25 Febbraio 2006

L'Europa è poliglotta. Quasi tutta.

Attualità

Lo studio «Europeans and their Languages» commissionato dall’Unione Europea ha esaminato e valutato le conoscenze linguistiche degli Stati membri, rivelando che il Regno Unito è la nazione che ha il peggior rapporto con le lingue straniere.
NIENTE MULTILINGUISMO, SIAMO INGLESI – Pare infatti che solamente un britannico su tre conosca un idioma diverso da quello nazionale: la stragrande maggioranza della popolazione è «affezionata» all’inglese, e non ha assolutamente feeling con le altre lingue. Quando però si tratta di fare una scelta, indicando una preferenza in alternativa alla mother tongue, i britannici non hanno dubbi: il francese è la scelta migliore, indicato dal 71 per cento dei partecipanti al sondaggio come lingua ideale da insegnare ai propri bambini, seguito a ruota da spagnolo e tedesco. Tuttavia, più della metà della popolazione (56 per cento) pensa che sia un’ottima cosa che i bimbi imparino una lingua straniera prima dei 5 anni, mentre per la maggior parte dei Paesi dell’Unione il momento migliore per introdurre i nuovi idiomi è circa a 12 anni. Come a dire: se proprio bisogna imparare una seconda lingua, meglio farlo presto, quando tutto sommato costa anche meno fatica. E in questo non gli si può certo dare torto.
I DATI EUROPEI – È bene però specificare che il Regno Unito non è solo sul podio. Questa scarsa passione per le lingue è infatti condivisa da altri cinque Paesi europei, in cui la maggioranza dei cittadini non parla nessun altro idioma a parte quello nazionale. Si tratta di Irlanda (66 per cento), Ungheria (58 per cento), Portogallo (58 per cento), Spagna (56 per cento) e – sorpresa? – Italia (59 per cento). I poliglotti più ferrati si trovano invece in Lussemburgo (dove il 92 per cento della popolazione conosce almeno due lingue), nei Paesi Bassi (75 per cento) e in Slovenia (71 per cento). Nel complesso l’Europa se la cava comunque piuttosto bene: in media il 56 per cento degli europei parla almeno una lingua straniera, il 28 per cento almeno due e l’11 per cento addirittura tre. Per quanto riguarda invece le preferenze, anche se francese e tedesco sono molto diffusi nell’ambito dell’UE, la lingua più parlata resta comunque l’inglese, usato correntemente dal 51 per cento dei cittadini europei. Che bisogno hanno quindi i britannici di impararne una diversa? Apparentemente nessuno. Non fosse altro, però, che il multilinguismo porta di sicuro a una maggiore interazione, e di conseguenza a una comprensione e un’apertura sicuramente superiore nei confronti di tutte le culture diverse dalla propria.
(Fonte: Corriere della Sera, 25 febbraio 2006)