19 Dicembre 2012

La vecchia storia del dito e della luna

Appunti

Pippo Civati: “Un politico che si fa eleggere nella parte bloccata delle liste, quando ha l’opportunità di chiedere il voto ai cittadini, secondo me, sbaglia.”

Andrea Sarubbi: “Nelle primarie per i parlamentari vorrei solo potermela giocare alla pari, e cioè pesare il mio consenso (che è sparpagliato) con quello degli altri (che è localizzato): basterebbe, ad esempio, che si facesse una lista di candidati nazionali, da poter votare in tutti i collegi nazionali, per poi sommare i loro voti.”

Matteo Orfini: “Nessun politico dovrebbe aver paura di confrontarsi con il consenso. Dunque tutti i nostri dirigenti, sia quelli che si misureranno per la prima volta con una elezione in Parlamento, sia gli uscenti, si sottopongano al giudizio degli elettori.”

Paola Concia: “Chi come me ha avuto come territorio l’Italia difficilmente riesce ad avere il consenso territoriale che può avere un deputato che coltiva il proprio collegio elettorale”.

Lascio a voi il giudizio su chi abbia ragione ma vi offro i loro punti di vista per dire che i risultati alla fine dovrebbero essere più importanti delle procedure da cui derivano, e i prodotti più importanti degli strumenti che li hanno creati. E’ la vecchia storia del dito e della luna.

Quello che so, conoscendoli bene, è che, primarie o non primarie, un partito che non avesse saputo portare questi quattro dirigenti in parlamento al prossimo giro sarebbe un partito che sicuramente si è perso qualcosa per strada.

8 risposte a “La vecchia storia del dito e della luna”

  1. piero filotico ha detto:

    Concordo Ivan, il pericolo è proprio questo: abbagliati dalle competenze dell’avvocato, del costituzionalista, del primario eccetera, si trascurano le forze vive del Paese, cioè quei parlamentari che possono portare un irrinunciabile contributo di conoscenza della vita reale dei cittadini e delle loro istanze più sentite e più urgenti.

  2. sante ha detto:

    caro ivan, guardo con speranza a queste primarie. ne comprendo i limiti, ma quadrare il cerchio è impossibile. ciò che invece DEVE essere fatto è “costringere” il partito a alzare barricate interne. liste, listini, deroghe sono INACCETTABILI. chiedo scusa per la radicalità, ma l’esperienza di Renzi deve farci riflettere: osare serve, eccome. è necessario iniziare il contagio.

  3. Giovanni ha detto:

    Ma in sintesi, ti candidi?

  4. scalpha ha detto:

    Come direbbe qualcuno, a questa domanda non si risponde con un monosillabo.

  5. Enrico ha detto:

    Post un pò criptico.
    E’ forse legato alla notizia che leggo sul “Fatto”, e cioè che saresti esentato dalle primarie in quanto entreresti tra i capolista?
    Se fosse così, complimentoni: tante ciance sul merito e poi alla prima poltrona offerta si adagiano le terga.

  6. scalpha ha detto:

    Enrico, non ne so nulla. E comunque ho fatto con gioia politica in giro per l’Italia per gli ultimi 5 anni senza adagiare le terga – unico in tutto il Paese, credo – su nessuna poltrona. Non mi aspetto delle lodi per il passato, ma non vorrai pure rimproverarmi sin d’ora per il futuro…

  7. Valter ha detto:

    Per il solo merito d’aver reso, con la sua presenza, la sua sensibilità e capacità, un pochino più credibile degli altri partiti il PD, Ivan meriterebbe di entrare in Parlamento. In bocca al lupo.

  8. heiner ha detto:

    Non si può che concordare con Ivan. Il che fa sorgere anche alcuni dubbi e riflessioni su ciò che spesso viene liquidato con granitica certezza dalla fantomatica opinione pubblica.