8 Febbraio 2006

Coppie di fatto in Puglia

Diritti

“Unioni solidaristiche”. Una formula ampia, che in teoria può sottendere ogni relazione, anche la coppia di fatto: eterosessuale, lesbica oppure omosessuale. E non solo: anche le unioni parentali più disparate. Per questo, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, non si può negare che «si tratta del disegno di legge sul welfare più avanzato in Italia», come spiega il presidente pugliese Nichi Vendola, uscendo da una riunione lunga circa tre ore. La Puglia estende i servizi sociali ben oltre la famiglia tradizionale. E questo è un dato di fatto. Ma cancella dal testo di legge sia il plurale, «famiglie», sul quale la Margherita s’era impuntata irrevocabilmente, sia i «nuclei di affettività». Il presidente più «radicale» d’Italia ieri ha dato prova di grandi abilità «riformiste»: aveva giurato che il ddl sarebbe stato varato il 6 febbraio e ha mantenuto la promessa. Non è stato facile. Gli attacchi del centrodestra e della Conferenza episcopale pugliese hanno fatto tremare gli assessori centristi: mentre la riunione è in corso il segretario regionale della Margherita, Gero Grassi, passeggia nervoso incollato a un cellulare rovente: da Roma giungono messaggi in continuazione. Lui sembra saldo sulla posizione: «Il ddl passerà». Nello stesso istante, mentre la giunta sta ancora trattando, l’Udeur regionale dirama un ultimatum chiarissimo: «Siamo contrari a qualunque forma di sostegno che non riguardi le famiglie costituzionalmente riconosciute: da qui la decisione di non votare un provvedimento che va contro il nostro modo di intendere la vita e la famiglia».
La bordata arriva alle sette del pomeriggio. La giunta, mentre discute, deve sopportare anche questo scossone. Finché una porta si apre: il ddl è stato approvato all’unanimità. «Ci siamo confrontati», dice Vendola, «soprattutto con i rilievi che provenivano dal mondo cattolico, preoccupato di mettere al riparo la famiglia di diritto. Ma non avevamo alcuna intenzione di minarla. D’altronde non stavamo discutendo del diritto di famiglia, ma dei servizi sociali, dei diritti di cittadinanza. Tuttavia abbiamo accolto questi suggerimenti. Oggi abbiamo un testo che parla della famiglia, che viene accompagnata da questa rete di servizi e tutele, e parla anche di quei nuclei di persone che sono legate da vincoli di parentela, da vincoli di adozione, da unioni solidaristiche».
Se sarà approvato in consiglio regionale, quindi, i servizi sociali, in Puglia, potranno essere estesi anche alle «unioni» che non si riconoscono nel matrimonio. Purché il vincolo sia caratterizzato dalla «solidarietà». E’ questa la parola magica.
E’ al tempo stesso un ingresso e una via d’uscita, da qualsiasi lato la si voglia guardare: da un lato, un cavallo di Troia nel quale infilare anche le coppie di fatto, di qualsiasi genere; dall’altro, lo scudo dietro il quale i centristi della maggioranza possono schermirsi dagli attacchi. E’ in quest’idea – l’unione solidaristica – che la bagarre scoppiata in seno a Udeur e Margherita s’è acquietata. Ma quando all’assessore dell’Udeur, Massimo Ostillio, chiediamo se una coppia di fatto rappresenti una «unione solidaristica», lui preferisce non rispondere. Al massimo dice che bisogna interpretare.
E questo è il punto: ieri la Puglia del presidente Vendola ha finalmente aperto un grande varco. Nelle condizioni che le erano concesse, considerata l’ipocrisia del linguaggio politico corrente, ipocrisia potenziata dal clima elettorale. E allora: quanto hanno pesato i vertici nazionali dei partiti e Romano Prodi? Il segretario regionale della Margherita, Gero Grassi, dice che «Prodi non s’è fatto sentire» e che, semmai, «hanno pesato i vertici di quei partiti di centrodestra che hanno criticato l’ impianto di legge, senza averlo letto e capito: Prodi ha un programma di governo che è quello del centrosinistra, nel quale ci riconosciamo tutti». Deve essere, appunto, il programma della «solidarietà»: è questo il limite lessicale. Nonostante ciò, la Puglia è riuscita a estendere significativamente l’alveo dei diritti di cittadinanza. Anche alle coppie di fatto. E questo è il bicchiere mezzo pieno. Ma fintanto che bisognerà interpretare, come ci dice l’assessore dell’Udeur, ci tocca guardare anche il bicchiere mezzo vuoto: qualsiasi persona non sposata, per accedere a questi diritti, dovrà dimostrare di aver scelto il proprio partner per solidarietà. E non per pura libertà.
(Fonte: il Manifesto, 7 febbraio 2006)