27 Gennaio 2010

Alberi

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Solo qualche giorno fa, a Milano, sono andato alla scopertura della lapide posta sui muri dell’Ex Albergo Regina, un palazzotto nel pienissimo centro di Milano, a due passi appena da Palazzo Marino, che nel ’43 divenne il quartiere generale nazista delle SS. La giornata glaciale di certo non invogliava a stare all’aperto: eppure un folto gruppo si era radunato ai piedi della lapide: era lì per ricordare, com’è scolpito in quella pietra, “antifascisti, resistenti, esseri umani”. Esseri umani: persone, uomini e donne uccise, recluse, torturate, in nome di un’ideale malato e folle. Le persone dalla cui viva voce possiamo ascoltare queste allucinanti, tremende testimonianze saranno sempre meno presenti nel futuro. La responsabilità ricade ora e ricadrà sempre più forte su tutti noi, sulle persone a cui sta a cuore vivere in un mondo civile. In una società che abbatte i muri della diversità, che lotta per garantire a tutti le stesse possibilità, che si basa sul rispetto e l’accettazione reciproca. Che sta attenta alle parole che pronuncia, anche, perché in questo nostro benedetto Paese abbiamo completamente perso il senso delle cose che diciamo. Che fa in modo che ciò che differenzia ogni individuo dall’altro non sia più assunto a criterio di giudizio, di inferiorità o superiorità. Solo in questo “buon terreno” potremo far crescere alberi sani e robusti. Uno di questi, quello con il tronco più saldo al terreno sarà quello della Memoria.