6 Settembre 2013

Eutanasia

Diritti, Laicità, XVII Legislatura

Domenica scorsa a Genova, dopo aver firmato i referendum radicali, ho anche firmato la proposta di legge popolare per una legge sull’eutanasia. Credo sia arrivato il momento di parlarne con serenità e senza tabù, consapevoli della delicatezza del tema ma senza paure. E invece in Italia pronunciare la parola “eutanasia” è concesso solo se lo si fa con un fremito delle labbra e con una smorfia di preoccupata dissociazione a incresparci il viso.

Non ho mai dimenticato la fine di Mario Monicelli, un grande uomo che decise di lasciarci morendo su un selciato in una sera piovosa di qualche anno fa. Lo aveva dichiarato: “Non aspetterò la morte in un letto d’ospedale, con i parenti che mi portano la minestrina”. Sul suo sito commentano così: “Mario Monicelli non si è abbandonato alla disperazione, ha fatto la sua scelta”. Ecco, io credo che – a certe condizioni e con tutte le cautele del caso – questa debba essere una scelta di dignità che debba essere garantita a ogni cittadino adulto.

3 risposte a “Eutanasia”

  1. Omar Supio ha detto:

    Innanzi a un suicidio, più d’uno parla di un momento di depressione, se non di follia. Vero, solo in parte: può darsi che in un momeno di depressione o di follia maturi in qualcuno l’idea del suicidio. Ma non è detto che sia sempre così. Il suicidio può avvenire proprio in un momento di grande lucida razionalità. Una persona ben pensante (due parole) che sente di aver speso la sua vita tutto sommato bene, di aver ben seminato, che sinora non ha mai avuto bisogno di nessuno che si occupasse della sua igiene personale, o della sua sopravvivenza materiale; senza bisogno che qualcuno gli spieghi le cose semplici, che i “giovani” capiscono subito; questa persona, se capisce che non è più necessaria a alcuno, finché è in buona salute, prima che comincino le sofferenze della senilità – oggettivamente sopraggiunta -, può decidere di togliere il disturbo. E’ un po’ come alzarsi da tavola con ancora una punta di appetito. E’ un atto di grande saggezza: non è depressione, meno che mai follia. E’ una scelta, ponderata e razionale. Chapeau!

  2. gustavo ha detto:

    …..E invece in ITALIA pronunciare la parola “eutanasia” è concesso solo se lo si fa con un fremito delle labbra e con una smorfia di preoccupata dissociazione a incresparci il viso…..”

    Ci dica, onorevole Scalfarotto: negli altri 200 paesi rappresentati alle Nazioni Unite (uno piu. uno meno) quando pronunciano la parola EUTANASIA, come fremono le labbra ?
    E che tipo di smorfia increspa il viso di chi la prinuncia?

    Non e’ che alle Feste dell’Unita’ cui Lei ha recentemente partecipato con tanto entusiasno si sia lasciato andare un po’ troppo nella degustazione del Lambrusco di Sorbara?
    O che le piadine alle bolognese le abbia procurato una certa acidita’ di stomaco?

  3. Giogio ha detto:

    @Gustavo: continua a gustare le cavolate che spari, a parte il fatto che le regolamentazioni dovrebbero -giustamente- essere motivate e severe, nei paesi dove è approvata è considerata una decisione personale, piaccia o no.

    Ivan, stai mettendo su -non per tua volontà- una piantagione di troll?