Anche io, come i miei amici della tribù di Pennarossa, sostengo toto corde il referendum elettorale. Diciamoci la verità, sarebbe bastata una legge di un solo articolo e poche parole: “Articolo 1. La legge elettorale così detta Porcellum è abrogata rientra in vigore la legge elettorale precedente c.d. Mattarellum” e buona notte al secchio. E invece no, dialoghi su dialoghi, conversazioni su conversazioni, fino ad arrivare all’assurdo di dire che la scelta è quella del proporzionale, come se non fosse chiaro a tutti che il paese ha scelto da anni il maggioritario e che la stessa scelta di creare il Partito Democratico risponde, come ha detto molto bene Ilvo Diamanti su Repubblica solo qualche settimana fa, ad una logica maggioritaria e bipolare.
Io, con buona pace di Mastella, sostengo e firmerò con convinzione per il referendum elettorale e continuerò a battermi per un sistema maggioritario, uninominale di collegio (e possibilmente con doppio turno alla francese).
6 risposte a “Io sostengo il referendum”
Pensaci bene, Ivan.
Il terzo quesito, quello che toglie le pluricandidature, è di certo positivo. E se andremo a votare, ma penso di no, io voterò sì sul terzo quesito.
Però i primi due quesiti trasformerebbero la pessima legge elettorale di oggi in una legge sempre pessima (rimane inalterato il meccanismo di cooptazione e non di votazione dei parlamentari, fatto gravissimo) ma molto simile alla Legge Acerbo del 1924.
Dare un forte premio di maggioranza alla SINGOLA LISTA che abbia la maggioranza relativa significa che il prossimo parlamento avrà una maggioranza assoluta di seggi provenienti dal partito FI oppure dalla sommatoria FI-AN unite in un solo partito. Siamo proprio sicuri di poter legittimare la vittoria di Fi o di An anche in un modo così privo di check and balances?
Infine, il referendum abolisce la possibilità di creare delle coalizioni. Insomma, per la sinistra e per il PD, alle prese con una scissione, finisce la possibilità reale di vincere le prossime elezioni.
E’ quanto vuoi?
Il problema fondamentale è che la base di ogni discussione è il proporzionale. In Italia c’è stato un referendum che all’epoca era sicuro avrebbe portato a una legge uninominale secca. Le opzioni erano il turno unico all’americana o il doppio turno alla francese. Arrivò l’aborto noto come Mattarellum, un papocchio di uninominale, proporzionale, scorporo ecc.
Peggio era difficile fare, ma ci riuscì bene il Porcellum: una legge gravissima e di costituzionalità assai dubbia.
Ora si aprla ancora di proporzionale, soglie di sbarramento, liste bloccate, preferenze.
L’uninominale, il votare la persona e non il partito, è ormai un sogno lontano, da tenere per i sindaci.
Piccolo mio errore: la Legge Acerbo è del novembre 1923. http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Acerbo
Riporto un illuminato commento (http://andryyy.ilcannocchiale.it/):
“Secondo me, il sistema maggioritario è quello più indicato per il nostro Paese. Esistono diversi modelli di maggioritario: i modelli principali sono quello all’inglese e quello alla francese. Il maggioritario del Mattarellum era una pre-porcata: la parte proporzionale vanificava gli effetti benefici di tale sistema.
In Inghilterra, la House of Commons viene eletta sulla base di un maggioritario uninominale a turno unico. Il territorio inglese viene suddiviso in 659 circoscrizioni; in ognuna di esse viene eletto un membro della Camera dei Comuni, attraverso il metodo della maggioranza semplice: non è, cioè, necessario, conseguire la maggioranza assoluta dei voti, in quanto viene eletto il candidato più votato. Sulla base dei dati elettorali, la Regina affida l’incarico di Premier al capo del partito che vince le elezioni.
In Francia il sistema è diverso, in quanto l’elezione dei membri dell’Assemblea Nazionale avviene attraverso un sistema maggioritario a doppio turno. Partecipano, infatti, al secondo turno (una sorta di ballottaggio) tutti coloro che abbiano ottenuto, nelle singole circoscrizioni, almeno il 12,5 % dei consensi. Peraltro, se un candidato ottiene, al primo turno, la maggioranza assoluta dei voti validi (corrispondenti ad almeno il 25% del numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali) viene eletto direttamente e non si fa ricorso al secondo turno.
Qualcuno ha proposto di adottare il sistema previsto, in Italia, per l’elezione dei sindaci, un maggioritario con premio di maggioranza articolato in due tornate elettorali. Così, il Presidente del Consiglio verrebbe eletto direttamente al primo turno nel caso in cui ricevesse il 50%+1 dei consensi; in caso contrario, si andrebbe al ballottaggio col secondo candidato premier più votato. Il 60% dei seggi del Parlamento spetterebbero alla lista collegata al Leader della coalizione vincitrice al quale il Presidente della Repubblica affiderebbe l’incarico della formazione del Governo.
Tutti e tre questi sistemi presentano dei difetti: quello inglese, strutturato in questo modo, consentirebbe ai partiti di blindare i collegi; il metodo francese, articolato in due turni, favorirebbe apparentamenti successivi al primo turno (in vista del ballottaggio) e la cosa non è da vedere con favore; il sistema previsto per i sindaci conferisce un premio di maggioranza molto ampio alla coalizione vincitrice, e sebbene questo espediente sia ideale per gli enti locali, non si può dire lo stesso per il governo del Paese, in quanto ci sono in gioco interessi superiori e non si può creare artificiosamente una maggioranza così ampia (considerando che i bilanciamenti costituzionali non verrebbero più rispettati).
Dipendesse da me, come ho già detto in precedenza, adotterei un sistema maggioritario uninominale all’inglese, ma con una discriminante: l’introduzione delle primarie sia per quanto riguarda il Presidente del Consiglio, sia per quanto riguarda i candidati delle singole circoscrizioni. E’ l’unico sistema che consente di avere governabilità, alternanza, sovranità popolare reale, obbligo per il candidato di rispondere ai suoi elettori, rappresentatività, aggregazione di partiti, elezione diretta del Premier, certezza degli apparentamenti politici.”
La valenza principale del referendum pendente credo sia quella di costituire un forte stimolo al Parlamento per varare una buona legge (la “pistola puntata” …) e che quindi non penso abbia molto senso ipotizzare scenari elettorali come se il referendum effettivamente si tenesse e vincesse.
Riguardo agli effetti paventati da Anellidifumo:
a) se il premio di maggioranza futuro andrà a FI o a FI-AN, sarà solo colpa dell’eterna incapacità dei politici di sinistra di essere un “sistema vincente”, della loro inguaribile preferenza per i distinguo rispetto all’unità e quindi – in ultima analisi – della loro inidoneità a parlare al paese invece che a sè stessi.
Un giusto contrappasso insomma, vista la gravità dei peccati. E giustamente inflitto non solo ai politici, ma anche all’elettorato che li vota, visto che avrebbe la possibilità di indirizzare meglio le loro scelte ed invece – alla fine – non lo fa.
a) la coopotazione dei parlamentari effettivamente è una grossa schifezza. Una ragione in più perchè il Paralamento vari una buona norma, che elimini anche questa aberrazione.
D’accordo che la legge attuale e’ un salto all’indietro di 30 anni e mi piace che ci sia una pressione sul parlamento per riformarla.
Mi pare pero’ che le discussioni sulla legge elettorale, che si sprecano da decenni, siano una copertura per spostare sempre piu’ avanti una riforma (seria) del nostro sistema e della seconda parte della costituzione.
Il tanto invocato sbarramento alla tedesca, questo sarebbe la morte per le minoranze. I tedeschi hanno un sistema federale e le minoranze escluse a livello nazionale hanno dignita’ nei parlamenti dei lander.
Il doppio turno francese si adatta bene al presidenzialismo dati i poteri che vengono dati al presidente.
Vogliamo iniziare almeno a sistemare il tetto? Io sono preoccupato dalle fondamenta e dei muri; la riforma elettorale dovrebbe ricalcare il modello costituzionale (e anche negli altri paesi che vengono presi come riferimento la discussione sul modello e’ presente).
Se poi devo dire la mia sul modello elettorale, no al doppio turno francese (qui favorirebbe ancora di piu’ gli inciuci e le coalizioni scricchiolanti). Sicuramente uninominale, singolo turno.
my two cents