31 Gennaio 2006

Luci e ombre sull'aborto

Diritti

«Inutile, come previsto», dice Rosi Bindi. «Un boomerang per chi l’ha voluta», secondo le diessine Marida Bolognesi e Katia Zanotti. «Per il governo un ennesimo buco nell’acqua», afferma Tiziana Valpiana del Prc. La Verde Luana Zanella risale dall’effetto – «le destre hanno avuto paura» – alla causa: la mobilitazione e la determinazione delle donne a non farsi scippare la libertà conquistata, espressa nell’enorme corteo del 14 gennaio a Milano, «hanno vinto». L’oggetto dei commenti delle parlamentari dell’Unione è la relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva sull’applicazione della legge 194. Le 27 cartelle, presentate ieri dal presidente della Commissione affari sociali della Camera Giuseppe Palumbo (Forza Italia), approvate domani, verranno archiviate per un verso come la ripetizione del noto, per l’altro come una mogia retromarcia. La relazione non raccomanda future modifiche né della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza né di quella sui consultori. Di questi ultimi, semmai, si sollecita il potenziamento, sia quantitativo che qualitativo. La pretesa di far entrare nei consultori «volontari della vita» per dissuadere le donne dall’aborto – caldeggiata dal ministro Storace – non viene neppure nominata. Si insiste però nel dire che i consultori dovrebbero funzionare come una specie di «filtro obbligatorio» per le interruzioni volontarie di gravidanza (nel 2003 solo il 34% delle donne che hanno abortito sono «passate» dai consultori).
I dati citati nella relazione sono gli stessi forniti annualmente dal ministero della sanità: aborti diminuiti del 42% dal 1982 al 2003, leggero incremento (3,4%) nel 2004, dovuto soprattutto al ricorso all’ivg da parte delle migranti. Dovendo giustificare ex post un’indagine «inventata» a fine legislatura per far piacere a Ruini and company, qualche esponente del governo pignoleggia a vanvera: le rilevazioni statistiche non sarebbero in grado di «scattare una foto reale» dell’applicazione della 194.
Grazia Labate, capogruppo Ds in commissione, prende atto che «il clima è cambiato» ma critica il governo per il passato (taglio dei fondi per i consultori) e per il presente: la relazione non accoglie la proposta avanzata da molte regioni di dare gratuitamente i contraccettivi almeno alle «fasce a rischio».
L’Udc, che l’aveva voluta, sostiene che l’indagine conferma «i dubbi sulla cattiva applicazione della 194». Zitto Storace. L’Udeur – e questo è un problema dell’Unione – annuncia che nella prossima legislatura provvederà lei a fare una «vera indagine» sulla 194.
(Fonte: il manifesto, 24 gennaio 2006)
Limitare l’acquisto all’estero della pillola abortiva RU486. Questo lo scopo delle modifiche al decreto sull’importazione dei medicinali annunciato oggi dal ministro della Salute Francesco Storace. “Domani modificherò il decreto del ’97 che regola l’acquisto all’estero dei farmaci non registrati in Italia perché si sta cercando di aggirare le norme”. L’annuncio è stato dato nel corso di una conferenza stampa a margine della tappa toscana della consulta nazionale di An.
Storace ha sottolineato il caso limite della regione Toscana in fatto di acquisto all’estero di farmaci abortivi. “Il 90% delle procedure di acquisto – afferma il ministro – è venuto dalla Toscana. La Toscana è la regina dell’incentivo all’aborto”.
E sul programma del partito in materia di salute il ministro propone anche di istituire una visita medica per gli immigrati che arrivano in Italia. “Molti immigrati – ha affermato il ministro – vengono a cercare lavoro e casa in Italia. Noi vogliamo pensare anche alla loro salute. Per questo, accanto al permesso di soggiorno, vogliamo verificare le loro condizioni di salute, ipotizzando una visita medica, non per cacciare chi sta male, ma per curarlo”.
“Questo è un dovere di uno Stato civile – ha proseguito Storace – E’ ovvio che ci sarà qualcuno che strillerà perché a sinistra non capiscono niente di queste cose. E’ un modo, invece, di dare un’ulteriore garanzia ai cittadini italiani e agli immigrati”.
(Fonte: Repubblica.it, 30 gennaio 2006)