2 Giugno 2009

Per una sana finanza europea

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finance2La crisi economica globale ha portato alla luce misfatti e debolezze del sistema finanziario internazionale. La “contabilità creativa” di banche commerciali e di investimento, nonché l’emissione disinvolta da parte delle stesse di strumenti derivati incomprensibili per gran parte degli investitori, sono soltanto alcuni dei grossi problemi che la crisi ha portato alla luce. Recenti studi hanno mostrato come negli ultimi anni diverse banche siano riuscite a vendere ai piccoli investitori strumenti derivati a prezzi dell’8%-10% superiori al loro giusto valore. Nella comunità finanziaria si raccontano storie di banche di investimento che consigliavano ai propri clienti di acquistare alcuni prodotti finanziari mentre nell’ufficio accanto davano istruzioni ai loro traders di vendere gli stessi prodotti.

Credo che l’Europa si debba fare portatrice di una nuova cultura di protezione degli investitori che garantisca la tutela del piccolo risparmio. Questo significa una riforma dei meccanismi di regolamentazione e supervisione: un provvedimento che, senza essere invasivo e senza ostacolare lo sviluppo dei mercati finanziari, sappia prevenire l’uso distorto delle informazioni da parte delle istituzioni finanziarie (banche, hedge funds, etc.). Il parlamento europeo può fare molto per proteggere gli investitori e restituire integrità al sistema finanziario internazionale. Due proposte su tutte, per cui mi batterò se eletto a Strasburgo.

1. Stiamo procedendo con troppa timidezza sul fronte dell’integrazione delle istituzioni di supervisione finanziaria. L’Europa è matura per avviare la creazione progressiva di un’unica agenzia di supervisione finanziaria e bancaria. L’agenzia di supervisione dei rischi sistemici (European Systemic Risk Council) che la Commissione Europea ha recentemente proposto è un piccolo passo, ma siamo ancora troppo lontani dall’obiettivo. Quest’agenzia infatti avrà solo il compito di individuare possibili problemi di rischio sistemico, mentre la supervisione giorno per giorno delle singole banche e operatori finanziari sarà ancora in mano delle banche centrali nazionali. È troppo poco. I benefici di un’agenzia di supervisione paneuropea sono noti: il parlamento europeo deve fare sentire la sua voce per crearla.

2. L’Europa si deve fare promotrice della diffusione della cultura finanziaria presso i piccoli investitori e del rafforzamento delle agenzie preposte a sorvegliare i prodotti finanziari. Vendere prodotti finanziari a un prezzo del 10% superiore al loro giusto valore equivale a vendere cibo scaduto nei supermercati: è contro la salute pubblica. La Commissione Europea si è per il momento limitata ad organizzare un public hearing a luglio sul problema della proliferazioni di strumenti finanziari troppo complessi. Bisogna fare molto di più. È necessario un tavolo permanente presso il parlamento europeo che individui strumenti legislativi per favorire la semplificazione dei prodotti finanziari; è necessario rafforzare gli standard di disclosure e di trasmissione delle informazioni ai piccoli investitori (per fare un esempio, la creazione di un dettagliato database europeo sulle emissioni di prodotti finanziari strutturati accessibile via internet dai piccoli investitori).

La partita della finanza globale post-crisi non si risolverà né con una lenta restaurazione della deregolamentazione selvaggia che ha portato a questa crisi, né con surreali tentazioni stataliste frutto più di nostalgia che di progetti concreti. L’alternativa non è tra uno stato attore del mercato e uno completamente assente, tra il predominio delle istituzioni finanziarie e la loro completa emarginazione. Serve un modello di regole chiare che permetta alla libera concorrenza e al mercato di fare il loro mestiere, liberando le banche dalle tentazioni di scorciatoie e furberie, e i risparmiatori dai rischi di frodi e truffe. L’Unione Europea ha fatto della sua unione commerciale e monetaria un esempio per tutto il mondo: credo sia tempo di fare lo stesso anche per la regolazione dei mercati finanziari.

Una risposta a “Per una sana finanza europea”

  1. alberto ha detto:

    Mentre tu parli di introdurre regole certe che permettano ai risparmiatori di essere tutelati o quantomeno consapevoli di ciò che acquistano ed ad prezzo “equo”, nelle grandi banche mondiali si contendono a suon di milioni di dollari l’anno le prestazioni dei cosidetti “manager” della finanza creativa. Mi sembra poco etico per una banca appena salvata dello stato, sborsare 10 milioni di dollari l’anno per garantirsi i servigi di un ex manager di Goldman Sachs, nella fattispecie “UBS”. In un mondo dove l’80% della popolazione paga, il 10% gira alla pari e il rimanente 10% intasca, non ci sono troppe regole da inventare, bisogna intervenire subito prima che quest’ultimo 10% faccia scoppiare a suo uso e consumo una nuova guerra mondiale. Non ci vuole uno scienziato per capire che la finanza con la sua crescita esponenziale porterà tutti gli stati del mondo alla bancarotta e dato che le risorse della terra non sono infinite se andiamo avanti di questo passo la crescita prima o poi si dovrà comunque fermare, perciò eliminiamo gli investimenti finanziari ed eliminiamo il problema. Il denaro dovrebbe provenire dal lavoro e non dal denaro, il denaro serve per creare posti di lavoro, non per sopprimerli, il denaro consente di vivere dignitosamente non come schiavi.
    Forse sono maturi i tempi per lanciare una nuova rivoluzione “Copernicana” così che fra duecento anni, forse, se non sarà troppo tardi, pur mangiando di nuovo radici o insetti, i nostri discendenti rivivranno una seconda preistoria, ma tanto che ci frega a noi di come sarà il mondo tra duecento anni.