31 Dicembre 2014

Lost in translation 4

Appunti, Viaggi

Dice Federico che in Giappone tutto è perfetto, ma manca la poesia. Poi secondo me non è del tutto vero, perché la bellezza dei templi e il futurismo della tecnologia che si vede da queste parti, un che di poetico lo hanno di sicuro. Certo è che qui tutto si svolge sulla base di un processo e l’idea base è quella di non sgarrare rispetto agli step stabiliti per ottenere il risultato desiderato. Dalla preparazione della omelette della prima colazione al meccanismo che consente di far partire un treno ogni tre minuti sulla tratta Kyoto-Tokyo, tutto ti parla del principio della qualità totale per cui, se rispetti il processo, le “opportunità per l’errore” crollano il più possibile vicino allo zero. Così tutto diventa molto prevedibile, che però tradotto nell’inglese “predictable” suona forse meno poetico, ma molto rassicurante.

Narra la leggenda metropolitana che i manzi di Kobe vengano cosparsi di birra e massaggiati con guanti di crine. Non so se sia vero, ma il risultato è un’esperienza indimenticabile per la papilla gustativa. Un po’ come il Toro, la ventresca di tonno (in inglese “fatty tuna”), mangiata cruda sulla polpettina di riso del nigiri o da sola come sashimi: un’altra assoluta meraviglia gastronomica di queste parti. Secondo me, di meglio al mondo esiste soltanto certo prosciutto di Parma, tagliato molto sottile. Di cui, a proposito, comincio a sentire una certa mancanza.

I giapponesi sono più o meno il doppio degli italiani ma il Giappone è più o meno grande come l’Italia. E infatti dal finestrino sfrecciano case costruite vicine vicine le une alle altre. Inoltre, non a Tokyo ma nelle altre nelle città che abbiamo visitato, i fili elettrici volano liberi da palo in palo tra un palazzo e l’altro anche nelle strade centrali dello shopping. Succede così in molte parti del mondo, ma il risultato non aiuta particolarmente dal punto di vista dell’estetica.

Non ero mai stato così a est, ed è strano pensare che la massima parte della mia giornata si svolge mentre un buon 90% delle persone che conosco sta dormendo. Mentre scrivo queste note, per esempio, è mezzogiorno e mezza e dunque a casa sono le quattro e mezza di mattina: non arrivano email né sms, facebook e twitter sono morti, non succede nulla. In compenso qui si va a dormire quando in Italia si è appena finito di pranzare. Il corollario è che stanotte avremo otto ore di tempo per esplorare in anteprima il 2015 mentre tutti voi sarete dal parrucchiere o a cucinare per il cenone. E visto che ci siamo, su qualsiasi meridiano vi troviate, auguri di cuore a tutti.