27 Novembre 2012

Una lunga settimana

Appunti

Pronti a ripartire. Sarà una settimana lunga e decisiva. Una settimana importante. Il risultato di Matteo è stato un grande risultato – arrivare al ballottaggio, come ha scritto qualcuno, contro l’apparato, Repubblica e la CGIL – e l’effetto sulla politica della sua sfida è già molto evidente. Ieri vedevo Paola De Micheli e Matteo Richetti da Lilli Gruber e mi dicevo che fino a tre mesi fa nessuno dei big storici del partito avrebbe mai lasciato a due persone brave e capaci come loro uno spazio così importante dell’informazione televisiva. Qualcosa è già cambiato per sempre.

Voglio dire subito una cosa: a me Bersani piace molto. L’ho visto anche ieri sera da Fazio e mi ha fatto la solita eccellente impressione. Per questo sono sereno, perché una democrazia sana la si misura anche dal fatto di sapere che se perdi sei comunque in ottime mani. Però, avendo riascoltatolo ieri da Fazio subito dopo Renzi, credo come non mai che la chance che si presenta oggi al paese sia più unica che rara. La scelta è tra una versione magari migliorata di ricette che abbiamo già visto all’opera o un’idea di governo che metta a disposizione del paese una visione innovativa e strumenti che non abbiamo, sbagliando, mai avuto il coraggio di testare per risolvere i problemi dell’Italia.

Sarà una settimana in cui emergeranno le differenze: la campagna per un ballottaggio non avrebbe senso, diversamente. Ma sarà anche una settimana in cui il partito potrà dimostrare fino in fondo la sua capacità di dividersi sulle cose e non sul piano personale. Ricordiamoci che dal 3 dicembre dovremo essere di nuovo tutti insieme, perché l’obiettivo sarà quello di vincere le elezioni e governare. Il mio invito è a rispettarci sempre mentre prendiamo, anche chiaramente, la nostra posizione.

Ieri mi sono preso gli strali di molti per aver pubblicato una foto in cui si sottolinea che Matteo non farà alleanze con Casini, al contrario di Bersani. “Sei il vicepresidente del partito!”, mi hanno rimproverato. Ebbene, io credo di essere stato sempre molto istituzionale, e continuerò ad esserlo. Però essere il vicepresidente non comporta la perdita del diritto a far politica. Del resto, la mia presidente e amica Rosy Bindi mi pare prendere continuamente posizioni infinitamente più accese delle mie, senza che nessuno gridi al sacrilegio. Quello che io farò è quello che ritengo giusto: schierarmi chiaramente, in primo luogo. Questo è il compito di un politico. E poi, farlo con rispetto per l’istituzione nel suo complesso. Per il partito, quando come questa volta il dibattito è interno; per l’Italia, quando si discute di politica generale.

La corsa io credo sia apertissima. Spero che non ci incarteremo di nuovo in regole astruse e demenziali che la gente non comprenderebbe. E se questo accadrà, lo dirò apertamente. Per il resto, non si può che ringraziare ancora una volta la gente che è venuta in massa a votare (bellissimo l’articolo di Concita de Gregorio, ieri su Repubblica), i volontari, e anche, lasciatemelo dire, quel milione e passa di persone che hanno creduto nella sfida di Renzi.

Ieri in conferenza stampa Matteo ha detto una cosa bellissima: “Ringrazio i miei elettori. Sento la responsabilità di essere, pro tempore, il custode dei loro sogni”. E’ quello che anch’io penso della politica, e mai come questa volta è stato così vero.

2 risposte a “Una lunga settimana”

  1. nunzio ha detto:

    ivan, come tuo estimatore di vecchia data sono curioso di sapere se condividi la gazzarra che renzi ed il suo comitato hanno scatenato sulla faccenda del doppio turno. io la trovo del tutto fuori luogo e temo che esasperi gli animi a tal punto che dopo raccogliere i cocci sara’ difficile. voler vincere e’ un’ottima cosa, voler vincere a tutti i costi, anche al costo di ribaltare il tavolo non mi sembra una buona idea. sei il vicepresidente del PD, spero che tu gli dica parole di saggezza.

  2. Enrico ha detto:

    Mi associo alla richiesta del commento precedente
    Non vorrei che, oltre al Presidente, anche il vice-presidente di questo partito avesse definitivamente gettato alle ortiche l’imparzialità, per vestire i panni dell’ultrà.