18 Gennaio 2006

Il Cile di Michelle Bachelet

Attualità

La vittoria di Michelle Bachelet, nel ballottaggio di domenica scorsa per la presidenza della repubblica, ha scosso il Cile dalla sua apatia, evidentissima nella prima tornata elettorale dell’11 dicembre. Domenica sera, quando già poche ore dopo la chiusura dei seggi si delineava nettissima la vittoria della candidata socialista della Concertacion por la democracia, la Alameda, la grande arteria che passa per il centro di Santiago e davanti al palazzo presidenziale della Moneda, si è riempita di gente in festa, che celebrava a piedi e in macchina il trionfo della prima donna presidente nella storia del paese. Un’aria elettrizzata che rimandava a molti anni prima: solo quando nell’ottobre del 1988 aveva vinto il «no» nel referendum che doveva decidere se lasciare Pinochet al potere per altri 8 anni o mandarlo a casa, c’era stata una risposta del genere. Il risultato finale era ormai certo e sarebbe stato annunciato di lì a poco: Bachelet 53.5%, Sebastian Piñera, il candidato della destra, 46.5%. Un 7% secco di distacco che nessuno dei quattro precedenti presidenti eletti in questi 16 anni dalla Concertacion – i dc Patricio Aylwin e Eduardo Frei, il socialista Ricardo Lagos – era riuscito a strappare. Non solo ma Michelle, che si diceva anche a sinistra che fosse «una cattiva candidata», nel ballottaggio era riuscita a superare il 51% ottenuto dai partiti della Concertacion nelle elezioni parlamentari, ciò che le darà una grande forza nel compito non facile che l’attende. Non male per una candidata che in molti vedevano, non solo nella destra ma anche all’interno della coalizione di governo, come «impreparata» per assumere la presidenza della repubblica, pur avendo dato buona prova in ministeri importanti quali la Sanità e la Difesa.…….I sondaggi della vigilia ci avevano azzeccato e anzi il vantaggio è stato anche più ampio del previsto: 7 punti contro i 5-6 annunciati. …..Anche la potente e conservatrice chiesa cattolica cilena ha parlato del suo trionfo come del «reincontro dei cileni». Uno dei punti caldi del nuovo presidente sarà proprio quello della giustizia, specie rispetto a Pinochet già sotto processo in Cile ma richiesto (la notizia è di ieri) anche dalla giustizia francese. Nella notte di domenica, parlando alla folla lungo la Alameda, Bachelet aveva avuto parole forti al proposito: «io sono figlia dell’odio» aveva detto ricordando che suo padre generale lealista fu ucciso dai golpisti, che lei stessa fu arrestata, torturata ed esiliata dalla dittatura………….Ieri nella prima conferenza stampa ha detto che «si prenderà il suo tempo» per formare il nuovo governo e che la sua scelta sarà «indipendente e autonoma». Ha già annunciato che la metà dei suoi ministri saranno donne e che ci saranno molte facce nuove. Ma per questo ci sarà tempo.
(Fonte: il Manifesto, 17 gennaio 2006)