26 Giugno 2007

Le “ecotax”, o del qualunquismo all’incontrario – Riccardo Brenna

Cervelli in fuga

Qualche giorno fa ho letto un articolo molto interessante sulle “paure” degli Italiani. Un classico, ma con spunti veramente interessanti. In apparenza, dopo la disoccupazione, l’inquinamento è la seconda fonte di preoccupazione per gli Italiani, mentre le altre “paure” (terrorismo, droga) seguono a grande distanza.


La ricerca, commissionata da la “Nuova Ecologia”, si concentrava poi sulla percezione che i cittadini hanno riguardo il problema. Segue un’accusa di insufficiente impegno da parte di tutti, istituzioni (nazionali e soprattutto locali), la scuola e, in un momento di sorprendente autocritica, degli stessi cittadini.
Viene inoltre mostrata “disponibilità” a impegnarsi personalmente, attraverso il risparmio energetico, la raccolta differenziata dei rifiuti, l’uso di lampadine a basso consumo. Ma poi ecco il passaggio cruciale: l’automobile! E qui l’istinto di conservazione prevale: nessuna accettazione nei confronti della limitazione dell’uso dell’auto privata, la tassazione dei parcheggi auto in proporzione alle emissioni inquinanti e il pagamento di un ticket per circolare nei centri cittadini!
Alla lettura di questi risultati, la mia prima impressione è stata mossa dall’istinto. Ecco l’archetipo dell’Italiano Che Protesta E Non Fa Una Mazza, un classico da cortei dei disoccupati organizzati che chiedono a qualche entità astratta (il Governo, le Istituzioni, il Papa, la Madonna) di “dargli il Lavoro”, senza fare nulla per andarselo a cercare. Insomma, il mio piccolo diavoletto qualunquista (mi viene da scrivere “che è in tutti noi”, ma sono sicuro che non è vero…) e’ venuto fuori di prepotenza!
Ma la realtà è molto più articolata. Esplorando il Web, ho trovato diversi studi che comparano la qualità dell’ “ecosistema” delle maggiori città italiane con altre città in Europa e nel mondo. Ne viene fuori un quadro abbastanza misero per Milano, Roma e Napoli. Trasporto pubblico, spazzatura, abusivismo edilizio (una “chicca” quasi tutta italiana), mancanza di verde pubblico e smog i problemi principali. E le amministrazioni locali non sembrano aver seriamente pensato a cosa tutto ciò significa per il benessere dei cittadini. Strangolati fra interessi particolari da proteggere e bacini elettorali da coltivare, meglio non osare troppo…
Prendiamo Roma, per esempio. E’ sicuramente ammirevole il fatto che il Comune abbia introdotto la regola che i nuovi edifici edificati nell’area comunale debbano poter usare l’energia solare. Tuttavia, tutto noi sappiamo che il problema di Roma è il traffico e l’insufficienza dei mezzi pubblici! Ma nessuno ha avuto il coraggio di Ken Livingstone – “Red Ken” – il sindaco di Londra che, fregandosene della lobby dei commercianti e delle pressioni della CBI (tipo la nostra Confindustria), ho introdotto la “Congestion Charge”. Recenti studi dimostrano che – nonostante molti problemi ancora da risolvere – la qualità dell’aria e del traffico è aumentata a Londra, i mezzi pubblici sono usati di più, la gente circola di più in bicicletta e – udite udite – non è stata dimostrata nessuna diretta correlazione fra “businesses performance” e congestion charge. Altri esempi, come Portland, Barcellona e Berlino dimostrano che è possibile trovare soluzioni al problema ma, ovviamente, bisogna avere coraggio!
Negli ultimi giorni ho cercato di capire un po’ di più su ecotax, Pigovian tax, feebate etc. Tante idee e soluzioni, ma un unico messaggio. Per cambiare è necessario instaurare un circolo virtuoso fra amministratori e cittadini. Punendo o premiando un certo comportamento attraverso diversi sistemi (fra cui anche tasse e tickets), è possibile orientare i comportamenti dei cittadini e convincere che essere “essere ecologicamente attento”, può rivelarsi un comportamento anche economicamente conveniente.
Ora, mi rendo conto che ci sono anche altri problemi da risolvere (tipo l’abusivismo edilizio), e che può sembrare ingiusto focalizzarsi sul singolo cittadino per cambiare le cose. E mi rendo conto che la classe politica italiana non ha la statura morale per iniziare questo processo. Ma, come Filippo scriveva e dimostrava qualche giorno fa, il comportamento dei cittadini può fare la differenza, soprattutto per loro stessi. E bisogna iniziare da qualche parte!
Penso al rapporto Stern, che ha dimostrato che il global warming potrebbe provocare un flessione di circa il 20% dell’economia mondiale in pochi anni e che, per cercare di “rimetterci in carreggiata”, sarebbe necessario investire circa l’1% del Prodotto Interno Lordo Mondiale.
Migliorare il nostro “profilo ecologico”, non è più solamente un imperativo morale, è diventato anche un obbligo “economico”.
In Italia, mi sembra che questo aspetto non sia del tutto chiaro alla nostra classe politica, soprattutto quella vicina al PD, e il tutto si risolve in appelli a comportarsi “meglio”, ma niente più di questo. Ho visitato il sito del Ministero dell’Ambiente per capire cosa e’ stato fatto nel 2006. Sono rimasto intrappolato in comunicati stampa di tono messianico, in cui si parlava di conferenze mondiali e del nostro Beneamato Ministro In Missione (a Nairobi con jet personale, se ricordo bene) per salvare il mondo insieme ai “Grandi Della Terra”, ma niente sul problema del traffico a Milano e di come risolverlo…