4 Agosto 2013

Se il Corriere “non ha spazio”, c’è sempre l’Huffington Post

Attività parlamentare, Diritti, L'Huffington Post, XVII Legislatura

Il Corriere della Sera ha pubblicato ieri, a firma di Piero Ostellino, un pezzo di pesante critica alla legge contro l’omofobia e la transfobia di cui l’Aula della Camera dei deputati comincia a discutere da domani. Ho inviato alla direzione del Corriere un pezzo di risposta che non mi è stato pubblicato, mi si dice, “per mancanza di spazio”. Prendo atto del problema, ma noto che a Via Solferino lo spazio per articoli a tesi come quello di Ostellino si trova sempre, e senza problemi. Le intemerate di Galli della Loggia contro ogni possibile sviluppo dei diritti delle persone omosessuali in Italia, per esempio, trovano senza alcun problema tutto lo spazio necessario, anche in prima pagina. Per rispondere a Ostellino chiedo quindi ospitalità all’Huffington Post, sicuro che da loro lo spazio per una risposta non mancherà, e di tanto li ringrazio.

Piero Ostellino mette in discussione dalle colonne del Corriere la necessità di una legge che contrasti l’omofobia e si chiede in particolare “perché picchiare un omosessuale sarebbe un’aggravante, mentre picchiare me sarebbe meno grave”. La risposta a questa domanda è molto semplice e sta nel fatto che la legge che la Camera dei deputati comincia a discutere in aula da lunedì non stabilisce tanto una differenza tra le vittime, quanto l’antigiuridicità del movente del colpevole.

Voglio insomma rassicurare Piero Ostellino: la legge contro l’omofobia, in altre parole, potrebbe senz’altro servire a tutelare anche lui. Per esempio nel caso in cui Ostellino, pur se eterosessuale, si trovasse a uscire da una discoteca, un bar o da un circolo di Arcigay, nello sfortunato momento in cui qualcuno avesse deciso, come purtroppo capita, di “dare una lezione” agli omosessuali.

Ostellino pare non essersene reso conto, ma qualcosa spesso succede alle persone omo, bi e transessuali che agli eterosessuali non capita mai: che qualcuno li faccia oggetto di odio, violenza o discriminazione proprio in ragione del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. Qualcuno potrebbe insomma picchiare Ostellino per rubargli il portafogli, oppure per antipatia personale, ma nessuno lo picchierebbe mai a causa della sua eterosessualità.

A questo dunque serve la legge contro l’omofobia e la transfobia: a estendere a gay, lesbiche, bisessuali e trans un sacrosanto principio giuridico che si già applica a tutti i gruppi di minoranza (razziali, etnici, religiosi, nazionali, financo alle minoranze linguistiche!) grazie a una legge, la cosiddetta Legge Mancino, che vige da 1993 nel nostro ordinamento. Vent’anni di prudente applicazione nei nostri tribunali, senza che nessuno abbia sentito l’esigenza di metterne in discussione l’esistenza col candido stupore di Ostellino e di molti altri commentatori in questi giorni.

La Legge Mancino si limita a stabilire un principio di semplice civiltà, proprio di tutti i paesi del mondo occidentale: l’antigiuridicità, per il nostro ordinamento, di tutte le forme di discriminazione nei confronti di gruppi di minoranza che storicamente sono fatti oggetto di attacchi e sentimenti negativi. Il ripudio, da parte della nostra comunità nazionale, di ogni forma di odio causata dall’appartenenza della vittima a una minoranza.

Un principio non solo punitivo. Un passo essenziale nella costruzione di un paese più civile, più rispettoso e più inclusivo. Un obiettivo che dovrebbe appartenere non solo agli omosessuali, ma a tutti i cittadini di buona volontà di questo nostro povero e maltrattato paese.