Ciò che davvero ha caratterizzato l’idea stessa del Partito Democratico, addirittura prima della sua fondazione, è stato il coinvolgimento diretto degli elettori nei processi decisionali più importanti, dall’investitura di Prodi nel 2005 a quella di Veltroni nel 2007. In un’epoca di disaffezione alla politica milioni di cittadini hanno potuto e voluto cogliere l’opportunità di esprimersi […]
“…il Partito democratico sa quel che deve fare. Innanzi tutto deve liquidare il potere dell’apparato tradizionale che ancora oggi vuole dire la sua, poi mettere a punto le procedure per scegliere i suoi nuovi quadri evitando ogni alchimia di provenienza, infine mandare in pensione tutti quei riti, simboli, formule e linguaggi che appartengono al passato.” […]
Sempre durante la degenza ho avuto l’impressione di sentir parlare in modo non irrealistico e meramente ipotetico di una scissione del PD, di possibili passi indietro e altre assurde farneticazioni di questo genere. Ho per il momento archiviato la cosa attribuendone la colpa a curiosi effetti collaterali dell’anestesia.
Tornato in Italia e costretto a letto in ospedale da un intervento al menisco, mi sono sorbito 24 ore di telegiornali di tutti i colori dai quali ho desunto che Antonio Di Pietro sta facendo l’opposizione al governo.
Ho visto un paio di giorno fa un film uscito credo l’anno scorso nelle sale, ma da qualche settimana venduto anche in DVD nelle librerie (e quindi facilmente trasportabile a Mosca), che si chiama “Biutiful cauntri”. Il film credo lo ricordiate tutti, è un documentario straziante sulla questione rifiuti in Campania.
I linguacciuti toscani de “Il primo cerchio” non te la mandano a dire e rimandano ad un post quarantiniano ed ahinoi condivisibile della mia amica Marta Wolf: “Mentre gli irriducibili ottimisti militanti del PD tendono ad autoconvincersi che il PD faccia schifo solo nella propria città, ma nel resto d’Italia le cose vadano meglio, Marta […]
E io che già temevo di passare la terza età a sentirmi chiamare “generazione Berlusconi”…