21 Gennaio 2016

Sul caso Sarri-Mancini

Appunti, Attualità, Cultura

Al di là dell’episodio avvenuto in campo, mi è venuta in mente qualche riflessione sul caso Sarri.

Leggo dalla Stampa che l’articolo 11 del codice di giustizia sportiva prevede che la pena per comportamento discriminatorio consiste in una “condotta che comporti, direttamente o indirettamente, o indirettamente offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine etnica” e che Sarri sarà punito lievemente perché Mancini “è notoriamente eterosessuale”.

La prima cosa che mi viene da dire è che ha ragioni da vendere Vladimir Luxuria quando dice che allora sarebbe un’ingiuria dare della prostituta a una donna soltanto nel caso in cui la donna effettivamente si prostituisse. Dare invece della puttana a una donna che “notoriamente” non si prostituisca dovrebbe quindi essere considerato perfettamente lecito. Provare per credere.

La seconda cosa che mi viene da dire è che, in base a criteri strettamente giuridici, Sarri non dovrebbe subire alcuna punizione. Questo per il semplice motivo che nell’articolo 11 del codice di giustizia sportiva si elenca ogni genere di discriminazione (tipo quella per colore. Colore?) ma non è prevista alcuna sanzione per la discriminazione per orientamento sessuale.

La terza cosa che mi viene da dire è che, del resto, questa mancanza nel codice sportivo si spiega perfettamente perché nel calcio non solo Mancini, ma tutti (proprio tutti tutti, scherzi della statistica) sono “notoriamente eterosessuali”. Quindi: di che preoccuparsi? Non essendoci persone “notoriamente” omosessuali nel calcio, a tutti si può dare del frocio.

Credo che lo sport dovrebbe prendere terribilmente sul serio questa vicenda, a partire da Giovanni Malagò, presidente del CONI.

Per esempio introducendo in tutti i codici, disciplinari e anche etici, le parole “orientamento sessuale e identità di genere” tra le cause di discriminazione da combattere. E facendo una battaglia forte perché l’omofobia sia eradicata da tutti i campi sportivi, professionistici e dilettantistici. Lo sport è il luogo dell’educazione dei ragazzi e del fair play e il bullismo si comincia a combattere dai luoghi dove i giovani crescono e imparano la correttezza reciproca. E poi dai luoghi dove si esibiscono i campioni, che per tanti sono modelli di vita.

Scherzi a parte, se sembra che non ci siano atleti gay non significa che non ci siano. Sono soltanto probabilmente terrorizzati e intenti a nascondersi. Questo perché l’ambiente intorno è loro ferocemente avverso e sanno che probabilmente se si sapesse che sono gay o lesbiche la loro carriera sarebbe finita.

Ho letto da qualche parte che Mancini si è così arrabbiato perché ha lavorato per anni in Inghilterra. Tante volte penso anch’io che questa mia cocciutaggine nel lavorare sui temi dell’inclusione e del rispetto sia un prodotto dei miei tanti anni di vita all’estero. Una volta imparato che il rispetto in natura esiste, ed è normalmente praticabile mettendoci tutti un minimo di buona volontà, l’assenza di rispetto non si tollera veramente più.

Aggiungo che tra le forme di assenza di rispetto la peggiore è quella pelosa. Ne costituisce un fulgido esempio la chiosa del giornalista del Corriere, Alessandro Pasini, al suo articolo di oggi pur apparentemente molto complimentoso e solidale con Mancini: “Sbanchi il San Paolo e nemmeno te la godi? Qualche corda profonda Sarri deve proprio averla toccata. E per questo si è preso quel che meritava”. Qualche corda profonda. Come ho detto ieri al TG de La7, Mancini è stato molto coraggioso a denunciare.