22 Maggio 2011

Come prendono il sole i gay?

Appunti, Diritti

Qualche giorno fa è uscito un articolo sul Corriere Fiorentino che si chiedeva come mai la Regione Toscana investa sul turismo GLBT. “E che, i gay non prendono il sole come gli altri?”. Ho provato a rispondere allo spiritoso redattore come segue.

Il turismo religioso nel mondo fattura circa 18 miliardi di dollari all’anno per raggiungere i quali è necessario movimentare 300 milioni di pellegrini. Il fatturato annuale del turismo GLBT (acronimo che sta per “Gay, Lesbian, Bisexual, Transgender) ammonta invece, secondo una stima non recentissima (2007) e quindi approssimata per difetto, a 55 miliardi di dollari annui con un movimento di 70 milioni di turisti. Ogni pellegrino vale 60 dollari, ogni turista GLBT di dollari ne vale invece 786. Questa la risposta dei numeri (in America li chiamano “pink dollars”) al curioso articolo di Matteo Orsucci che, sul Corriere Fiorentino di ieri, si chiedeva perché mai la Regione Toscana abbia deciso di investire sul turismo gay e che cosa addirittura sia, il turismo gay. La realtà è che dietro queste domande, per rispondere alle quali basterebbe dedicare solo pochi minuti e una semplice visita su Google, si nasconde una nemmeno troppo sottile omofobia. L’omofobia – che non va confusa con la violenza omofobica – è un sentimento. E questo sentimento è la norma e non l’eccezione in un Paese che in nome dell’economia ha accettato di tutto (incluso consentire serenamente a un dittatore svitato e sanguinario di mettersi a fare campeggio in pieno centro di Roma) ma che non esita a mettere a rischio le centinaia di posti di lavoro creati in Sicilia (!) da un’azienda svedese solo perché la medesima azienda utilizza anche in Italia, come si fa nel resto dell’occidente, una coppia gay come esempio di famiglia per la sua pubblicità. “Sarà mica che i gay prendono il sole in modo diverso?” si chiede Orsucci. Lo rassicuro: i gay prendono il sole come gli altri. Se non che, quando lo fanno, spendono molto di più e meglio di molte altre categorie di turisti: questo lo hanno capito numerose località e regioni che su questo interessante segmento di mercato hanno fatto grossi investimenti. Dopodiché, al di là dell’investimento, è necessario creare ambienti che siano attrattivi per quel segmento di clientela. Fare in modo che se due uomini o due donne chiedono una stanza matrimoniale, per esempio, l’albergatore non li piazzi automaticamente in una doppia con un marmoreo comodino centrale. O essere certi che se i due decidono di darsi castamente la mano per strada a nessuno salti in mente di insultarli – come è accaduto a Paola Concia e alla sua compagna Ricarda a Roma qualche settimana fa – o, peggio ancora, di malmenarli. O dove i poliziotti sono stati formati specificamente per proteggerli e i negozianti e i ristoratori educati appositamente per sorridergli. Insomma, se i gay e le lesbiche non possono sempre scegliere dove vivere, possono almeno scegliere dove andare in vacanza. E vanno preferibilmente verso quei luoghi dove sono loro garantiti uguali dignità e rispetto. Si comincia con l’essere riconosciuti, a partire dalle proprie specificità. L’uguaglianza non significa trattare tutti allo stesso modo, ma trattare circostanze differenti in modo differente così da assicurare alla fine per tutti un’assoluta uguaglianza sostanziale. Vale per i cittadini, vale anche per i turisti. E conviene a tutti. Per capirlo basterebbe voler guardare alle cose – o, se non ci si riesce, almeno ai dollari – senza pregiudizi e paraocchi.

5 risposte a “Come prendono il sole i gay?”

  1. idelbo ha detto:

    Già, di per se, “dividere” è un verbo odioso,ma diventa tollerabile se si fanno spiagge per i ricchi e spiagge per i poveri. Intollerabile se si fanno spiagge per etero e per omosessuali.In un paese normale, dove ognuno potesse eprimere le proprie libertà non avrebbe necessità di fare cose “divise”…semmai condivise. Ma fino a quando per la pubblica opinione e, purtroppo, anche per la Chiesa è più tollerabile che un vecchio ricco “salvi” prostitute minorenni dalla strada che non un cartellone pubblicitario in cui sono raffigurati due gay…ci sarà sempre qualche giornalista o benpensante che troverà la cosa fuori dalle righe.

  2. federico pinci ha detto:

    Si però perdonami, “secondo una stima non recentissima (2007)” (“e quindi approssimata per difetto…” uhm.. e perchè?) fondata su cosa? Quale stima?
    Come è possibile che non abbiamo la più pallida idea di quanti siamo e tuttavia abbiamo proiezioni precise sul denaro che muoviamo e/o di quanti siamo in spiaggia?
    Ragazzi su… chiudiamo l’era delle percotte e iniziamo ad affrontare i problemi dalla a alla z in modo maturo.
    Perchè per esempio non iniziamo a rimuovere i limiti legislativi (in primis a modificare la legge sulla privacy) che ci impediscono di costituire un osservatorio serio, di incrociare i dati dei tesseramenti, delle chat e delle attività commerciali?

    Senza questo passo non c’è omofobia, non c’è pink dollars, non ci sono diritti semplicemente perchè non ci sono gay.

    PS. Non mi accanisco su altri dettagli fragili del discorso tipo: muoviamo un sacco di soldi… wow… e sti cazzi? I diritti passano per i soldi? Perchè questa sinistra è sempre più rabbina e sempre meno in grado di fare alcun che di concreto? Oppure anche… “GLBT” … “B”? mi conti i “B”? Chi sono i B? ed eventualmente i Q? Come mi analizzi le “varie ed eventuali dell’anal oral”? Quanti Q ci sono ora in spiaggia?

  3. scalpha ha detto:

    La stima è di Associated Press http://www.usatoday.com/travel/destinations/2007-08-01-gay-tourism_N.htm
    Dopo di che io non penso che i diritti debbano discendere dai soldi, mi chiedo se però almeno i soldi – che fanno chiudere gli occhi, per esempio, a tutti i governi sui diritti umani in Cina – possano far arretrare l’omofobia. Credevo l’articolo fosse chiaro, magari mi sbaglio.
    Detto questo, lascia che ti dica che possiamo cominciare a lavorare meglio se non ci diamo dei peracottari a vicenda. La classe, almeno quella, non diamola via.

  4. Paolo Prossen ha detto:

    Complimenti, eccellente risposta. Sei l’unico che dica cose chiare in merito senza passare per filosofie che dorino la pillola. Che, come dici tu, lo è già abbastanza. Saluti, Paolo.

  5. Paolo Prossen ha detto:

    Scusi, Signor Pinci, lei dice rabbina per intendere spilorcia? Se ne guardi, la prego. Almeno noi, l’antisemitismo lasciamolo a chi predica odio.