10 Ottobre 2016

Politica e coriandoli

Appunti, Governo Renzi, Politica italiana, Referendum costituzionale 2016, XVII Legislatura

Ieri ho avuto una conversazione via Twitter con Michele Emiliano. Il Presidente della Regione Puglia lancia messaggi molto pesanti sulla riforma – i più pacati sono che la riforma sia “invotabile” o “tecnicamente sbagliata” – ma alla mia richiesta di discuterne in pubblico insieme dice di no “perché non vuol litigare” cone me. Io in realtà non ho nessuna voglia di “litigare” con lui: non ho mai “litigato” con nessun compagno di partito, però non mi dispiace affatto – e anzi penso sia indispensabile – discutere con chi non è d’accordo con me.

Peccato che Michele non voglia e che si limiti a mettere in rete i suoi tweet. Certo non è questo un modo per non “essere trascinato in campagna elettorale”, come mi ha detto, perché è evidente che i suoi feroci cinguettii sono assolutamente parte di una campagna elettorale ficcante e tutta in attacco. Peccato che sia una campagna elettorale confinata a 140 caratteri, e dunque – come qualche volta capita al Presidente – fatta di puri slogan, non di argomenti. Emiliano chiede la libertà di voto per gli iscritti al PD: il fatto è che gli iscritti al PD sono liberissimi di votare come credono, e infatti i sondaggi dicono che voteranno Sì nel 90% dei casi, con buona pace di Bersani, Speranza e anche di Michele Emiliano.

Il problema è che sottraendosi al dibattito il Presidente Emilano dimentica un principio base, che la libertà – come cantava Gaber – è partecipazione. Che per deliberare, bisogna conoscere. “Ivan sai che se comincio a parlare della riforma rimangono solo i coriandoli e allora litigheremmo. Lascia stare”, mi ha scritto, ma non mi ha convinto.

Se non parliamo, caro Michele, sì che resteranno a terra i coriandoli. Perché avremo ridotto la nobile arte della politica a un triste carnevale. Io, come tutti, sono in campagna elettorale per il referendum. Se ne avrai voglia, dove vuoi, quando vuoi, mi farebbe piacere discuterne con te. Penso che lo dobbiamo ai nostri concittadini e alla dignità delle importanti posizioni di responsabilità che entrambi ricopriamo. Pensaci.