1 Febbraio 2015

Foggia, the extraordinary commonplace

Appunti, Attualità, Cultura, Foggia, Governo Renzi, Meritocrazia

Solo qualche giorno fa il Governo, attraverso il Ministero dello Sviluppo economico, ha lanciato il bellissimo video che vedete qui sotto. “Italy, the extraordinary commonplace”, si chiama, e ricorda a tutti che il nostro Paese non è soltanto la terra del bel vivere. Al contrario, noi italiani siamo tra i migliori al mondo in settori che il luogo comune farebbe pensare lontanissimi dai nostri primati e dai nostri talenti: l’ingegneria aerospaziale, per esempio, o la nautica da diporto. Vale per l’Italia nella sua interezza e vale anche per il nostro mezzogiorno.

Da Foggia, e per la precisione dalla sua Università, viene in questi giorni una notizia molto importante. Niente a che vedere col cibo, col vino o col mare del Gargano. Né con il turismo religioso di Padre Pio o di Monte Sant’Angelo. Tutt’altro. Mi riferisco alla scoperta, fatta da un’equipe di medici del dipartimento di nefro-urologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” della Pentraxina 3, un marcatore tumorale in grado di predire la progressione del carcinoma prostatico. Se ho capito bene, in presenza di pazienti affetti da prostatite, saremo in grado, grazie al dosaggio di questa proteina immunoregolatrice, di ridurre le biopsie prostatiche necessarie a diagnosticare la neoplasia.

Il fatto che lo studio del team di ricercatori foggiani sia stato pubblicato integralmente su “Cancer research” testimonia della sua qualità e della sua importanza. Penso sia giusto congratularsi con i professori Giuseppe Carrieri e Giuseppe Grandaliano, coordinatori della ricerca, e con le sei donne ed i sei uomini che vi hanno partecipato (i cui nomi sono, merita farli tutti, oltre a quelli dei già citati coordinatori Carrieri e Grandaliano: Giovanni Stallone, Luigi Cormio, Stefano Netti, Barbara Infante, Oscar Selvaggio, Giuseppe Difino, Elena Ranieri, Francesca Bruno, Clelia Pratichizzo, Francesca Sanguedolce, Simona Tortorella e Pantaleo Bufo).

Una buona occasione per riflettere sulla qualità della ricerca italiana e meridionale, al di là dei luoghi comuni. Questi esempi di eccellenza planetaria vanno assolutamente incoraggiati e sostenuti. La presenza di così tanto talento, anche in un’ottima ma piccola università del mezzogiorno d’Italia, è il segnale evidente e incontrovertibile che il nostro Paese, tutto intero, ha le doti per essere un numero uno.