12 Marzo 2013

Vicepresidente sì, ma volontario

Appunti

Un articolo on line di Christian Rocca su Il Sole 24 ore, dalla formulazione piuttosto fuorviante (poi rettificato dall’autore – qui la versione attuale – ma comunque ripreso da Dagospia), ha dato la sensazione che io abbia utilizzato il lavoro di collaboratori assunti a spese del Partito Democratico nello svolgimento della mia attività politica.

In realtà io ricopro il mio incarico di vicepresidente dell’assemblea a titolo gratuito, salvo i rimborsi delle spese vive di viaggio a piè di lista, e l’insostituibile Alberto Castoldi (chi lo conosce sa che ho ragione a definirlo così) che lavora con me non ha mai percepito alcun compenso dal PD.

Lo preciso senza nessun orgoglio, ma solo come un dato di fatto, poiché questa è stata la decisione del Partito nel mio caso.

Se infatti avessi percepito un regolare stipendio per il lavoro fatto in questi quasi quattro anni di viaggi continui e di incontri pubblici, anni in cui ho ovviamente e ampiamente anteposto la mia doverosa disponibilità verso i circoli di tutta Italia alla mia libera professione, non me ne vergognerei affatto.

Né avrei trovato sbagliato che il partito si fosse preso cura di Alberto, per esempio fornendogli le doverose assicurazioni infortuni che si devono a una persona che, tra le mille altre cose, porta in macchina in giro per l’Italia il vicepresidente del partito (e che invece ho stipulato a mie spese).

Lo dico perché, al di là di quale sia la fonte del finanziamento, che secondo me non dev’essere comunque né pubblico né a pioggia, è bene che ci ricordiamo che la politica 1. è indispensabile alla democrazia e 2. comporta dei costi, in alcuni casi anche equi e doverosi.

2 risposte a “Vicepresidente sì, ma volontario”

  1. AndreaB. ha detto:

    Caro Ivan,
    sacrosante parole quelle che dici. E proprio perche’ la politica ha bisogno di tanti soldi per funzionare bene, non vedo come si possa fare a meno del finanziamento pubblico.
    Lasciando per un attimo da parte il referendum degli anni novanta (non che non sia importante, ma lasciamolo da parte solo per facilitare il ragionamento) secondo me il finanziamento pubblico dei partiti e’ fondamentale cosi’ come lo e’ quello alla ricerca scientifica e all’educazione. In tutti i Paesi piu democraticamente avanzati esistono forme di finanziamento pubblico. Anche negli USA esiste il finanziamento pubblico e solo in particolarissime circostanze se ne e’ potuto fare a meno.
    Il finanziamento ai partiti in Italia pesa su ogni cittadino come il costo di un paio di caffe’ all’anno, all’incirca. E’ un costo tutto sommato piccolo (anche se molte persone pensano a chissa’ che cosa) ma fondamentale per far funzionare bene la politica.
    Il fatto che ci siano degli sprechi non puo del resto essere, secondo me, una buona argomentazione per togliere il finanziamento. Anche nella ricerca e nell’educazione ci sono degli sprechi ma nessuno, dal quel che ne so, si sognerebbe di azzerare i finanziamenti per la ricerca.
    Sono anche cosciente del fatto che qualcuno potrebbe non essere esaltato di usare i propri due caffe’ all’anno per finanziare La Russa. Ma lo stesso discorso vale per tutte le tasse, visto che le tasse possono essere usate per cose che ci piacciono o non ci piacciono.
    Non credo quindi che la politica possa funzionare bene senza finanziamenti pubblici. Non prenderei il caso di M5S in quanto penso che il M5S non faccia buona politica e in ogni caso e’ quella in cui ci troviamo una situazione particolarissima.
    Credo che l’abolizione di ogni forma di finanziamento pubblico favorirebbe i ricchi (… se non ci fosse stato il finanziamento pubblico Berlusconi avrebbe dilagato ancora di piu) e peggiorerebbe la nostra societa’.
    Anche se impopolare, penso invece che vada dato il messaggio che bisogna certamente lavorare per eliminare gli sprechi ma che il finanziamento pubblico non andrebbe ridotto.
    Questo e’ il mio punto di vista attuale che ovviamente potrei cambiare in futuro se mi rendessi conto che si puo veramente fare buona politica e ad armi pari senza finanziamento pubblico.
    Andrea

  2. Barbara ha detto:

    Caro Ivan ecco che succede con una politica che ha perso così tanta credibilità. Che persino tu finisci nel tritacarne e sei costretto a precisazioni. Non che tu non le dia volentieri, so quanta importanza dai alla trasparenza. Penso che un partito “casa di vetro” dovrebbe rendere pubblici lui in modo trasparente e comprensibile a tutti questi dati. So che ci sono buone ragioni teoriche per sostenere il finanziamento pubblico. Purtroppo tutti i partiti, il nostro non escluso, hanno fatto del proprio peggio e hanno reso indifendibile lo strumento. Come scriveva un paio di giorni fa Francesco Costa a questo punto l’unica soluzione è abolirlo, e magari fra qualche tempo, partiti riformati e regole nuove, stringenti e applicate, se ne può forse riparlare. Ma che la politica ora non dia la colpa al populismo se si trova in questa stretta, la dia a se stessa, perché ne porta ogni responsabilità.