20 Ottobre 2005

Che fine ha fatto Baby Ivan?

Archivio storico

Mi sarebbe piaciuto moltissimo svegliarmi lunedì mattina col 5% dei voti e poter telefonare al Professore dicendogli: “Caro Romano, congratulazioni per la tua vittoria. Abbiamo da governare questo paese, ora, per i prossimi 5 anni. Gli elettori mi hanno dato un mandato forte e chiaro: aprire l’Italia alle sue forze migliori, favorire il ricambio generazionale, salvaguardare la laicità dello Stato, rafforzare i diritti di cittadinanza, fare una politica estera di pace”.
Ahimé questa telefonata non è mai avvenuta. I miei 26.912 voti li ho presi non su un milione di votanti, come speravo e come tutti si aspettavano, ma su 4 milioni e 300 mila elettori, tutti molto decisi a dare un (sacrosanto) segnale al Cavaliere. Che fare dunque? Questa è l’amletica questione alla quale non può darsi una risposta se non passando prima per un’altra domanda che è la seguente: siamo o no, noi di “Io partecipo”, una risorsa per la coalizione? Può l’Ulivo servirsi della nostra capacità di mettere insieme 27 mila voti in poche settimane? Siamo una risorsa per i nostri temi, per il nostro modo di comunicare, per il fatto che la stragrande maggioranza delle persone dei nostri comitati locali ha meno di 30 anni, per la nostra presenza su Internet? Avessimo preso il 5%, beh, questo sarebbe stato chiaro. Con lo 0,6% lo è molto, molto di meno. Ed è questo che sto cercando di capire.
Ho detto dall’inizio che il mio obiettivo dopo le primarie sarebbe stato quello di poter continuare a dire le cose che dicevo in campagna elettorale. Subito dopo il voto, domenica notte, pensavo che non fosse possibile, che la sconfitta fosse talmente evidente che l’unica conclusione da trarsi era che il paese non sapeva cosa farsene di laicità, gioventù e diritti. In questi giorni di riunioni e di incontri a Roma mi pare invece che forse non tutto sia perduto. Mi pare che l’apprezzamento degli elettori, della politica e dei media per il nostro tentativo sia forte e non vada sprecato. Mentre leggevo il pezzo di Aldo Cazzullo sul Corriere di martedì pensavo tra me e me che per essere perdenti siamo almeno perdenti di successo.
Continuerò a lavorare in questa direzione per capire se c’è spazio per noi e per non sprecare il nostro sforzo. Vorrei poter ripartire dalle realtà locali: dare forza alla candidatura di Davide Corritore a Milano, far crescere i nostri comitati locali che hanno fatto un lavoro superbo e si sono conquistati visibilità in molte città e regioni d’Italia. E’ questo che sto facendo in questi giorni: tentare di capire dove possiamo andare seguendo le indicazioni di Gabriella Stanchina la cui email (nel mio post precedente) continuo a considerare un dono e un’illuminazione.
Nel frattempo stiamo per mettere un forum on line per poter discutere con tutti voi sul voto e sulle prospettive. Gianfranco Mascia sta anche lavorando per fare un’assemblea telematica utilizzando la stessa tecnica usata durante la webcena. Spero questo possa aiutarci a stabilire dove andremo, se sarà possibile andare da qualche parte.