7 Maggio 2006

Medioevo di ritorno

Diario

Ieri al Salone del Libro di Torino, dopo la presentazione, mi avviavo ad uno strameritatissimo aperitivo con Luca Formenton e il gruppo del Saggiatore quando sono stato praticamente trascinato da alcune persone verso uno stand coloratissimo e musicalissimo (suonavano “Fa chic” di Marcella Bella a tutto volume). Era lo stand del Pride 2006 di Torino. I ragazzi dello stand mi hanno chiesto cosa si sappia del previsto Euro Pride di Mosca e quando ho detto loro che non sapevo se poi si sarebbe alla fine tenuto per davvero perché a Mosca “si sa, la situazione per i gay non è ancora particolarmente rosea” tutti mi hanno guardato e – con delle facce la cui espressione si potrebbe tradurre in un “ma cosa ne sai tu” – mi hanno detto “guarda che nemmeno a Torino è così rosea”.
Insomma pare che il Comune abbia minacciato il ritiro del patrocinio – peraltro già accordato e stampato su tutto il materiale – a meno che tutta la manifestazione non si svolga esclusivamente all’interno del Parco del Valentino e addio corteo, praticamente il cuore del Gay Pride, di ogni Gay Pride si svolga in qualsiasi parte del mondo. Leggo su Repubblica del 5 maggio che il vice sindaco Calgaro ha dichiarato a proposito del corteo: “Credo che certe carnevalate danneggino soprattutto loro”. Loro sarebbero noi, cioè i gay, che sappiamo benissimo quello che ci danneggia (per esempio vivere in un paese abbandonato ad un medioevo di ritorno) e non abbiamo alcun bisogno di qualcuno prenda decisioni per il nostro bene.
Che nel 2006 dalla giunta Chiamparino, centro sinistra, Italia, si dicano cose del genere è quella sì una carnevalata che farebbe indignare qualsiasi politico dell’Europa civile. E se non mi crede, Onorevole Calgaro, si faccia raccontare dal suo collega Buttiglione. Le saprà dire.

14 risposte a “Medioevo di ritorno”

  1. Carolina ha detto:

    ehi c’ero oggi! gente simpaticissima! mi spiace per ‘sta storia. comunque quei politicanti si vede che non sono cime: riuscire a incasinare una delle poche città italiane con una pianta comprensibile in quel modo è da record, e i parcheggi per la Fiera, vogliamo parlarne? Due ore in giro come una disperata 🙂 e alla fine ho trovato posto solo perché c’era un tizio che non riusciva a uscire dal proprio causa batterie scariche… il famoso “parcheggio di scambio”! 🙂 ci son cose né di sinistra né di destra si direbbe… tipo il sale in zucca o sua mancanza!!!
    Carolina

  2. paolo hutter ha detto:

    ehi ivan lo so che non c’entra molto ma domenica 28 maggio che ci sia o no il pride di mosca ti aspettiamo a milano assolutamente al voto..

  3. cocchi ha detto:

    noi torinesi “per bene” al gay pride ci teniamo, e vorremmo vederlo in un bel corteo per le strade del centro. dopo, un afesta al valentino ci può anche stare.

  4. Luigi ha detto:

    che gli omosessuali chiedono solo di poter vivere serenamente e senza problemi la loro condizione. Nessuno lo auspica più di me, che sono un autentico liberale. Tuttavia tale affermazione è una palese menzogna. La lobby omosessuale sta facendo pressione in tutto il mondo per ottenere ope legis una normalizzazione culturale coatta e questo grazie a politicanti compiacenti o facenti parte della medesima congrega. Hanno sempre voluto e vogliono ancora soltanto cancellare la differenza a colpi di carta bollata (a questo servono anche i PACS, che, come molti di loro ammettono apertamente, sono uno strumento di passaggio, una sorta di cavallo di Troia): lo fecero a suo tempo minacciando organizzazioni cialtronesche come l’APA, l’associazione degli psichiatri americani, affinché eliminasse l’omosessualità dalla nosografia (APA che, è bene rammentarlo, è oggi similmente assediata da una spregevole accolita come la NAMBLA, sigla che riunisce i pedofili americani, fondatrice e facente parte per oltre dieci anni dell’ILGA, l’organizzazione omosessuale per eccellenza, che chiede a gran voce la cassazione della propria, ignobile perversione; non so se mi spiego: quale altra associazione medica seria – è la domanda che rivolgo a coloro che contestano i miei dubbi sull’oggettiva scientificità di certe cliniche e di certe discipline – subirebbe simili pressioni? credete forse che gli epidemiologi accetterebbero analoghe rivendicazioni da parte dei morbillosi?), lo fanno oggi perseguitando e inducendo le istituzioni a sanzionare come omofobico ogni pensiero o atteggiamento contrario in qualche modo ai loro programmi. Il loro odio si abbatte anche su semplici “ruoli” che in qualche modo richiamino la “regola” eterosessuale e su istituzioni come la famiglia, alla quale vogliono sottrarre il diritto esclusivo a crescere e a educare i figli. Chi osa dissentire, il politico o il medico che non si piega alle loro rivendicazioni, diviene ipso facto un bersaglio: si cerca di fomentare intorno a lui una sorta di “cordone sanitario” e si scende in piazza contro le sue scelte con la consueta, penosa esibizione di baci in bocca e pubblici palpeggiamenti. Il tatto del serraglio.
    La dimostrazione della drammatica veridicità di quanto ho appena scritto ci viene oggi dalla California, stato nel quale un progetto di legge – sigla SB1437 – promosso dalla senatrice democratica Sheila Kuehl, ex attricetta naturalmente lesbica, chiede l’eliminazione dai libri di testo degli studenti delle scuole elementari e medie, nonché dai sussidi utilizzati dagli educatori degli asili e delle scuole materne, dei sostantivi mamma e papà. Sì, avete letto bene: la senatrice ritiene che quelle due parole, che ogni bimbo impara per prime e che sono il fondamento del suo linguaggio, della sua crescita e del suo mondo, abbiano “contenuti marcatamente sessisti che offendono la sensibilità degli omosessuali”. Orbene, chi spiega alla senatrice Kuehl che la sua esistenza offende il genere umano e l’intelligenza di tutti? Chi le dice che il 97% degli esseri umani è eterosessuale, che i figli li facciamo noi e che non gradiamo debbano crescere in una condizione schizofrenica in cui quelli che a casa sono – o dovrebbero essere – i sostantivi più belli e rassicuranti del mondo, a scuola, per volontà di una vecchia strega, diventano all’improvviso due concetti impronunciabili dei quali addirittura vergognarsi?
    Non pensate, cari amici, che sia giunto il momento di far sentire la nostra voce, di far pesare il nostro numero, il nostro essere schiacciante maggioranza? Non è venuto finalmente il momento di far tremare un po’ anche noi le natiche di qualche ottuso politicante liberal dicendo a chiare lettere che siamo stufi di simili porcherie e che non accetteremo mai la normalizzazione culturale? Giù le mani dai bambini, dai nostri figli, dall’infanzia, dalla psicologia dei più deboli, giù le mani dalla famiglia e dai nostri valori. E’ giunto davvero il momento di far risuonare minaccioso alle orecchie foderate d’ideologia di questa gentaglia il monito ciceroniano: fino a quando, FINO A QUANDO abuserete ancora della nostra pazienza?

  5. scalpha ha detto:

    Caro Luigi, deliri simili ai tuoi si leggevano anche a fine ottocento in Inghilterra contro le donne che volevano il diritto di voto (pensa un po’, le esose!).

    Per fortuna la società evolve. Se posizioni come le tue avessero prevalso nella storia io e te staremmo discutendo quest’oggi dentro una grotta, vestiti di pelli, attorno ad un fuoco che avremmo acceso facendo una fatica bestia. E stamattina piove e fa freddo, dannazione.

  6. fra ha detto:

    Caro luigi,
    penso il tuo post meriti un commento piú articolato. Vediamo… se pensi che l’omosessualità abbia un’origine genetica, forse i PACS sarebbero l’unico modo per farci estinguere… Non ti sembra? Visto che se la chiave genetica si rivelasse vera non sareste solo voi a procreare, no?
    Se invece, come credo, sei della scuola psicanalitica… cosa dovremmo fare, impiccare tutti i genitori di figli gay?
    Sull’abolizione dei termini mamma e papà: naturalmente è una sciocchezza, ma cretini esistono ovunque, o in quanto maggioranza credi di poter essere il solo ad avere “confratelli” cretini?
    Sul pride… ho pensato spesso anch’io che un’esibizione di gente nuda possa risultare di cattivo gusto e nuocere… ma, l’alternativa quale sarebbe? Tornare a nascondersi? Se non lo sai il pride serve a ricordare l’anneversario di un avvenimento in particolare: la prima volta che negli USA di fronte agli abusi della polizia in un locale gay, i clienti hanno risposto…
    E comunque, non mi sembra che nessuno si scandalizzi di fronte ai locali etero con spogliarellisti e simili…
    Il significato è proprio quello. Non di dimostrare che siamo tutti bravi buoni e moderati, ma che comunque sia, abbiamo diritto di esistere esattamente come tutti gli altri.
    Sempre che non ti dispiaccia,
    Ciao,
    Fra

  7. Barbara ha detto:

    E’ una mezza cattiveria, lo so, ma la dico..Alla Fiera del Libro, soprattutto domenica c’era mezza Torino e provincia, credo, insomma..il mondo ! Incamminabile e quasi invivibile direi. Mentre cercavo di uscire a spintonate dal box di Feltrinelli (mollando lì un libro perchè alla cassa c’era una fila di almeno dieci persone) ecco arrivare il pensierino da Pierina: tutta ‘sta gente scopre l’amore per i libri due giorni all’anno, come quelli che vanno al cimitero dai loro cari solo a Novembre, per Ognissanti !
    Ecco il pensiero e paragone cattivi e forse ingenerosi. Forse mi è venuto semplicemnte perchè io, che i libri li amo 365 giorni all’anno e da decine di anni, egoisticamente volevo riuscire a scorrazzare liberamente tra gli stands, ovvia, e godermi tutta quella distesa di libri.
    Poi, sentendo dire che quest’anno c’è stato un boom di presenze alla Fiera (ma avranno anche comprato qualche libro, ‘ste presenze ???)
    mi sono detta che è una cosa positiva, e se qualcuno ha vagabandoto e basta, pazienza.
    Il profumo dei libri era comunque forte nell’aria, e gli sarà arrivato ugualmente.
    Scusate lo sfogo,probabilmente off-topic..:o)..
    Saluti. Barbara

  8. restodelmondo ha detto:

    C’è un passo notevole nella “Lettera dalla prigione di Briningham” di Martin Luther King:

    “I have almost reached the regrettable conclusion that the Negro’s great stumbling block in his stride toward freedom is not the White Citizen’s Counciler or the Ku Klux Klanner, but the white moderate, who is more devoted to “order” than to justice; who prefers a negative peace which is the absence of tension to a positive peace which is the presence of justice; who constantly says: “I agree with you in the goal you seek, but I cannot agree with your methods of direct action”; who paternalistically believes he can set the timetable for another man’s freedom; who lives by a mythical concept of time and who constantly advises the Negro to wait for a “more convenient season.” Shallow understanding from people of good will is more frustrating than absolute misunderstanding from people of ill will. Lukewarm acceptance is much more bewildering than outright rejection.”

    (Il testo integrale della lettera si trova sul sito del Premio Nobel, qui.)

    In attesa (non troppo fiduciosa) di un’Italia in cui i diritti dei cittadini non siano inopportuni.

  9. Moreno Puiatti ha detto:

    La mia visione è simile a quella di Luigi: le donne si sono guadagnate la parità grazie al lavoro nelle fabbriche, grazie al loro impegno nella società, dove hanno portato il loro apporto lavorando PIU’ degli uomini.
    Mentre le feste con provocazioni a sfondo sessuale come il Gay-Pride sono la parodia che porta i gay ad essere considerati libertini dediti alle orge, questo non aiuta a fare ottenere un riconoscimento delle unioni civili, sarebbe meglio usare come bandiera una coppia omosessuale serena e stabile.
    La provocazione porta tutto tranne che l’accettazione.
    Puoi censurami caro Ivan se vuoi,
    so che il discorso può sembrarti da bastian contrario, ma il Gay Pride è una falsa scorciatoia che va contro il discorso di Langer:
    “Più lento, più profondo, più dolce”
    Le manifestazioni di piazza, i girotondi, etc. non risolvono nulla.

  10. Barbara ha detto:

    Caro Moreno, che i Gay Pride possano per certi versi rivelarsi dei boomerang per chi li promuove o vi partecipa è un’interpretazione. Ma limitarsi a vedere questo tipo di manifestazioni, così come altre, come una semplice provocazione (talvolta pure ‘tafazzesca’)è riduttivo, secondo me. L’essenza principale del manifestare rimane appunto quella di dare un segnale,una testimonianza. Può essere seria come quella dei padri separati che si incatenano ai cancelli per ottenere l’affidamenteo congiunto dei figli. Oppure allegra e colorata come quella degli omosessuali che sfilano ai Gay Pride. E segnale dopo segnale può anche arrivare l’accettazione, o perlomento il riconoscimento.
    Manifestare e testimoniare, sempre con civilà ovviamente, non è mai inutile. Non foss’altro perchè in quei momenti ti sembra veramente di partecipare.
    Il recente rifiorire della cosidetta società civile sarebbe stato possibile senza i ‘vecchi’ girotondi ?
    Saluti, Barbara

  11. Moreno Puiatti ha detto:

    Cara Barbara,
    le manifestazione di piazza fini a se stesse senza un’azione politica alle spalle sono inutili, i girotondi l’hanno dimostrato: non si è creato nessun partito, chi veniva contestato ha ancora di fatto il 49,9% dei voti degli Italiani ed il malcostume è rimasto pure nel Centro-Sinistra.
    Il limite delle manifestazioni di piazza è proprio quello di essere una protesta contro, non sono quasi mai propositive e comunque sono limitate a questioni circoscritte.
    Il mio concetto di politica è un altro, riassumibile in:
    1) avere delle idee sulla società e su come risolverne i problemi;
    2) porsi degli obiettivi concreti ispirati da queste idee;
    3) proporsi all’elettorato cercando il consenso sugli obiettivi;
    4) se si ottiene il consenso (e quindi gli obiettivi e le idee ispiratrici sono condivisibili dalla maggioranza dell’elettorato) realizzare gli obiettivi attraverso delle soluzioni realizzabili;

    Insomma alla fine è questo che deve fare la politica: dare delle risposte risolvendo i problemi.

    Oggi invece la politica si fa nei corridoi delle segreterie dei partiti, su come spartirsi sedie e tutti vogliono fare i leader, atteggiandosi con i comunicati stampa e gli slogan facili per i propri ultras.

    Questa visione è non è diversa da quella dei movimenti d’opinione, in cui ognuno cerca una propria nicchia di consenso su alcuni temi, è la politica limitata di molti cespugli del Centro-Sinistra, dai Verdi con l’ambientalismo e il pacifismo a Di Pietro con il legalitarismo.
    Ivan si è scelto i diritti civili degli omosessuali ed il ricambio generazionale come questioni da cavalcare, come Mastella si è scelto la questione meridionale e la Lega il “nordismo”.
    Mi fermo qui sennò vi annoio.

  12. Francesco Papini ha detto:

    “Il recente rifiorire della cosidetta società civile sarebbe stato possibile senza i ‘vecchi’ girotondi ?”

    Per quanto non ne condividessi appieno le motivazioni, devo riconoscere che il loro merito per risvegliarci l’hanno sicuramente avuto!!
    Da allora ho un’opinione più positiva sulle manifestazioni di piazza (finché sono civili ovviamente, non come quelle a Milano del 25 Aprile): i parrucconi continueranno a guardarle come perdite di tempo che loro (autoproclamatisi “parte produttiva del Paese”) non riescono a concepire, e anzi ne sono disgustati, vedendo elementi di cattivo gusto anche dove non ci sono!!!

  13. Moreno Puiatti ha detto:

    Signori, i girotondi hanno riguardato un’esigua minoranza della popolazione del Paese.

    La domanda da porsi a Sinistra è: le nostre idee rappresentano le istanze di gran parte del Paese o no?

    Non è populismo.

    Una classe politica che si dimentica delle esigenze prevalenti nella popolazione, finisce per non essere rappresentativa.

    La rappresentatività è il principio cardine della democrazia.

  14. monimà ha detto:

    C’è la festa della donna, la festa dei lavoratori, la festa dei gay (quest’ultima non ancora ufficializzata da una data che sia festa nazionale, ma chissà….), ed in ognuna di queste ci si propone a seconda dell’immagine e del messaggio che si vuole dare: le donne scendono in piazza con la mimosa in mano, da decine di anni gridano quasi gli stessi slogan (xchè del resto le cose in molte realtà son cambiate solo a parole ma non nei fatti); i lavoratori scendono in piazza con bandiere rosse e anche loro, bene o male, chiedon di base le stesse cose, solo che prima le chiedevano gli operai, ora i precari (quando invece a mio avviso ormai tutti quelli che lavorano dovrebbero partecipare, a prescindere dal loro ruolo, visto che l’economia stagnante e la mala-politica sta mandando un po’ tutti a gambe all’aria); i gay scendono in piazza con parrucche, musica, colori, esibizione del corpo, per un messaggio generale di libertà, di rispetto e considerazione a prescindere dai gusti sessuali. Chissà, magari tra qualche anno ci sarà anche la festa degli extracomunitari uniti per la libertà di credo religioso, di cultura, ecc…..sicuramente sarà uno spettacolo interessante!
    Detto questo, la cosa che più di tutte mi rattrista e sconvolge, è vedere e sentire come la società in cui viviamo stia ancora a perdere tempo in giudizi e dualismo riguardo a questo tipo di espressioni! Possibile che nel 2006, dopo tutte le rivoluzioni passate, dopo tutto il progresso tecnologico, dopo tutte le rivoluzioni culturali, dopo le pagine e pagine scritte dai filosofi x spiegarci il senso della vita e quant’altro, siamo ancora qui a far le pulci a chiunque decida di FARE qualcosa?!
    Dalla nostra bella casettina, con la nostra bella tv al centro della vita e della stanza e il nostro microcosmo famigliare, siam lì col dito su/giù per dichiarare: bene/male, brutto/bello, bravo/cattivo, giusto/sbagliato….. Sicchè, mi guardo bene in giro x capire da dove deriva tutto questo e vedo la generazione del dopo-guerra, i nostri genitori per intenderci che, chissà per quali traumi psicologici infantili, ha adottato strategie incredibili di “sopravvivenza” e logiche tutte sue: mancanza totale di adattamento al rinnovamento socio-culturale, ignoranza e chiusura mentale a dei livelli mostruosi, incapacità di educare i proprio figli…insomma,un disastro! E poi ci vengono a dire che i giovani non hanno più valori….già, peccato che i primi a non averli trasmessi, i valori, sono proprio loro. Che poi, i valori, si sà, son ben sempre quelli e li conosciamo tutti ma, i genitori (ancora non han capito) che è l’esempio quello che insegna e che conta….
    E, a seguito di questo, ecco qui le nuove generazioni abbandonate a se stesse, mancanti di fiducia e sostegno genitoriale (basilare per la crescita equilibrata di un bimbo futuro uomo) in ostaggio dell’egoistico senso di colpa che la famiglia insinua nel figlio in modo che quest’ultimo non se ne vada, così da soddisfare il loro senso di possesso e controllo, oltre che di garanzia per aiuti vari. E molti figli, imbrigliati in questo esempio e in queste logiche, incapaci di ribellarsi (chi più chi meno) ripetono e ripropongono (purtroppo) le stesse vecchie dinamiche.
    La politica italiana non è altro che fotografia di questo: vecchi che portano avanti il loro modo di fare politica, che si tengono stretto il potere per paura del cambiamento (o della morte? :-)), che proseguono ciechi nella loro ipocrisia e nei loro non-valori, obbligando così le giovani leve, fresche di idee, a sottostare, e quindi restare, oppure andare….all’estero, perchè no!, come il ns. caro Scalfarotto, che fu speranza per me quando lo sentii parlare in TV e che speranza resta per il futuro, almeno come simbolo per molti giovani che vogliono FARE qualcosa di diverso e nuovo per il loro paese. Ma il paese è diviso, c’è una sorta di “Muro di Berlino” invisibile ma tangibile, che come un fantasma si aggira tra noi. Si fosse chiamato Fantasma Formaggino, lo avremmo potuto spalmare su un panino, ma il Fantasma Muro di Berlino, con quale arma potremo mai ridurlo ad un mattoncino?