12 Dicembre 2009

Il razzismo tra noi

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Ancora abbastanza provato dalla discussione sul razzismo a Exit con il Senatore Castelli, questa mattina sul volo per Bruxelles mi sono trovato in prima pagina di Repubblica la lettera di un italiano dalla pelle nera che racconta cosa concretamente comporti nella propria vita quotidiana essere nero e italiano. Sono sicuro che anche quelli di noi più aperti e pronti ad immedesimarsi abbiano fatto fatica ad arrivare in fondo alla lettura di un documento così scioccante e crudele eppure così purtroppo verosimile. Ma le cose si stanno complicando, in modo strisciante. Ieri mattina sono stato al Liceo Tito Livio di Milano con i ragazzi in autogestione a parlare di diversità. A un certo punto un’italianissima ragazzina con un cognome slavo, di quelli così tipici in Friuli e nella Venezia Giulia ha detto davanti a tutti i suoi compagni che in più di un’occasione si è accorta che il suo cognome poteva essere fonte di equivoci e di situazioni sgradevoli, come finire regolarmente in coda durante un’attesa al pronto soccorso. E così mi è tornato immediatamente in mente che anche a Federico, che ha anche lui un cognome slavo, una volta un tassista ha raccomandato di italianizzarlo ogni qual volta avesse dovuto prenotare un taxi al telefono per evitare problemi. Nessuno è al sicuro.

Una risposta a “Il razzismo tra noi”

  1. LuciaB. ha detto:

    Pare che il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, si sia indignata per ciò che viene raccontato nell’articolo di cui parli, e abbia dichiarato che “Ogni forma di discriminazione è assolutamente inaccettabile ed è tanto più grave se viene commessa da un dipendente pubblico.” Ha anche ricordato che “Il primo modo per cancellare questi episodi di razzismo, o più spesso di semplice ignoranza, è denunciarli, segnalandoli alle autorità competenti”.
    Come si fa a non essere d’accordo? Visto che, come ancora ci ricorda, esiste ed è stato potenziato l’Unar, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali con un numero verde proprio per le segnalazioni (800901010), suggerisco che tutti, ma proprio tutti coloro che trovano disdicevole o ributtante ogni episodio di razzismo, chiamino il numero per riportare tali episodi e denunciare dipendenti pubblici che tengono atteggiamenti razzisti, a cominciare dai nostri ministri e parlamentari. Per esempio quelli che chiamano persone dalla pelle nera “bingo bongo” (http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/politica/immigrazione3/casemilano/casemilano.html),
    o che li chiamano signori abbronzati (prima del famoso complimento di Berlusconi a Obama [http://www.corriere.it/politica/08_novembre_06/berlusconi_obama_abbronzato_141c1e10-ac16-11dd-9d45-00144f02aabc.shtml] c’era già stato Calderoli con Rula Jebreal: http://www.emmabonino.it/press/about_emma_bonino/3451),
    o che ritengoni essere napoletano un tratto chiaramente negativo (http://periodicoitaliano.info/2009/06/05/roberto-calderoli-eccezionale-prestigiatore-del-razzismo/), o che dichiarano guerra all’ananas perché è extracomunitario (http://razzismoitalia.blogspot.com/2008/12/dopo-la-guerra-delle-banane-il-leghista.html),
    o mettono fuori legge cibi “etnici” (?) perché etnici (http://www.ecoblog.it/post/7732/zaia-bravo-il-sindaco-di-lucca-a-vietare-il-kebab-e-si-pensa-di-estendere-il-divieto-anche-alla-lombardia)….
    Ce lo chiede il ministro per le pari opportunità.