18 Settembre 2010

Nascere pompieri e morire incendiari

Appunti, Attualità, Diritti

Molto divertente l’intervista in cui Franco Grillini mi offre lezioni di strategia politica. Voglio bene a Franco per quello che ha fatto da giovane, ma trovo veramente bizzarro che proprio lui che ha svenduto unilateralmente i matrimoni e le adozioni dal suo scranno di Montecitorio in nome del realismo, venga – oggi che è saltato su un nuovo, ennesimo carro politico – a dirmi di fare quello che non ha fatto lui quando avrebbe dovuto. Al contrario di quello che avviene di solito, Grillini che è vissuto pompiere, in tarda età è diventato incendiario. Meglio tardi che mai.

6 risposte a “Nascere pompieri e morire incendiari”

  1. Meursault ha detto:

    Dove per realismo si legga “baciapilismo interessato di chi costruisce le poltrone che lei, tra gli altri, occupa”.

    Le battaglie, Scalfarotto, sono solo per i lettori dei suoi libri? Gli e-lettori invece devono avere chiaro che il piglio nazista vaticano non solo non si combatte, ma nemmeno si contesta?

    Mille volte meglio il Papa e la sua chiarissima battaglia contro i diritti fondamentali. Lode al coraggio dei prelati che con fermezza non retrocedono di un passo e abusano della nostra costituzione e della pezzuola minima della laicità. Elogio della loro scaltrezza nell’abusare dell’invertebrata classe politica italiana. Onore e merito ai nemici, se gli amici sono come lei.

    Saluti

  2. Anellidifum0 ha detto:

    Caro Ivan, Franco dice il giusto. Quando si sta all’opposizione non è che si rinuncia a presentare la propria visione di mondo, né si gioca a ottenere il minimo del realismo, come se si fosse in un governo di coalizione con pareri diversi.

    Al contrario, si deve lottare per impegnare la propria parte politica a chiedere il massimo quando si è all’opposizione, anche sapendo che poi in Parlamento non ci sono i numeri. Ma sarà stato un fondamentale precedente, nel caso di ritorno al governo, per costringere la propria parte politica a non fare la strategia del gambero quando i numeri saranno favorevoli.

    Non è un caso che IDV appoggia il matrimonio fra coppie dello stesso sesso da alcuni anni. Non ci sarà mai un governo monocolore IDV purtroppo, però se mai ci fosse io so che avremmo una legge in stile Spagna, su quel tema. Perché mi fido della parola di Franco, per dirne uno. In caso di (altrettanto improbabile) governo monocolore PD, nessuno – nemmeno tu – può dire che tipo di legge ci sarebbe (se mai ce ne sarebbe una) sui diritti civili delle persone LGBT.

    Questa è una immane differenza politica fra IDV e quel che resta del PD.

  3. Grillini ha detto:

    Caro Ivan, permettimi di essere del tutto in disaccordo con le tue affermazioni. Si può essere in dissenso senza beccarsi del venduto o del rinunciatario o dello svendente? Si può discutere di un argomento senza sentirsi dire taci tu che sei cornuto? E se anche fossi cornuto che c’entra con l’argomento di oggi? In ogni caso non ho svenduto un bel nulla e ti sfido una volta per tutte (amoravolmente e pacificamente) ad una discussione pubblica sulla politica lgbt praticata in passato che se non altro ci aveva messo al centro dell’attenzione politica e del favore dell’opinione pubblica. Sul Pacs che tu hai tanto detestato abbiamo costruito grandi manifestazioni ed ottenuto un enorme consenso cosa che non è più avvenuta in seguito. Nel merito di oggi non capisco proprio la polemica verso l’Idv che ha lasciato fare alla Concia quello che voleva con il risultato che si è visto un anno fa: l’approvazione della mozione di incostituzionalità di Vietti Udc contro la norma sull’aggravante. La perplessità era generale, i nostri giuristi avevano bocciato la norma, ma eravamo stati tutti zitti zitti. Il risultato è stato un immane disastro. La Concia al Tg1 di quel triste giorni disse che non si riconosceva più in “questo Pd” che aveva gestito con i piedi i lavori parlamentari. Ora si vorrebbe ricominciare da capo con la stessa norma e con lo stesso rischio. Liberi di farlo, liberi noi di dissentire. E’ lecito dissentire? O il Pd pretende di avere sempre ragione e gli alleati servono solo per far numero? L’arroganza stalinista con cui avete accolto la legge dell’Idv mi fa paura. Ho l’impressione tra l’altro che sparare sull’idv sia stao un modo per parlare a suocera perchè nuora (le associazioni) intendano. Non è un bel modo di far politica e comunque non è il mio. In ogni caso ti ringrazio del benvenuto tra gli incendiari, spero che tu non abbia fatto il contrario e non ti sia scritto all’ordine dei pompieri.

  4. Luigi Iannello ha detto:

    Penso che fondamentalmente, come già detto davanti alla platea il 17 Maggio 2010 e lo stesso Grillini, in Italia non vedremo mai la luce, cioè approvazioni di qualsiasi forma giuridia di unione fra persone dello stesso sesso, o, leggi che aggravano i reato di omofobia, proprio perché gli esponenti, la maggior parte delle varie associazioni omosessuali, non prendono di petto e affrontino con serietà, senza contrapposizioni, che da un mio punto di vista non sono dettate da diverse ideologie ma solo nel non attrarsi sessualmente o per rifiuti di uno verso l’atro, il mandante di tutte le omofobie nel mondo, cioè il vaticano. Quando le associazioni omosessuali criticheranno aspramente gli omosessuali che dalla parte del Demonio, secondo il credo cattolico, cercano costantemente che 2000 anni di storia cristiana, si abbassi ad accettare il Demonio dentro la chiesa, dicendo che dio ama i gay, forse una piccola luce all’orizzone si potrà intravedere. razionalismo.

  5. scalpha ha detto:

    Caro Franco,

    Credimi, non c’è nulla di personale nella mia posizione: al contrario, il tuo coraggio nell’esporti e diventare un’icona delle battaglie omosessuali in Italia in anni in cui non esisteva nulla se non lo stigma contro di noi, è merito per il quale bisognerebbe farti un monumento. Detto questo, è veramente difficile reprimere la sorpresa e un minimo di sarcasmo oggi che ti leggo rispondere a un giornalista, riferendoti a me e al mio partito, che “…il minimalismo è una strategia che ha avuto un esito DI-SA-STRO-SO, e voglio che lo scrivi con i trattini fra le sillabe”.

    Questo è un paese nel quale la politica ci ha abituati a sostenere tutto e il contrario di tutto a giorni alterni. Tuttavia io credo che oggi, che come responsabile dei diritti civili dell’Italia dei Valori sponsorizzi una linea politica che strumentalmente distrugge il lavoro di tessitura che con pazienza certosina Paola Concia ha fatto in un parlamento dominato dalle destre, non si possa dimenticare cosa dichiaravi tu da deputato quando al governo c’eravamo noi e avremmo dovuto approfittare (allora sì!) di quel momento favorevole per ottenere finalmente i nostri diritti come nel resto d’Europa.

    Un paio di esempi per tutti. Lettera a L’Unità del 1° settembre 2006: “…Proprio perché conosciamo l’arretratezza di gran parte della classe politica e non cerchiamo prove di forza, ma ci interessa invece fare ogni giorno un passo avanti, magari piccolo ma chiaro, nella direzione di un’Italia più civile, noi abbiamo proposto una terza soluzione ancor più moderata, la più moderata fra quelle adottate dai paesi che hanno legiferato in materia.” Intervista al Corriere della Sera del 14 marzo 2007, con un bel titolone, “Grillini: noi gay non chiediamo matrimoni né adozioni”: “«Francamente non capisco perché nell’ Unione ci si debba scontrare su un tema che non esiste come quello del diritto di adozione da parte delle coppie omosessuali». Chi parla non è un teodem né il ministro ex democristiano Clemente Mastella ma Franco Grillini, deputato Ds e leader storico dell’ Arcigay, punto di riferimento storico di qualsiasi battaglia omosessuale legata al costume italiano. In che senso «il tema non esiste», Grillini? «Vede, la vera politica è l’ arte del possibile, cioè di battersi per ciò che è veramente raggiungibile. Dunque non comprendo perché si debba ficcare la testa nel cappio per un argomento come minimo non maturo»”.

    Il problema ora non è che tu fossi prudente, anzi prudentissimo, come deputato. Il problema era che la tua strategia “minimalista” si innestava dentro a un profondo conflitto di interessi che io credo sia stato il vulnus della tua politica ieri da “pompiere” come oggi da “incendiario”. In quanto presidente onorario di Arcigay e al tempo stesso parlamentare della Repubblica i titoli delle tue interviste rappresentavano all’opinione pubblica una situazione completamente distorta ed ingannevole. “Noi gay non chiediamo i matrimoni o le adozioni”. Sbagliato, caro Franco, perché alcuni gay volevano sia gli uni che le altre. L’unica cosa che avresti allora potuto legittimamente dire nel tuo ruolo di parlamentare era: “Noi DS (non “Noi gay”) non vogliamo i matrimoni e le adozioni per i gay”, mentre come presidente onorario di Arcigay mi sarei aspettato che dicessi: “Noi gay pretendiamo i matrimoni e le adozioni, perché siamo cittadini come gli altri”. Invece questa doppia fedeltà comportava che il tuo ruolo di parlamentare, come tale legato alle politiche e alle posizioni di un partito, valesse nella percezione della pubblica opinione come una rinuncia collettiva ai propri diritti da parte degli omosessuali italiani che passavano così per coloro che non aspiravano all’uguaglianza. Che infatti, guarda caso, non hanno mai ottenuto. E vogliamo far credere allora che sia tutta colpa della Chiesa Cattolica?

    A questo errore epocale, che ha privato per di più il movimento gay italiano dei denti necessari ad azzannare le parti politiche di ogni colore (se il presidente onorario di Arcigay è deputato di uno schieramento come si fa a trattare credibilmente con l’altro schieramento quando il presidente onorario di Arcigay è parte integrante dell’opposizione? Tratta da rappresentante dei gay o come rappresentante dell’opposizione?) oggi ne aggiungi un altro, di uguale gravità.

    Perché, vedi, la tua tardiva conversione al massimalismo accade con modalità radicalmente errate, nel metodo e nella sostanza. L’Onorevole Concia ha provato ogni strada, in questa legislatura dominata dalle destre, per portare a casa diritti per le persone GLBT. A partire dall’estensione della legge Mancino di cui ora vi ricordate anche voi. Paola ha tessuto rapporti, ha tastato il terreno, ha provato a portarsi dietro il suo partito e la maggioranza, ha provato a portarsi dietro anche l’IdV che ha brillato per la sua assenza: uno sforzo testimoniato dal fatto che la presidente della Commissione Giustizia, Giulia Buongiorno, l’ha nominata per due volte relatrice del provvedimento. Paola ha fatto questo al di là delle sue opinioni personali e – al contrario di quanto accadeva nel tuo caso – senza la pretesa di rappresentare tutti i gay italiani, anzi: sottoponendosi al giudizio, anche molto critico come in questo caso, delle associazioni GLBT. Si può essere d’accordo o in diasccordo con lei, ma Paola ha provato comunque oggettivamente ad allargare la sfera dei diritti gay in Italia, assumendo su di sé la responsabilità delle sue scelte politiche e non riflettendole sulla nostra comunità nella sua interezza.

    Già, perché una cosa è la politica, una cosa è il movimento. Il problema è che tu che bagnavi le polveri al movimento quando parlavi a suo nome essendo deputato, e oggi che sei un politico bagni le polveri alla politica mettendo a rischio la legge sull’aggravante omofobica che potrebbe essere approvata già in questa legislatura. Perché se è vero che la legge che voi proponete oggi è in via puramente teorica più avanzata della nostra (e infatti Paola Concia ha provato a farla approvare), è vero anche che con la nostra si può, trovando un’intesa possibile anche con la parte del centrodestra più attenta ai diritti civili che oggi esiste ed è visibile in Parlamento, proteggere finalmente le persone GLBT quanto meno dagli attacchi fisici motivati dall’omofobia.

    Questo senza rinunciare ai nostri obiettivi, alti, difficili, ambiziosi. Provare a cambiare il paese, portarlo su posizioni europee, fare in modo che nella prossima legislatura si possano approvare davvero leggi di livello internazionale: matrimonio, adozione, uguaglianza. Quello che (finalmente!) oggi Arcigay chiede a gran voce insieme a tutte le lesbiche e i gay italiani. Obiettivi che sono miei da quando mi sono affacciato alla politica, cinque anni fa, e rientravo da un paese nel quale ero cittadino a diritti pieni verso il mio paese nel quale nemmeno l’Arcigay e il suo presidente onorario che sedeva in Parlamento chiedevano diritti pieni per me.

    Facciamolo pure questo dibattito a cui mi inviti. Chissà che non riusciamo a trovare il bandolo della matassa e a capire un po’ meglio le ragioni per cui l’Italia è l’unico paese in cui – dopo tutto questo lavoro e tutto questo tempo – i gay, le lesbiche e le persone trans non contano ancora proprio niente.

    Un saluto, credimi, affettuoso.
    Ivan

  6. Grillini ha detto:

    Caro Ivan, ti ringrazio per la proposta di monumento, ma preferisco una più sobria e veritiera ricostruzione storica che riconosca meriti e difetti senza recriminazioni come è giusto fare quando si parla del passato. Come giustamente dici tu non eri in Italia e sei tornato “solo” da 5 anni e trovo pertanto poco onesto spulciare una gigantesca rassegna stampa ed estrapolare due o tre frasettine del tutto fuori contesto per lanciare l’accusa di alto tradimento. Visto che non eri in Italia ti informo che riuscire ad imporre ad un movimento su posizioni assai radicali dal punto di vista ideologico la tematica dei diritti delle coppie omosessuali è stata un’autentica impresa. Al congresso fondativo dell’arcigay nel 1985 dovetti minacciare le dimissioni perché l’assemblea dei delegati non volva introdurre nella piattaforma quello che allora (25 anni fa, cioè un quarto di secolo fa) chiamavamo “riconoscimento legale delle convivenze di fatto”. Il tema era considerato così spinoso che i partiti di sinistra ci dissero che era impossibile legiferare in materia. Per tutti gli anni 80 e 90 l’arcigay subì una violenta contestazione da “sinistra” di settori del movimento che ci accusavano di familismo, di intesa col nemico, di copiare modelli eterosessisti, di voler riprodurre la famiglia tradizionale abdicando al nostro ruolo di “trasgressori” e di produttori di “scandalo” e contraddizioni nel sistema e ovviamente che la “famiglia borghese si abbatte e non si cambia”. Alcuni per ostacolarci nella battaglia sui diritti delle coppie gay fondarono addirittura un’organizzazione nazionale che aveva lo scopo di contestare all’arcigay l’egemonia sul movimento e imporre una nuova linea: quella dei diritti individuali contrapposta a quella che metteva al centro la coppia omosessuale. Poi ovviamente eravamo mazzolati anche dal solito vaticano, dai partiti di destra e da pezzi dei partiti di sinistra. In queste condizioni siamo riusciti con la battaglia del pacs ad imporre la questione dei diritti delle persone lgbt al centro dell’attenzione politica, a raccogliere il consenso dell’opinione pubblica e ad avere un ruolo politico che non abbiamo più avuto da quando il movimento ha abbandonato la centralità della lotta per i diritti delle coppie omosessuali. In ogni caso sono questioni distinte, discutere di una vicenda dell’oggi contestando il passato mi sembra un esercizio assai poco produttivo. Discutiamo serenamente del passato di cui posso raccontarti mille altri particolari che tu non essendo in Italia in quel periodo non conosci (un esercizio di umiltà verso chi è rimasto qui a lottare non sarebbe male).
    Sulla questione in discussione oggi non c’è molto da dire perché il problema è di una tale semplicità che è persino disarmante e si pone prima di tutto come questione di “tecnica parlamentare” prima ancora che come questione prettamente politica. Se tu tenti una strada e quella strada si dimostra fallimentare nel senso che ti fai bocciare una norma dopo aver gestito coi piedi il dibattito in aula (giudizio non mio soltanto ma di tutti, compreso l’on Concia, vedi sue interviste a caldo a tutti i tg esistenti in Italia) trovo demenziale ripercorrere la stessa strada. Oltretutto proprio in questi giorni la destra ha già detto che non voterà la norma suddetta quindi, come volevasi dimostrare, non c’è trippa per gatti. Meglio, e lo dico da esperto di lavori parlamentari, sul piano squisitamente tecnico, insistere sulla legge cara alle associazioni. Detta legge è stata votata da un deliberato congressuale all’unanimità; trovo quindi bizzarro che si accusi il sottoscritto e l’Idv nel momento in cui si difende e si ripropone proprio la legge cara all’intero mondo associativo lgbt italiano. Sbagliamo tutti? Forse, chi lo sa? Io non ho convinzioni così granitiche come te e come gli altri amici del pd. In ogni caso, lasciamelo dire, l’accusa di conflitto di interessi è decisamente ridicola perché io non ho più incarichi operativi nell’arcigay dal 1998, da ben 12 anni. Piuttosto il tema è quello di uno stile di lavoro; quando ero parlamentare in carica non andavo nemmeno al cesso senza sentire le associazioni e non facevo nulla ma proprio nulla che non fosse gradito e/o condiviso dalle associazioni stesse. Io mi considero un politico omosessuale e non un omosessuale che fa politica e ne sono piuttosto orgoglioso anche se so che su questo le tue e le mie posizioni sono in netto contrasto. Per me la politica omosessuale ha la stessa dignità della politica eterosessuale. Mi fanno pena coloro che per es dicono “non sono uno scrittore gay” ma un gay scrittore perché la scrittura è universale e non si definisce perché “definirsi è limitarsi”. Ebbene sì, io mi definisco, e stavo nel parlamento per fare gli interessi della comunità lgbt. Il ruolo di presidente onorario (peraltro di fatto abolito con lo sdoppiamento del penultimo congresso) è puramente onorifico, è un titolo relativo al riconoscimento della militanza e del ruolo avuto in passato come dice la parola stessa. Per cui ti pregherei di non tirar fuori argomentazioni del tutto prive di alcun fondamento.
    In attesa di una discussione pubblica sul passato e sul presente ti saluto caramente e con affetto
    Franco Grillini