4 Agosto 2016

Meglio uno scout

Appunti, Attualità, Diritti, Governo Renzi, Laicità, Pari opportunità, Partito Democratico, Politica italiana, XVII Legislatura

L’Assessore alle Pari Opportunità di Torino Marco Giusta è l’ex presidente di Arcigay che per darsi alla politica ha scelto il partito che al Senato ha tentato di affossare la legge sulle Unioni Civili, e quando la legge è arrivata alla Camera ha cercato in tutti i modi di rimandarla al Senato per poter provarci di nuovo.

Oggi, dalle colonne dell’edizione torinese della Repubblica, non soddisfatto evidentemente di come abbiano operato i parlamentari del suo partito, l’assessore ci prova in prima persona: “La legge sulle unioni civili – afferma – discrimina le coppie eterosessuali“.

Nel tempo in cui è stato presidente di Arcigay, evidentemente, l’assessore Giusta non deve avuto il tempo o la cura di accorgersi che – a proposito di discriminazioni – nessun’altra coppia nella sua città si trova oggi nella situazione di Franco (82 anni) e Gianni (79), che hanno convissuto per 52 anni senza avere cittadinanza, dignità o diritti. Tutte le alte coppie di anziani torinesi che lo abbiano voluto – anche nel 1964, anche molto prima – proprio in quanto eterosessuali, hanno potuto sposarsi.

Da un assessore alle pari opportunità, per giunta ex presidente di Arcigay, ci si aspetterebbe oggi soltanto un telegramma di auguri e, da politico, la soddisfazione perché da sabato a Franco e Gianni – finalmente, ma con irrecuperabile ritardo – sarà restituito il diritto all’esistenza da parte della comunità di cui lui stesso è alla guida in un ruolo di rilievo.

Dovrebbe comprendere l’assessore che, a ben vedere, se c’è un aspetto discriminatorio in questa legge è soltanto che, nonostante i 52 anni insieme, Franco e Gianni non potranno tecnicamente sposarsi nemmeno adesso: ciò che tutti i loro coetanei torinesi eterosessuali hanno fatto mezzo secolo fa, quando era il tempo era giusto, giusta l’età, giusti i progetti e il futuro che avevano davanti.

Dovrebbe ricordarsi l’assessore che la legge che il partito che ha scelto per darsi alla politica ha tentato in ogni modo di affossare, e alla quale oggi lui stesso vuol dare un colpetto, è la più importante riforma del diritto di famiglia che questo paese vede approvare dal 1975. Che la legge Cirinnà ha rimosso sul piano sostanziale la discriminazione nei confronti delle coppie omosessuali per la quale l’Italia era stata condannata da ogni tipo di corte domestica e internazionale.

Dovrebbe sapere benissimo l’assessore che la legge sulle unioni civili ha finalmente riconosciuto a ogni coppia (etero o gay) che voglia sposarsi la possibilità di godere – almeno sul piano sostanziale – della pienezza dei diritti derivanti dal matrimonio; e a ogni coppia (etero o gay) che voglia semplicemente limitarsi a convivere, il riconoscimento del proprio legame che prima non avrebbe avuto. Senza più, finalmente, nessuna discriminazione.

Ma l’assessore alle pari opportunità che ha fatto il presidente di Arcigay, e che oggi milita nel partito che ha tentato in ogni modo di affossare la legge sulle unioni civili, invece di utilizzare la propria carica per celebrare la rimozione di una discriminazione, ha dovuto inventarsene una tutta nuova. Ricorrendo agli stessi argomenti letti in molti emendamenti dei Senatori Giovanardi, Malan, Gasparri, tutti superati per fortuna dai voti di fiducia voluti dal Governo.

Non una novità del resto, per 5Stelle, quella di allinearsi alla destra peggiore in tema di diritti: lo abbiamo visto sull’immigrazione, sulla disabilità, sulla povertà. Per andare al governo servono anche quei voti, anche a Torino sono molto serviti, e l’assessore sarà pure un politico di primo pelo, ma ha certamente imparato benissimo la lezione.

Ad augurare semplicemente ogni felicità a Franco e Gianni ci ha pensato invece per lettera il Presidente del Consiglio dei Minsitri. Una cosa semplice e sensata. L’unica da fare, a pensarci bene. Un pochino ancora stupisce che a pensarla non sia stata l’ex Presidente di Arcigay, ma uno scout.

Come dice un vecchio adagio sempre d’attualità, per guardarsi da certi amici bisogna ricorrere a protezioni assolutamente eccezionali.