4 Gennaio 2014

La polemica sulle Unioni Civili

Attività parlamentare, Diritti, Laicità, XVII Legislatura

La soluzione che Renzi prospetta per le coppie gay e lesbiche in Italia non è avventata né pazzesca, è quella che vige da quasi 10 anni in Germania e in Gran Bretagna, ed è la più prudente di quelle che abbiamo sentito durante il dibattito congressuale del PD. Meno avanzata di quella spagnola, di quella francese, di quella portoghese e anche di quella argentina, ed è una proposta che ha il suo punto di forza nella sua stessa fattibilità: non facciamo il matrimonio perché ci vorrebbero forse decenni, facciamo allora le unioni civili. Ma subito.

Come spiego nella mia intervista su Repubblica di oggi, Alfano (con Sacconi, Formigoni eccetera) dovrà dunque farsene una ragione.

2 risposte a “La polemica sulle Unioni Civili”

  1. Eric ha detto:

    “Non facciamo il matrimonio perché ci vorrebbero forse decenni, facciamo allora le unioni civili ma subito”.

    Pur tenendo in considerazione le diversissime dinamiche che si sono verificate nei vari casi, non mi pare che all’Uruguay, all’Argentina, al Brasile, alla Spagna e al Portogallo siano serviti decenni. E tutti sappiamo che i paesi che ho citato hanno avuto i loro bei problemi in passato, e li hanno tutt’ora. Tra l’altro in quanto a cattolicesimo non hanno molto da invidiare all’Italia.

    Non è vero che servono decenni all’Italia. All’Italia servirebbe avere un partito di sinistra che sia veramente progressista. E, aggiungerei, servirebbe un segretario che sappia dettare una linea di uguaglianza dopo essere stato eletto con un programma di uguaglianza (cosa che ovviamente Renzi non è).

    Se in Italia non ci sono le condizioni affinché il parlamento riesca a votare il matrimonio gay, grande parte della responsabilità è del partito di cui fa parte (e degli antenati politici del partito stesso).

    Ora, visto che lei è persona intelligente ed acuta e vede dall’interno ciò che io vedo dall’esterno, mi aspetterei in primo luogo una ‘ammissione’ di questa responsabilità da parte della classe politica di cui fa parte. Mi aspetterei di sentire chiaramente che – se nel 2013 in Italia il matrimonio gay è ancora fuori discussione – questo avviene perché è fuori discussione nello stesso partito democratico. Cosa che considero vergognosa e che vi pone – generalizzo ben sapendo delle posizioni personali – in netto difetto rispetto ai partiti di sinistra di Portogallo, Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Irlanda, Argentina, USA, Uruguay e molti altri europei che non sto a citare.

    Quanta scarsa considerazione dell’apertura del suo partito deve avere, onorevole Scalfarotto, per ipotizzare anche solo in lontananza che possano servire ‘decenni’ affinché il partito di sinistra italiano giunga al livello attuale dei partiti di sinistra di tutta l’europa occidentale?

    Detto questo…lasciamo pure da parte l’analisi sulle motivazioni (quelle serie) sul perché oggi in Italia non ci siano le condizioni per il matrimonio gay. Concentriamoci su un altro punto.

    Lei ha visto vero quali sono state le reazioni della destra davanti alla proposta di Renzi? Ha udito le dichiarazioni di alcuni suoi colleghi come Patriarca, che dopo aver sottolineato che le coppie gay non dovranno avere “dignità” matrimoniale, si è comunque sprecato a ribadire – e non è l’unico – che ci sono altre priorità.

    Ecco. Come è possibile, umanamente parlando, che dopo tutti gli schiaffi in faccia ricevuti, ci sia ancora qualcuno, come lei, che ancora non chiede – con la dovuta e ormai naturale pretesa – l’uguaglianza piena.

    Sa come andrà a finire? Glielo prospetto io.

    Dopo aver notato, per l’ennesima volta, la timidezza del movimento LGBT e dei suoi rappresentanti nella società e nel parlamento, il fronte dei contrari ai diritti civili (ben sapendo comunque che la proposta tratta solo di civil partnership= si galvanizzerà come già sta facendo e lo farà tanto come se sul piatto ci fosse il matrimonio egualitario. Così, ancora una volta, dopo essere passati per deboli che non hanno né il coraggio né la forza né il sostegno civile per avanzare le proprie pretese…verremo ‘combattuti’ come se lo avessimo fatto, e verremo sconfitti sia sul piano pratico, sia su quello morale.

    Così come fu per i DICO tra il 2006 e il 2008. La stessa, identica, maladetta dinamica.

    Il tempo del matrimonio gay in Italia non sarà fra decenni e nemmeno nel 2014. Però si avvicinerà sensibilmente quando avrete capito che il primo passo essenziale da fare è smettere di farsi prendere per i fondelli accettando ‘mediazioni’ che sono proposte solo per ridere ancora meglio della vostra ingenuità. Ingenuità che davvero non mi spiego. E sebbene sia una critica feroce, lo dico col massimo del rispetto e del dispiacere.

  2. Francesco ha detto:

    Egr. Onorevole Scalfarotto,
    leggo con stupore e perplessità questo suo post che non trovo allineato con la sua intervista di ieri che ho letto su Repubblica. Ieri correttamente sollevava il tema dell’urgenza di un provvedimento sui diritti civili motivandolo con l’arretratezza dell’Italia di fronte a tanti (troppi!) paesi civili. Oggi gioca invece al ribasso cercando di giustificare la necessità di accontentarsi di un provvedimento di mero riconoscimento delle Unioni Civili senza puntare a risolvere definitivamente il problema della disuguaglianza di trattamento tra cittadini italiani sulla base delle preferenze sessuali. Francamente avrei compreso di più un discorso magari meno politico ma sicuramente meno ipocrita tipo “caro Alfano, se ci state facciamo con voi la riforma dei diritti civili per il riconoscimento delle coppie di fatto, altrimenti facciamo la riforma appoggiando le proposte di legge già presenti in Parlamento per la parificazione dei matrimoni alle coppie omosessuali: scegliete”. Capisco che la politica viva di mediazioni e compromessi, ma mai come di questi tempi ha anche bisogno di chiarezza e sincerità