30 Agosto 2013

Il populismo è una malattia

XVII Legislatura

Ha ragione il mio amico e collega Yoram Gutgeld, su Repubblica di oggi, a dire che l’operazione IMU è stata una vicenda degna di Robin Hood, ma all’incontrario. E’ vero che se dobbiamo restituire mille euro ai ricchi alla fine bisognerà toglierli ai poveri, e che sarebbe stato meglio mettere questi soldi a disposizione di una riduzione dell’IRPEF per i redditi più bassi, per esempio. Michele Serra ieri si stupiva dalla sua amaca che a proporre queste cose fosse un socialista come Brunetta. In realtà a Brunetta di socialista non è rimasto nulla e nemmeno di una destra europea: qui si tratta di populismo e basta, e il populismo è una bruttissima malattia.

3 risposte a “Il populismo è una malattia”

  1. AndreaB. ha detto:

    Come non essere d’accordo.
    Non penso ci siano persone con a cuore un po di concetto di redistribuzione della ricchezza che possano vedere positivamente questa operazione sull’IMU.

    Tuttavia mi pare che la politica sia forte espressione dei propri ideali ma anche necessita di dover adattarsi alla realta delle cose, tra cui il compromesso con chi la pensa diversamente. Penso quindi che la domanda da porsi sia: esistevano alternative che potessero mantenere in piedi il governo o sarebbe stato meglio mettere a rischio il governo?
    Personalmente non ho risposte a questa domanda.
    Cosa ne pensi Ivan?
    Lo chiedo a pure scopo conoscitivo.

  2. gustavo ha detto:

    Non sono d’accordo, onorevole Scalfarotto.

    Cosa c’e’ di piu’ “populistico” del sostenere che “togliendo mille Euro ai ricchi” si rendono i poveri “meno poveri”?

    Suvvia: si concentri per un attimo e cerchi di uscire dagli angusti spazi ideologici che la costringono, per ottemperare alle strategie politiche del PD, a smettere i panni del socialista liberaleggiante che si batte per i diritti delle minoranze e ad indossare quelli del “post-komunista” alla Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri.

    Non e’ che cosi facendo Robin Hood, il Principe dei Ladri che derubava i nobili ricchi, sfruttatori del popolo affamato, per distribuirne le ricchezze tra “la poveraggente”, abbia cancellato dal Regno dis-Unito l’aristocrazia economica: anzi, essa e’ ancora viva, vegeta e si moltiplica tra le dorate mura di Buckingham Palace e nei quartieri residenziali di Mayfair, Belgravia e Westminster, e ancora controlla kilometri quadrati del West End di Londra, capitale di quel democraticissimo …”Regno” nel quale, nel 2013 dopo Cristo, 2/3 degli onorevoli “senatori” ereditano ancora la carica di Lords per essersi i loro antenati arricchiti e distinti con un certo tipo di commerci che definirei, eufemisticamente, “privi di adeguata legislazione e protezione sindacale”.

    Nell’Italietta del XXI Secolo i “ricchi” pagano gia’ tante di quelle tasse da essere costretti ad evaderle per mantenere quel tenore di vita fatto di 15 giorni al mare, d’estate, di una collaboratrice domestica (a ore) che faccia le pulizie mentre loro sono occupati a lavorare, di qualche sfizietto per la prole vittima del moderno consumismo capitalistico, di una berlina confortevole per le gitarelle del Week End dopo una settimana di duro lavoro e di una utilitaria per muoversi in citta’ e fare la spesa al supermercato.

    Una boccatina d’ossigeno questi “ricconi” se la meritano e quei Mille Euro, insieme a tanti altri sacrifici, in questa tragica emergenza economico-recessiva globale scatenata dal vorace capitalismo anglo-sassone – ma della quale, dalle sue parti, onorevole Scalfarotto, continuano ad attribuire le colpe solo alla dissennata politica economica di Benito Burlesquoni – possono tornare convenienti.

    Aggiungerei, inoltre, che in tutte le societa’ umane, un contentino alla “pancia”, di tanto in tanto, bisogna concederlo.

    Si, lo so che esistono grandi pensatori che aspirano a creare una societa’ “piuggiusta eddemmocratica” (come direbbe il Giudice Esposito nel suo squisito accento napoletano) ispirando le masse con il nobile ideale che “non si solo pane vive l’uomo”, ma anche di “socialismo re-distribituvo”…….ma la pancia, la benedetta pancia, la sua parte la vuole.

    Di solo cervello e di nobili ideali, infatti, si muore o …si fa la fame.

    Lo sosteneva anche Menenio Agrippa con la tesi che “braccia e cervello” sono interdipendenti. Con le braccia si mangia e con il cervello alimentato dalle braccia si pensa alle “cose da fare” per stuzzicare l’ingegno e rendere l’esistenza piu’ confortevole per se stessi e per gli altri.

    Pensi alla “pancia” degli antichi Romani, per esempio, che a quei tempi si chiamava “Panem et Circences”. Con la pancia piena e un pizzico di ludici passatempi al Circo Massimo, le braccia inferiori, cioe’ le gambe dei nostri avi guidate da illuminati cervelli a cavallo marciavano per anni in tutto il mondo antico esportando il progresso tecnologico e la igienica consuetudine delle abluzioni quotidiane nei “Bagni Pubblici”, quei “bagni” che ancor oggi stupiscono le popolazioni albioniche che considerano quella pratica un rituale piuttosto… antipatico e fastidioso.

    Brunetta ha ragione: le discriminazioni e le umiliazioni per essere un “diverso” di statura (molto) inferiore alla media e i disagi dell’esistenza proletaria li conosce bene.
    E come la maggior parte degli Italiani anche il “socialista” Brunetta considera la casa, quella dove mangiamo ogni giorno, come un bene preziosissimo, che fa bene alla pancia perche’ da un senso di sazieta’, di conforto psico-fisico che permette di guardare avanti, di progettare per il futuro sapendo di sedere sulla propria sicurezza economica; ed e’ per questo che vorrebbe che il legislatore gliela trattasse con un certo rispetto, non come un pozzo dal quale attingere soluzioni ai problemi creati dalla sua miope incompetenza.

  3. gustavo ha detto:

    Chiedo scusa se disturbo ancora, ma con il gentile permesso dell’onorevole Scalfarotto, vorrei lasciare un link per coinvolgere il mio amico Omar Supio nell’ascolto di altre campane, stonate, se si vuole, ma pur sempre utili campanelle che suonano differentemente dall’assordante campanaccio della propaganda post-comunista sulla “faccenda IMU”.

    Eccolo:
    http://www.ilgiornale.it/news/interni/946477.html