8 Luglio 2009

Incartati

Uncategorized

Il mio amico Diego Bianchi, in arte Zoro, riduce su Repubblica i piombini e tutto il piombiname all’essere parte di una “nuova generazione” e dice che ci vorrebbe più integrati nel partito. Gli risponde bene Pippo Civati spiegando che noi non veniamo dalla luna ma appunto dal PD – o per essere più precisi dalla fanga, tanto per restare nel lessico zoriano.

Dalla “Fanga-Italia”, aggiungerei io, quell’Italia che sta evidentemente molto più avanti (o che è molto più nuova, se proprio vogliamo farne una questione di novità) di quanto ci racconti Pierluigi Bersani che ieri – proprio da Zoro, ironia della sorte – si è un’altra volta incartato su diritti e famiglie, come da vent’anni si incarta su questo tema tutto il centrosinistra in Italia.

18 risposte a “Incartati”

  1. Kay ha detto:

    Insomma, per quanto riguarda Bersani e le sue dichiarazioni, rappresenta perfettamente una certa parte di sinistra, quella parte che mi fa venire in mente l’inflazionata scena di non-mi-ricordo-quale film di Moretti, dove dice a D’Alema “dì qualcosa di sinistra…dì qualcosa!!”

    Al di là di questo, a parte le posizioni condivisibili di Marino su eutanasia e testamento biologico, sul discorso diritti per noi omosessuali? in rete non riesco a trovare niente di concreto. Ivan puoi aiutarmi tu? perchè se oltre alle buone qualità che il candidato sostenuto da voi piombini ha già dimostrato di avere prende una posizione chiara, netta e precisa di apertura al matrimonio omosessuale davvero mi tessero. e mi impegnerò anche per farlo votare.

  2. scalpha ha detto:

    L’intervento di Ignazio Marino al Lingotto risponde alla tua domanda.
    http://www.youtube.com/watch?v=a5kN5rvUZ78
    Ivan

  3. Saverio Fulci ha detto:

    Di fanga fu fatto l’uomo. E noi ci faremo il nuovo partito.

  4. Enzo Lodesani ha detto:

    Perchè sì a Marino.

    Non ho risparmiato le critiche ai “giovani” piombini. Lo facevo perché li vedevo sordi alla richiesta di assumersi direttemente la responsabilità di “contendere” l’attuale leadership del PD che è responsabile di aver costruito una creatura malata e di aver consegnato il paese alla cultura del berlusconismo. Dopo il Lingotto le cose sono cambiate. La scesa in lizza nella corsa congressuale di Ignazio Marino ha dato la possibilità ad una parte dei piombini di mettersi in gioco a fianco del professore. Questo ha consentito ai piombini di impegnarsi in prima persona e a Marino di rafforzare l’immagine di “freschezza” e di “novità” di cui è portatore. Al Lingotto era stata ribadita la necessità di contenuti che dessero riconiscibilità al carattere del PD e Marino ha dato sponda a questa esigenza. Lo stesso Marino, grazie al suo curriculm politico e professionale, interpreta molto bene quello che dovrebbe essere il carattere del PD cioè: Un partito riformista, laico, radicale sui principii e sui diritti, progressista in economia in nome del valore della solidarietà.

    Certo alla presentazione della candidatura dovrà seguire la definizione di una piattaforma più ampia. Ma sarebbe utile a Marino se questa piattaforma fosse coerente con lo stile di cui è portatore : l’essenzialità e la capacità di parlare con parole semplkici di questioni importanti. Allora credo che una paginetta che racchiuda il pensiero del candidato sarebbe essa stessa una dimostrazione di positiva novità.

    Le regole congressuali sono costruite per impedire “sorprese” e sarebbe ingenuo non tenere conto di questa difficoltà, tuttavia è possibile utilizzare gli spazi ridotti che lo statuto offre per “contendere” la leadership.

    E’ possibile farlo se Ignazio Marino terrà fede con coerenza ai propositi di innovazione della cultura politica e della propopsta programmatica. Marino ha giustamente richiamato l’esigenza che il partito alle discussioni faccia seguire la decisione: ” il sì sia si, il no sia no”. Cioè il PD si riappropri del coraggio delle “scelte”. Giusto confronto e giuste discussioni non devono impedire la scelta, e quindi la definizione del proprio carattere. Allora mi permetto di invitare Marino e tutti quelli che lo seguono a tener fermo questo punto. Ciò potrà consentire di parlare con una voce sola, potrà rendere riconoscibili i “piddini”, potrà, in altre parole, ridare le motivazioni dell’appartenenza ad un progetto politico.

    Le elaborazioni, le proposte “riformiste” dentro al PD non mancano. Non è che ci sia molto da inventare in questo senso: c’è, appunto, da scegliere, e mi sembra che tra Marino, i piombini che hanno deciso di sostenerlo e tanti iscritti ed elettori ci sia una converegenza “riformista” che sta benissimo dentro alle “parole di Marino”:

    “Sognamo un’Italia diversa, crediamo nella cultura del merito, nella laicità della Stato, nella solidarietà, nel rispetto delle regole, nei diritti uguali per tutti, vogliamo liberare le energie migliori di questo paese e creare una squadra di persone che diano voce, forza, concretezza alle nostre idee”.

    Per fare questo che partito serve?
    Serve un partito degli elettori, che ad essi si rivolge e che da essi attinge forza. Serve un partito aperto alla partecipazione, alle discussioni e alle scelte, e i cui referenti non siano gli organismi interni.
    Serve un partito che premia il merito, rimettendo il giudizio su di esso agli elettori; di conseguenza serve un partito che mette al primo posto il valore della “responsabilità”.
    Seve un partito fatto di chiarezza e trasparenza, e dove la “militanza” si trasforma in partecipazione al raggiungimento di un risultato e dove il cittadino esercita il proprio civismo. Non so ancora cosa pensa Marino su questo aspetto, ma credo che la sua cultura politica e civile lo porti inevitabilmente lontano dai modelli di partito del Novecento, e più vicino ad una idea di partito finalizzato a costruire ipotesi di governo del paese (locale e nazionale). Un partito così è inevitalbilmente “a vocazione maggioritaria”, cioè motiva se stesso con un progetto di cambiamento del sistema politico; questo rappresenterebbe l’uscita definitiva dalla prima repubblica e l’ingresso in un moderno sistema di alternanza che fa perno sulla responsabilità e non sulle tattiche, sull’alternativa e non sulle maggioranze variabili, sulla partecipazione e non sulla delega incondizionata ai “professionisti della politica”. In altre parole, vedo la candidatura di Marino come vero passo verso la modernizzazzione del paese.

    Dal Lingotto veltroniano del 2007 ad oggi il PD ha sofferto di una malattia autodistruttiva, e bisogna avere il coraggio di dare nome e cognome a questa malattia: “gattopardismo”. Cioè, un’apparente trasformazione senza che si attui un vero cambiamento. Il primo portatore di questa malattia è il gruppo dirigente che pretende – malgrado gli errori commessi – di continuare ad essere protagonista e guida del PD. Non si tratta di discutere su chi è vecchio e chi è nuovo, si tratta di essere conseguenti rispetto a ciò che si sostiene: merito, responsabilità, capacità, sono concetti da cui non può che discendere un’analisi severa verso chi ha fallito il compito di costruire un PD competitivo e forte nella società.

    Allora è da questa chiarezza di analisi e dal fatto di essere portatori di una storia personale diversa (“innocente” rispetto alle vicende politiche dell’ultimo quindicennio) che Marino e gli altri possono rivolgersi agli elettori per chiedere il sostegno a questo progetto di (ri)nascita del Pd e di futuro per il paese. Serve quindi che tutti gli elettori che in questi anni hanno sperato prima nell’Ulivo, poi nella nascita di un partito riformista e laico escano dall’angolo della disillusione per scendere direttamente in campo. Gli angusti spazi che riserva ai cittadini lo statuto del PD potranno essere allargati fino a far crollare le resistenze conservatrici se, ad iniziare dal fare la tessera del PD, sosterremo Ignazio Marino in questa battaglia per appropriarsi del futuro.

    Da parte mia non mancherò di iscrivermi e di dare il mio modesto contributo.

  5. francesco ha detto:

    bellissimo!! noi questo partito lo faremo di fanga e calcinacci, di sassi se ci daranno sassi, di briciole se ci lasceranno solo le briciole. bravo saverio

  6. Gianni ha detto:

    Non mi sembra affatto incartato, Bersani. Ha detto esattamente questo: “si alle coppie di fatto, no alle adozioni gay”. Mi sembra una affermazione e una posizione di una chiarezza cristallina per coloro che avessero da contrapporgli argomenti, anziche’ borborigmi, scomuniche o polveroni.

  7. rossi ha detto:

    Ha ragione gianni. una risposta chiara e semplice, che magari tu non condividi, ma chiara e puntuale. Ad incartarsi, semmai, è Marino ogni volta che si parla di temi che non siano la laicità o la bioetica, come alla domanda sulla base di Vicenza, per dire. Voi parlate di laicità come se fosse l’unico problema degli italiani e come se dovesse essere l’unico o il piu importante dei temi del pd.

  8. Kay ha detto:

    Grazie mille per la pronta risposta!

  9. Pier ha detto:

    La base di Vicenza è un falso problema. O vogliamo ripercorrere sempre le solite, fruste, strade del passato? Quelle per cui, con Prodi al governo, siamo stati 1 anno a disquisire sul ritiro dall’Iraq e poi, quando lo si è attuato, nessuno ha ritenuto di doverlo sottolineare all’opinione pubblica? Ma se era una questione politica di così enorme importanza da minacciare a ogni piè sospinto crisi di governo, perché poi quelli che premevano tanto non hanno ritenuto di andare all’incasso del risultato raggiunto? Non l’ho mai capita quella cosa e me la sono spiegata in un modo soltanto: malafede, strumentalità e totale insipienza politica.

  10. rossi ha detto:

    non hai capito: sulla base di vicenza io la penso come te. Non so invece cosa ne pensa Marino visto che a quella domanda Marino NON HA RISPOSTO. Nè in un senso né in un altro. Si è incartato in un discorso in cui ha detto che lui la risposta dentro di sé ce l’ha ma non la dice, che la squadra è tutto e altre frasi un po’ stentate e francamente imbarazzanti.

  11. Antonio ha detto:

    Bersani e’ stato cristallino. Ha ripetuto le stesse posizione che D’Alema esterno’ gia’ 18 mesi fa. Poi tanto i PACS si sa che non li vuole nessuno.

  12. Kay ha detto:

    i pacs da omosessuale non li voglio neanche io!
    sancirebbero in modo chiaro netto e preciso la mia inferiorità rispetto ad un qualsiasi cittadino eterosessuale, oltre al fatto che sarebbero palesemente incostituzionali rispetto all’art.2 e art.3 della costituzione. (e volendo anche 7 e 8 visto le istanze da cui proviene il limite!)

    sarebbe più idoneo se si vuol procedere per passettini timidi e minuscoli un reato di omofobia, o almeno vedere l’omofobia inserita nel codice penale come aggravante!

  13. Pier ha detto:

    Marino deve aver nel suo programma il matrimonio omosessuale, altro che storie. Se agli italiani i PACS non interessano, tanto meglio, vorrà dire che nessuno romperà le scatole!

  14. Filippo l'altro ha detto:

    Gianni:

    infatti la verità e che nel conformismo italiano l’affermazione di Bersani è già un passo avanti. Pensa ai risicatissimi e ridicoli DICO bindiani od alle trovate di Messer “Cilicio” Rutelli (ma poi è davvero cosi devoto o é tutta ‘na farsa?). In Italia la situazione è quella che é.

    Capisco pero’ che le affermazioni di Bersani possano non essere il massimo e che non accontentino tutti, sopratutto quelli che vivono sulla proria pelle questa situazione di precarietà tutta italiana. Situazione dovuta all’opportunismo e dall’ipocrisia dimostrata finora su questo tema dalla maggior parte della classe politica italiana (scrivo queste cose e mi viene da pensare a quella canzone di Frankie Hi-Nrg….).

  15. Filippo l'altro ha detto:

    Hei Kay, a me m’hanno cresciuto con omogeneizzati a base di PACS e di laicità in Francia. Quando, 10 anni fa, ne parlavo in Italia con i compagni, parevo un marziano. Come se venissi da un altro mondo. Capisco perfettamente la tua frustrazione e sappi che io lotto per una piena uguaglianza di diritti. Ma bisogna sapere che:

    – I matrimoni omosessuali neanche esistono nella laica Francia…
    – La destra sarkozista ha esteso i diritti dei PACS sino a farne de facto quasi dei matrimoni omo
    – I PACS benfatti, come quelli francesi o le “parejas de hecho” spagnole (coppie di fatto) sono comunque assai piu’ robusti degli striminziti DICO della Bindi
    -In Spagna quando la destra tornerà al potere (dagli 3 anni) è assai probabile i matrimoni gay verranno mantenuti ma ne verrà cambiato il nome. Niente di piu’ , niente di meno.

    Non focalizzarsi sul nome, ma sulla sostanza. Se l’Italia giungerà a riconoscere un corpus di diritti equivalenti a quelli delle coppie di fatto francesi e spagnole non sarà forse il massimo per alcuni (matrimonio omo) ma sarà un grande traguardo per il nostro paese.

  16. Filippo l'altro ha detto:

    No, mica è vero che si parla solo di laicità. Basta guardarsi attorno.

  17. Anellidifumo ha detto:

    La candidatura di Marino-Civati la trovo la cosa più azzeccata politicamente che avete fatto da quando è nato il PD, bravi. Se vivessi in Italia, vi aiuterei più fattivamente, ma presto farò un post in appoggio. Piccole cose, ma è quel che si può fare.

  18. edoardo ha detto:

    La verità è che il matrimonio omosessuale (stile Spagna, Olanda, Canada, per intenderci) prima o poi arriverà anche in Italia. Certo, non domani, e nemmeno dopodomani… magari tra 30 anni, e probabilmente noi non lo vedremo.
    E allora le argomentazioni di chi oggi vi si oppone sembreranno del tutto ridicole e assurde, esattamente come oggi appaiono completamente assurde e risibili per esempio le tesi di chi cent’anni fa si opponeva al suffragio universale sostenendo il voto per censo, o di chi si opponeva al voto femminile, o al fatto che le donne potessero fare il magistrato (solo nel 1963 è stato abolito questo divieto, incredibile a dirsi).

    Se nel frattempo si approva una legge che dà diritti alle coppie di fatto (stile Pacs francesi) ben venga!
    Nella sconfortante situazione dell’Italia (uguale Vaticanolandia) sarebbe un enorme passo avanti! Sono quindi d’accordo con Filippo: allo stato attuale non focalizziamoci sul nome, ma sulla sostanza.