30 Dicembre 2007

Lisbonapoli

Diario

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Sto tornando da Lisbona, dove ho passato qualche giorno con Federico. Non ero mai stato in Portogallo e devo dire che la città mi ha fatto molta impressione. Camminando per le viuzze e i vicoli di Lisbona non ho potuto fare a meno di riconoscere quel senso di familiarità che le salite, i panni stesi alle finestre, i bassi, i volti stessi delle persone, sollecitavano in me. E più camminavo e più l’immagine della città lusitana e il ricordo di Napoli finivano col sovrapporsi. E da un lato vedevo una città pulita, riqualificata, piena di turisti, una città che non dà mai un senso di insicurezza, una città i cui vicoli sono pieni di vita, di giovani, di baretti, ristoranti e più mi saliva la rabbia al pensare ai vicoli di Napoli, all’invasione dell’immondizia, alla criminalità, al degrado, alla sporcizia, alla paura che hai se ti inoltri nei quartieri spagnoli, al fatto che mai una persona sensata aprirebbe un ristorante o una birreria da quelle parti.


Si badi bene, Lisbona non è Zurigo e mai lo sarà (per fortuna, forse) ma con Federico ci dicevamo ieri – davanti a una birra al Bairro Alto, in mezzo alla folla, all’una di notte – che Lisbona è la dimostrazione che anche una città di porto, piena di vicoli e vicoletti, può essere riqualificata, risanata, e che le persone lì possono vivere e fare soldi legalmente.
A voler poi mettere il naso fuori dal Centro Storico quello che si vede è una città dove, per dire, si cena a pesce per trenta euro a testa, si va in taxi dall’aeroporto al centro con meno di dieci euro, e, a tarda sera, dal nostro hotel al Centro Storico (dieci minuti di macchina) con un prezzo di gran lunga inferiore di quanto indichi a Milano il tassametro appena saliti in macchina.
A chi me lo chiede, dico sempre che non avrei mai cominciato a fare politica se ad un certo punto della mia vita non mi fossi trasferito all’estero. Basta viaggiare un po’ – e non verso paesi esotici all’altro capo del mondo: anche soltanto a due ore di volo da qui, in posti dove circola la nostra stessa moneta – per capire quanto la politica dei nostri perpetui sia stata incapace di gestire l’Italia negli ultimi trent’anni. La Spagna ci ha già superati e il Portogallo che ho visto in questi giorni sembra sulla buona strada. A vedere cosa si è fatto in questi paesi sembra che non solo da noi non si sia fatto niente, ma che si sia invece si sia distrutto con deliberata intenzione. Perché a far nulla non si sarebbe potuto di certo ridurre l’Italia nello stato in cui è.
A confrontare Malpensa e l’aeroporto di Lisbona c’è da arrossire per la vergogna: il tanto celebrato hub del nord, per il quale oggi tanto ci preoccupiamo, è un aeroporto inadeguato, inefficiente, assolutamente carente quanto a servizi (dai gabinetti ai negozi), e certamente non degno di una capitale e di un territorio importante come l’Italia settentrionale. A Lisbona stanno costruendo un nuovo e modernissimo terminal. E stanno costruendo pezzi nuovi di metropolitana attingendo, lo si legge bene sui cartelli, per il 75% ai fondi dell’Unione Europea, quelli che noi non usiamo o che intercettiamo a botta di truffe per arricchire magari la grande criminalità, ma certo non per rafforzare le infrastrutture del paese.
E così viaggiando da un capo all’altro dell’Europa, da Mosca all’Atlantico, continuo a vedere un continente che, tra mille contraddizioni, tra luci ed ombre, cresce. Cresce e corre. Mentre andavamo verso l’aeroporto in una giornata di sole radioso, guardavo le strade, i quartieri popolari, popolari ma lindi, di Lisbona. Guardavo i grandi manifesti della bellissima campagna che reclamizza il Portogallo (“Europe’s West Coast” batte “Pleez visit Italy” 4 a zero) e non ho potuto che chiedere a Federico se secondo lui i perpetui viaggino oppure no. Perché se viaggiassero forse non si arrenderebbero a passare la mano ma almeno si vergognerebbero. Basterebbe che facendo un rapido confronto si vergognassero anche soltanto un po’.

17 risposte a “Lisbonapoli”

  1. Giulia ha detto:

    L’errore che commettiamo è quello di pensare che i “perpetui” non sappiano, non viaggino, non conoscano.
    Sanno, viaggiano, conoscono. Semplicemente, non sono interessati a riportare in Italia quello che hanno visto all’estero (le leggi sui diritti civili della Spagna, ad esempio, che costerebbero loro il sostegno del Vaticano) o non sono in grado di farlo (perché il famoso “sistema” di cui parla Saviano è infinitamente più presente e pervasivo dello Stato). Sanno tutto, ma operano in un paese paralizzato dall’ignoranza e dalla corruzione, dove i posti di potere sono occupati da mercenari, figli di e incapaci di vario genere, e il resto è in mano a gente che cede voti in cambio di attricette. Questi ultimi, più che mai, se ne fregano di come funzionano le cose all’estero: non li riguarda, hanno quello che gli serve, il Paese è qualcosa che succede vagamente là fuori, oltre la porta. Qualcosa a cui si può sempre sfuggire facendosi un bel viaggetto, appunto.

  2. Giulia ha detto:

    L’errore che commettiamo è quello di pensare che i “perpetui” non sappiano, non viaggino, non conoscano.
    Sanno, viaggiano, conoscono. Semplicemente, non sono interessati a riportare in Italia quello che hanno visto all’estero (le leggi sui diritti civili della Spagna, ad esempio, che costerebbero loro il sostegno del Vaticano) o non sono in grado di farlo (perché il famoso “sistema” di cui parla Saviano è infinitamente più presente e pervasivo dello Stato). Sanno tutto, ma operano in un paese paralizzato dall’ignoranza e dalla corruzione, dove i posti di potere sono occupati da mercenari, figli di e incapaci di vario genere, e il resto è in mano a gente che cede voti in cambio di attricette. Questi ultimi, più che mai, se ne fregano di come funzionano le cose all’estero: non li riguarda, hanno quello che gli serve, il Paese è qualcosa che succede vagamente là fuori, oltre la porta. Qualcosa a cui si può sempre sfuggire facendosi un bel viaggetto, appunto.

  3. G.V. ha detto:

    Concordo con quanto scrive Giulia. Semplicemente se ne fregano. E’ questo il vero atteggiamento da Casta.
    Vi faccio un esempio, seppur piccolo, ma significativo. Vi scrivo dal Sud d’Italia dove sono ritornato per le vacanze.
    Di recente ho assistito a degli scempi nel centro storico della citta’ dove mi trovo, del tipo colate di cemento su viuzze e viottolo del ‘600 per costruire una struttura moderna che dovrebbe ospitare un centro commerciale.
    Mando lettere a ripetizioni sui giornali locali insieme ad altre persone, veniamo intervistati con una ampia copertura di stampa e persino televisioni locali.
    La risposta dell’ambiente politico? Il nulla. Niente assoluto. Se ne fregano.
    I perpetui sono tali perche’ hanno imparato ad essere invulnerabili alle critiche.
    Da qui il dilemma, cosa fare per colpirli?
    Perche’ intendiamoci, a diagnosticare abbiamo tante risorse, a curare molte di meno.

  4. G.V. ha detto:

    Concordo con quanto scrive Giulia. Semplicemente se ne fregano. E’ questo il vero atteggiamento da Casta.
    Vi faccio un esempio, seppur piccolo, ma significativo. Vi scrivo dal Sud d’Italia dove sono ritornato per le vacanze.
    Di recente ho assistito a degli scempi nel centro storico della citta’ dove mi trovo, del tipo colate di cemento su viuzze e viottolo del ‘600 per costruire una struttura moderna che dovrebbe ospitare un centro commerciale.
    Mando lettere a ripetizioni sui giornali locali insieme ad altre persone, veniamo intervistati con una ampia copertura di stampa e persino televisioni locali.
    La risposta dell’ambiente politico? Il nulla. Niente assoluto. Se ne fregano.
    I perpetui sono tali perche’ hanno imparato ad essere invulnerabili alle critiche.
    Da qui il dilemma, cosa fare per colpirli?
    Perche’ intendiamoci, a diagnosticare abbiamo tante risorse, a curare molte di meno.
    Comunque, Buon 2008 ad Ivan ed ai lettori del suo bel blog.

  5. Filippo ha detto:

    basterebbe che i perpetui si vergognino? quella e’ gente che se gli tiri addosso una badilata di merda (mi si perdoni il lessico scurrile), la prende la mangia e la digerisce magari con un sonoro ruttino.
    Sul fatto che viaggiando il europa ci si renda veramente conto di quanto l’Italia su tante cose e’ ferma, concordo con te. Non a caso, bloccati in un eterno presente e in mancanza di sogni per il futuro, stiamo diventando il popolo piu’ frustrato d’europa.

  6. Sandra Savaglio ha detto:

    Caro Giuseppe,
    capisco quello che dici. In Calabria ho visto monumenti storici ‘ristrutturati’ con strati di cemento.
    Per esempio la bella Abbazia di San Giovanni in Fiore, col il pavimento ricoperto di cotto fiorentino?
    E’ vero, in genere i politici se ne fregano, non hanno la cultura per apprezzare niente, e procurano ogni anno al paese un danno inestimabile.

  7. Peppino ha detto:

    I perpetui sono tali perchè purtroppo la maggioranza degli Italiani li vota.

  8. monicaborgonovo ha detto:

    Il Portogallo, quel poco che ho visto, è una terra che mi ha subito affascinato.
    Ancora prima di partire! Decisi io la meta della nostra honey moon e tutto lo snocciolarsi delle tappe, delle soste e dei movimenti di quei giorni (tra parentesi: uno tra i ricordi più belli del mio matrimonio, forse anche indipendentemente da mio marito!)
    Ci sono stata nel ’91 e continuo a pensare: ‘Prima o poi ci torno’, ancora non ci riesco…
    Lisbona, in particolare, ce l’ho nel cuore. Nei miei ricordi, oltre a quell’atmosfera unica, ci sono le salite e le discese, i tram, le panchine bagnate dalla pioggia, la gente che si ferma volentieri a darti indicazioni, molte cose – è vero – del nostro sud…forse non riesco nemmeno più a ricordare bene…devo tornarci assolutamente!
    Come dicevamo:
    – Perchè non si può fare a Napoli quello che si fa a Lisbona?.
    – Ma siamo sicuri che ‘non si può’?
    Sostiene Pereira…purtroppo il timore che i perpetui non si vergognino di niente è più che fondato.
    mo

  9. Riccardo ha detto:

    Purtroppo hai ragione e penso che il confronto sarebbe ancora piu’ forte se pensiamo alla velocita’ con cui paesi molto lontani dalla nostra realta’ sociale, economica e culturale. In questi anni ho viaggiato molto in Asia e ho visto le cose cambiare molto in fretta. A parte le eccezzioni rappresentate da Tokio, Singapore e Taiwan – da sempre citta’ “occidentalizzate” – le altre “megalopoli” di quella parte del mondo stanno cambiando molto in fretta, nonostante dimensioni impensabili in questa parte del mondo (a parte – forse – Londra).
    Se penso a Bangkok, Kuala Lumpur, Jakarta, Shanghai, Pechino e perfino Delhi di qualche anno fa e quelle in cui viaggio adesso, le differenze sono visibili a occhio, in particolare in termini di riqualificazione di parti sempre piu’ estese del territorio urbano, di comunicazione (tra cui aeroporti modernissimi ed efficienti) e di servizi al business. Ovviamente, non tutto e’ oro colato, e inquinamento, presenza di slums, traffico, burocrazia, differenze traumatiche fra ricchi e poveri (nonostante il faticoso emergere di una classe “media” un poco piu’ “stabile” che in passato), corruzzione etc., sono visibili a occhio nudo. Tuttavia, i cambiamenti sono impressionanti e il confronto con la nostra immobilita’ e’ un poco sconfortante…

  10. Paolo ha detto:

    Più passa il tempo più penso che il nostro paese si stia avvicinando all’URSS di brezneviana memoria.
    Parola d’ordine: gerontocrazia. Nell’età, nella mentalità, nell’arroccamento ai tanti privilegi scavati in anni di potere.
    Totale incapacità di rinnovamento.
    E intanto la malavita dilaga come un cancro mai curato. Hai detto bene, su Lisbona.
    No, non sono per nulla ottimista, sul nostro paese.

  11. claudio ha detto:

    Monica, pure io sono stato in viaggio di nozze in Portogallo! Gran bel paese.
    Visto che si parla della casta… tornato in Italia per le ferie Natalizie, mi é capitato di leggere un Venerdi di Repubblica dove mi sono imbattutto in una fantastica intervista di Diliberto.
    Oliviero Dilberto, Segretario del Partito dei Comunisti Italiani, Deputato, membro della I Commissione (Affari costituzionali, della presidenza del consiglio e interni), professore universitario.
    Per hobby colleziona libri che va a cercare nei mercatini di Roma, tanto “i lavori parlamentari cominciano nel pomeriggio quindi la mattina ha sempre tempo…”, in serata invece riordino della biblioteca e pulizia dei libri.
    Intanto, alla faccia dei Coministi Italiani gli operai crepano nei cantieri!
    Questi non si rendono piu’ conto, hanno perso il senso della realtà, non hanno nemmeno un minimo di vergogna…
    Comunque, Buon anno a tutti!
    Claudio

  12. giodi ha detto:

    Perchè non si può fare a Napoli quello che si fa a Lisbona?
    due considerazioni:
    1) a Lisbona sui muri scrivono poesie, almeno sotto casa mia
    2) a Napoli c’è il Vesuvio.
    eppoi qui fanno anche la coda per prendere l’autobus, il che rende andare a lavorare decisamente piu’ noioso…
    ciao! G.

  13. Roberto Iovinelli ha detto:

    Caro Ivan,
    mi fa piacere aver letto le tue considerazioni sul confronto tra Lisbona e Napoli…purtroppo non posso che condividerle.
    A Lisbona ci sono stato due volte ed ho avuto il privilegio di viverla per alcune settimane da cittadino grazie agli amici portoghesi che mi hanno ospiatato. A Napoli ci vivo da più di 40 anni, con interruzzioni varie per motivi di lavoro che mi hanno portato per qualche anno in Spagna ed Olanda.
    Rabbia? Tantissima. La stessa che provo tutte le volte che ritorno per lavoro o piacere a Barcellona, città che ha saputo recuperare e restituire ai suoi cittadini un litorale degradato ed abbandonato per anni, solo per citare un esempio tra i tanti interventi che sono stati realizzati. Un litorale che guarda verso un mare aperto, senza uno stupendo golfo che lo circonda, senza un singolare castello in mezzo al mare e senza un vulcano sempre presente…immaginate per un attimo se lo stesso intervento di recupero del litorale di Barcellona fosse fatto a Napoli…e la rabbia cresce.
    Un saluto
    Roberto

  14. Roberto Iovinelli ha detto:

    Caro Ivan,
    mi fa piacere aver letto le tue considerazioni sul confronto tra Lisbona e Napoli…purtroppo non posso che condividerle.
    A Lisbona ci sono stato due volte ed ho avuto il privilegio di viverla per alcune settimane da cittadino grazie agli amici portoghesi che mi hanno ospiatato. A Napoli ci vivo da più di 40 anni, con interruzzioni varie per motivi di lavoro che mi hanno portato per qualche anno in Spagna ed Olanda.
    Rabbia? Tantissima. La stessa che provo tutte le volte che ritorno per lavoro o piacere a Barcellona, città che ha saputo recuperare e restituire ai suoi cittadini un litorale degradato ed abbandonato per anni, solo per citare un esempio tra i tanti interventi che sono stati realizzati. Un litorale che guarda verso un mare aperto, senza uno stupendo golfo che lo circonda, senza un singolare castello in mezzo al mare e senza un vulcano sempre presente…immaginate per un attimo se lo stesso intervento di recupero del litorale di Barcellona fosse fatto a Napoli…e la rabbia cresce.
    Un saluto
    Roberto

  15. Alessandro ha detto:

    I napoletani hanno un parte di colpa per la spazzatura dappertutto in casa loro. Pochi lo ammettono e si danno da fare. Stimo quei pochi napoletani. Non stimo affatto chi si lamenta e non fa nulla, meno che mai un’ammissione di responsabilità.

  16. Roberto Iovinelli ha detto:

    Ciao Alessandro,
    hai ragione che i napoletani hanno una parte di colpa. Io credo che sia importante che CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE. E spesso, in questo mio ostinarmi a fare la raccolta differenziata (perchè a Napoli si può fare se si vuole…ci sono molti recipienti sparsi per il territorio cittadino), a gettare l’immondizia per strada solo dopo le 20, ed innanzituto a cercare di ridurre quello che si butta, ad esempio acquistando prodotti con involucri limitati al massimo, provoco ilarità in molti che dicono “ma come, c’è immondizia dappertutto e tu ti preoccupi di fare tutto questo?”
    E’ la cultura della furbizia, tutti pensano di essere più scaltri degli altri e non sono disposti a fare qualche piccolo sacrificio per il bene di TUTTI…loro compresi.
    E questa cultura non è solo napoletana, ahinoi, ma italiana.
    Ti saluto,
    Roberto

  17. marco ha detto:

    E’ anche vero , cari amici, che bisognerebbe cominciare,come fa Roberto, a fare qualche proposta che sia concreta: Roberto indica una prima soluzione che e’ quella di ridurre al massimo cio’ che si getta… io ne faccio un’altra, che sto attuando dal 2007, ed e’ questa:
    ogni volta che a Napoli facciamo un acquisto di qualsivoglia prodotto, oltre a PRETENDERE LO SCONTRINO per l’esatto importo di quanto abbiamo acquistato- non confondendolo con lo scontrino della carta di credito, che non e’ ricevuta fiscale!! MA PRETENDERE LO SCONTRINO FISCALE PER L’ESATTO IMPORTO, si potrebbe richiedere al negoziante di TRATTENERE L’INVOLUCRO DEL PRODOTTO ACQUISTATO, pensate che se ogni negoziante trattenesse tutti gli involucri si comincerebbe UNA RACCOLTA DIFFERENZIATA ALLA RADICE .
    Raccomando noi giovani, di fare proposte che ci lascino almeno vedere la luce… Napoli e’ una citta’ che dovremmo cominciare ad amare, per tante cose belle che altre citta’ non hanno, tra queste….”i belli guaglioni di Napoli…. ho detto tutto!”