Italia e il mondo a cui pensiamo di appartenere fossero come una coppia in crisi, di quelle che parlano parlano senza ascoltarsi mai. Eccone un estratto… buona lettura.
…L’inoffensivo candidato alla carica di Presidente del Senato è un ex sindacalista democristiano, Franco Marini, che però affronta la formidabile sfida di Giulio Andreotti, un ottantasettenne senatore a vita che è stato primo ministro per sette volte tra il 1972 e il 1992. Il riemergere di Giulio Andreotti toglie il fiato: a parte l’età (la prima cosa che gli stranieri notano e l’ultima che notiamo noi – nota mia) è difficile pensare a qualcuno che rappresenti meglio quell’arte di mediare oscura e cospiratoria che ha caratterizzato l’Italia fino ai primi anni 90. Per di più, due anni fa la Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un tribunale d’appello che ha sostenuto che il Signor Andreotti “collaborava concretamente” (virgolettato nel testo) con la Mafia siciliana….
…L’aritmetica dice che il Signor Prodi ha una maggioranza al Senato di 158 senatori su 315… in una significativa anticipazione di ciò che lo aspetta, il Signor Prodi ha dovuto dedicare tempo prezioso questa settimana ad assicurarsi il sostegno della Suedtiroler Volkspartei, il partito che rappresenta la comunità germanofona del nord-Italia, e dell’unico senatore non schierato con alcuna coalizione, un ottantenne argentino che non ha mai vissuto in Italia dal 1952…
…Alla Camera, il centro-sinistra ha una più sana maggioranza di 66 seggi, ma la coalizione è legata al sostegno dei due partiti comunisti i cui massimi dirigenti certamente ostacoleranno ogni proposta rivolta a riformare il mercato del lavoro o ad incoraggiare ulteriori privatizzazioni. Il più forte dei due partiti comunisti ha 41 deputati e 27 senatori e non vi è dubbio che il suo leader, Fausto Bertinotti, vorrà farli pesare. Dopo le elezioni le attese erano che la presidenza della Camera andasse ai DS, il maggior partito della coalizione, e Massimo D’Alema, un esperto parlamentare ed ex primo ministro era la scelta più ovvia per la posizione. Ma il Signor Bertinotti ha deciso che il posto doveva essere suo e dopo il primo di una serie di scontri all’interno della coalizione dal momento delle elezioni, il Signor D’Alema – incoraggiato dal Signor Prodi – ha ritirato la sua candidatura. L’episodio mostra non solo il potere del Signor Bertinotti ma anche gli effetti perniciosi del proporzionale che ha indebolito i partiti grandi e rafforzato quelli piccoli che sono pronti a far cadere i governi piuttosto che a rafforzarli. Ancora una volta, questo ricorda in modo assai spiacevole il mondo prima del 1994 quando i partiti piccoli in Italia esercitavano enorme influenza attraverso la minaccia costante di abbandonare le coalizioni di governo.
In breve, in una fase storica in cui dovrebbe marciare coraggiosamente verso il proprio futuro, l’Italia sembra scivolare inesorabilmente verso il proprio passato. E questa è una preoccupazione anche più seria del persistente rifiuto del Signor Berlusconi di riconoscere la propria sconfitta elettorale.

2 risposte a “La coraggiosa marcia del gambero”

  1. Massimo Santi ha detto:

    Parli di incomunicabilità tra l’Italia ed il mondo e subito mi vien da pensare: se tu avessi pubblicato l’articolo in lingua originale, quanti l’avrebbero compreso. E se fosse stato scritto su un quotidiano?
    I perpetui contano anche su questo, sulla lama a doppio taglio del doppiaggio… un comodo e soffocante cuscino tra noi e il mondo.
    Forse non è questo il problema principale per il nostro paese, ma si comincia anche da qui: non rinfacciamo a Mr. B. la politica delle tre I ma diamole concreta attuazione, imponiamo alla Rai una programmazione completa di sottotitoli in lingua originale e in doppio audio, e chi più ne ha più ne metta!

    Ciao
    P.S.: bel libro, il tuo. non sarò d’accordo su tutto ma è senza dubbio stimolante!

  2. Riccardo ha detto:

    Ivan,

    forse il punto e’ che la nostra classe politica e’ fatta da una piccola oligarchia inattaccabile e refrattaria al cambiamento. Qualche giorno fa, ho letto la cronaca politica su Repubblica online. Se non avessi saputo la data, avrei facilmente scambiato quella cronaca per “un giorno nella vita del Pentapartito”, ovvero qualcosa che avveniva 15/20 anni fa. Stesse situazioni, stesse dinamiche, stesse parole e spesso le stesse persone… Per esempio, nessuno mi ha ancora spiegato la logica (politica, storica, personale, morale etc.) di candidare Ciriaco De Mita come capolista alla politiche in Campania… The (good) old days will never disappear?