5 Marzo 2012

Il giornalismo di domani

Appunti

I ragazzi della scuola di giornalismo “Walter Tobagi” mi hanno chiesto di dire la mia su come sarà il giornalismo di domani. Qui l’intervista.

Una risposta a “Il giornalismo di domani”

  1. Roel ha detto:

    Egr. Dr. Scalfarotto,
    ho seguito il suo intervento a “Otto e mezzo” e mi trovo d’accordo con lei e col deputato Rotondi contro la reintroduzione delle preferenze al singolo candidato. Della questione mi sono anche occupato in tempi non sospetti con un articolo di stampa ripreso recentemente dal giornalista Ainis sul “Corriere…” e che propongo alla sua attenzione.
    E’ meglio che siano i partiti a dover scegliere i candidati più idonei assumendosene la responsabilità, ma credo che per facilitare il ricambio e per evitare di darsi totalmente in mano alle oligarchie, necessiti un correttivo:
    liste compatibilmente aperte e il parziale sorteggio nell’assegnazione dei seggi, magari cominciando in via sperimentale dal basso(Circoscrizioni, Comuni, Province). Lei che gode del privilegio di far parte di un osservatorio autorevole, potrebbe farsi portatore di una tale proposta. Distinti saluti, Roel.
    GINEPRAIO DI PROPOSTE E CONTRASTI
    Il recente confronto-scontro tra le varie componenti partitiche nazionali sulla riforma elettorale continua a mobilitare politici, politicanti e politologi anche di rango,e ha provocato la formulazione di diverse ipotesi e proposte finora tutte provvisorie. Quello che emerge in tutta evidenza è che ognuno aspira ad un riforma su misura a tutela della propria formazione di appartenenza, cosa alquanto difficile da realizzarsi. Ma anche i tentativi di compromesso sembrano incamminati lungo un percorso irto di ostacoli. . Le preoccupazioni delle maggiori aggregazioni partitiche sembrano essere quelle di assicurare un drastico sbarramento ed il premio di maggioranza. Soluzioni queste ovviamente osteggiate dai partiti minori che rischierebbero di essere ridimensionati o di scomparire, certo con grave danno per il pluralismo democratico. Ma, al di là degli interessi di parte, si avverte l’esigenza del recupero di fiducia partecipativa contro le scelte dell’astensionismo di massa e della cosiddetta antipolitica, nonché di assicurare al Paese la governabilità. Condizioni queste,in assenza delle quali verrebbe messo in forse lo stesso “regime democratico”, tanto da risultare illusorio anche il rimedio di attribuire surrettiziamente il 55% di potere ad una qualsiasi forza minoritaria nel Paese, ma con un voto in più rispetto agli altri contendenti.
    In mezzo a questo ginepraio di contrasti e di proposte, può non risultare azzardata l’ipotesi profana dello scrivente, che, al di là e al di fuori degli schemi e dei formulari degli esperti, nutre la presunzione di cogliere un riscontro delle speranze e delle aspettative di larghi strati della popolazione, in una soluzione includente:
    1°-liste aperte fino ad un numero compatibilmente elevato di candidature, offrendo ai cittadini una più ampia e diretta partecipazione da protagonisti nelle consultazioni elettorali;
    2°-rigorose norme statutarie e/o legislative circa i requisiti necessari e qualificanti per l’esercizio dell’elettorato passivo, ivi compresa una maggiore conoscenza dei meccanismi riguardanti le rappresentanze elettive e i rapporti e gli equilibri dei poteri istituzionali, attraverso approfondimenti culturali di educazione civica, secondo la stessa raccomandazione del Capo dello Stato;
    3°-eliminazione del voto di preferenza al singolo, per porre fine al circolo vizioso e deleterio del clientelismo e della logica del “do ut des”, riducendo così anche le spese elettorali di milioni di manifesti e“santini” individuali, e ponendo fine agli accordi sottobanco del “voto di scambio”, con ambienti spesso malavitosi e deviati;
    4°-introduzione di un parziale sorteggio (30%?) nell’assegnazione dei seggi all’interno di ciascuna lista fra i candidati che hanno espresso liberamente la propria adesione secondando i propri orientamenti e vocazioni .Ciò comporterebbe il coinvolgimento della “società civile”e in parte una saldatura tra “paese legale e paese reale”, col vantaggio di rompere le incrostazioni e il consolidamento delle cordate di sostegno reciproco tra i soliti noti;
    5°-salvaguardia delle “candidature di bandiera” e di partito col sistema delle liste bloccate, la cui responsabilità politica non mancherebbe di avere il referente nel partito stesso;
    6°-programma elettorale che preveda l’impegno:a) di ridurre le spese e il numero delle rappresentanze elettive a tutti i livelli, centrali e periferici, procedendo al contenimento degli appannaggi, delle indennità e delle prebende, nonchè alla graduale e determinata eliminazione dei privilegi delle baronie e delle “caste”, inconciliabili per antonomasia con i principi di una democrazia matura; b)di portare avanti una politica occupazionale che valorizzi tutte le forze in campo, anche intellettuali, senza cedimenti agli egoismi di parte quando pretendono di sacrificare e mortificare la dignità dell’uomo e della persona in nome dei feticci della competitività e del profitto; c) di assicurare la massima trasparenza nel reclutamento del personale nelle pubbliche amministrazioni e consimili, attraverso concorsi che utilizzino strumenti di giudizio anonimi (quiz, griglie di domande, questionari, altro), comunque con procedure che garantiscano trasparenza e uguali opportunità anche a quanti sono senza “padrini”.
    Quanto alla pratica del sorteggio, non deve sorprendere più di tanto la sua introduzione anche nelle cariche elettive, dal momento che essa è già presente in diverse circostanze codificate e regolamentate, ancorché già introdotta, nell’antica Grecia, dai “padri fondatori delle moderne democrazie”, per la nomina delle varie “magistrature” e con verifica patrimoniale a fine mandato, proprio per rilanciare la partecipazione e rivitalizzare gli istituti democratici che rischiavano il collasso. Fu così che la governabilità divenne stabile, la partecipazione effettiva, e la cultura, le arti e le scienze raggiunsero livelli così alti che ancora oggi tutto il mondo civile ne è debitore. Ovviamente trattasi di proposte che nella loro formulazione sintetica e approssimativa, rappresentano un invito a riflettere, aperto ad ogni contributo migliorativo e di sistemazione organica, comunque salvaguardando l’ineludibile tendenza di trasformazione e di riscatto della Cittadinanza da una condizione di sudditanza escludente a quella di sovranità militante, sì come vuole la Carta Costituzionale.
    ( “Il Quotidiano di Calabria”- 30.1.2008)
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