26 Settembre 2005

Bologna (parte seconda)

Archivio storico

Bologna. Una giornata intera di lavori, organizzata dagli amici del locale comitato (Antonio Travaglini, Serafino D’Onofrio, Claudio Perrella, Marta Franceschini) dentro la palestra del Dopolavoro Ferroviario. Abbiamo creato sei gruppi di lavoro: uno sull’uso del web, coordinato da Gianfranco Mascia e Marco Esposito (novità sul sito nelle prossime ore); uno su “Stampa e Propaganda”, come si sarebbe detto un tempo a Mosca, coordinato da Davide Guadagni; uno sulle iniziative da organizzare nelle prossime tre settimane, coordinato da Barbara Zappitello e Daniel Salzotto; uno sugli strumenti di partecipazione, coordinato da Sandra Simoni e Giuliana Nesso; uno sui finanziamenti, coordinato da Marella Reitani e Maila Scarpellini; uno sul programma, coordinato da Marco Simoni, Francesco Buso e Umberto Lombardo. I coordinatori stanno ora seguendo l’implementazione delle varie proposte. In particolare Marco si sta occupando di postare gli ormai famosi policy papers sul sito per i vostri commenti. Abbiamo concluso la serata con cena e musica. A notte fonda la palestra è tornata una palestra: un pallone è spuntato fuori da chissà dove e alcuni irriducibili – tra cui io – hanno pure trovato l’energia (ma dove?) per quattro tiri in porta…
Ieri mattina, come sapete, ho visto Prodi. Ci siamo seduti a un tavolino in Piazza Maggiore con la Signora Flavia, Marco e Mario Barbi, che lavora col Professore. E’ stata una bella chiacchierata, ci siamo detti di quanto preoccupante sia la situazione del Paese e di quanto crediamo sia urgente dare un governo serio e durevole all’Italia. Abbiamo parlato dei tanti italiani che ci sono all’estero, delle nostre esperienze di lavoro fuori dall’Italia, di come l’Italia sia vista fuori dai confini nazionali. Ho detto a Prodi di quanto sia frustrante per i cittadini vedere una politica, anche dalla nostra parte, litigiosa, che spreca tempo prezioso in lotte di clan mentre il Paese va a rotoli. E’ stata una buona riunione. La sensazione è stata che seduta a quel tavolino ci fosse un’Italia di gran lunga migliore di quella che occhieggiava dai titoli su Fazio e Tremonti dei giornali appoggiati su una sedia lì vicino.