23 Settembre 2011

Altro che outing

Appunti, Diritti

Quando dico che questo Paese va rieducato con cose ben più intelligenti della delazione intendo dire una cosa precisa che mi si è materializzata davanti agli occhi non più di dieci minuti fa. TG3 delle 19,30: due servizi finali. Prima il servizio sulla storia dell’outing di stamattina mescolato (non si capisce come e perché) alle deliranti battute senili di Emilio Fede su Nichi Vendola. A seguire un altro servizio sul nuovo film di Luca Ragazzi e Gustav Hofer: due minuti buoni senza dire mai (dico: mai) che i due sono una coppia. Anche se il loro viaggio in Italia è proprio il viaggio di una coppia che decide se restare o andar via dal Paese. Anche se li si vede addirittura dormire insieme, non si dice che sono una coppia. Autocensura della giornalista? Un malinteso senso del pudore? Paura di dire al TG che due uomini possono essere una famiglia? E da lì che bisogna ripartire, da lì. Altro che outing.

5 risposte a “Altro che outing”

  1. Edgar ha detto:

    Ivan, d’accordo: è da lì che bisogna partire (non “ripartire”, perché non ci siamo mai mossi), cioè dal permeare la società di un’idea comune e prossima di omosessualità. Ma se la Rai è assediata dalla cultura omofoba, l’informazione è assediata dalla cultura omofoba, la politica è assediata dalla cultura omofoba, la “pars costruens” da sola rimane un’istanza di principio che non produce risultati: infatti in Italia, caso singolare, siamo nella stessa situazione di trent’anni fa. Ecco perché, pur avendo molte perplessità, non riesco a biasimare l’outing di stamattina, se non nei modi dilettanteschi e poco documentati: perché almeno ha provato a dare un’accelerata, seppur violenta, alla questione.

  2. Franco ha detto:

    e pensare che si tratta del TG3: che tristezza. Forse i “comunisti” cattivi devono ancora dimostrare che non mangiano (più) i bambini e che sono perfettamente omo-logati al sistema del bunga bunga?

  3. Amphion ha detto:

    Il problema è proprio quello della normalità dell’essere come si è. Gli autori del documentario sono una coppia (che anni fa raccontarono l’ipocrisia della politica legata alla storia dei DICO). La parola coppia, relazione affettiva, coniugi, famiglia in Italia non può essere associata all’omosessualità. Situazione tristissima, aberrante, ma reale. La TV è importante: all’estero è normale avere sitcom, programmi, quiz con partecipazione di gay dichiarati e che vivono relazioni affettive. Qui in Italia, gay è ancora un qualcosa che rappresenta un modo di vivere nascosto la propria sessualità. Anche quando viene rappresentato sui mezzi di comunicazione (a parte rare eccezioni) non si trasmette un modello sereno. Userei la parola normale, ma in Italia, di normale, non c’è nulla

  4. Antonio ha detto:

    Comunque, alla loro relazione non fa accenno neanche la recensione su cinemaitaliano.info…