19 Agosto 2011

Glossarietto della crisi

Appunti

Ci sono alcune cose che trovo davvero disarmanti in tutta questa vicenda della crisi, della manovra, del tentativo insomma di non affogare. Segue un glossarietto in dieci punti dei miei pensieri agostani, di quelli che ti vengono pedalando.

1. Il delitto perfetto. Come al solito in Italia c’è il morto ma non c’è l’assassino. Dalle classi dirigenti che hanno moltiplicato il debito pubblico (ricordate il CAF? Craxi, Andreotti, Forlani…) e dai loro eredi (di cui è ancora pieno il parlamento) nessun “mea culpa”, zero. Anzi, una bella intervista a Giuliano Amato per avere qualche dritta ci sta sempre. E da chi per anni e anni ci ha detto che tutto andava bene e che a sinistra eravamo dei menagrami che non sorridevano abbastanza, che ci mancava l’ottimismo, pure zero.

2. Qualcuno la fa comunque franca. Ma voi non avete mai sentito – in qualche cena, in qualche chiacchiera sotto l’ombrellone – il solito professionista che dice che lui/lei evade le tasse perché sono irragionevolmente alte e poi che su di lui/lei grava il rischio di impresa? Che “beati voi lavoratori dipendenti che vi potete ammalare, invece io se mi ammalo resto col culo per terra” e dunque non stacco la fattura/scontrino/ricevuta fiscale? O che la visita costa 180 euro senza fattura e 250 con la fattura, tipo “le mie tasse le paghi tu, se vuoi risparmiare per me non è un problema”?

3. Giocare coi fanti, ma giù le mani dai santi. E sì, 25 aprile e primo maggio se lo prendono in saccoccia ma nessuno ha il coraggio di chiamare Bertone per dirgli che l’Assunzione (che poi sarebbe ferragosto) non si festeggia più. E comunque, questa cosa di abrogare le feste è una vera e propria scemenza: in Gran Bretagna e negli USA si festeggia a giorno fisso, di lunedì, così si sa perfettamente queste feste ci sono ogni anno – sempre lo stesso numero. Ah, e il Ringraziamento cade sempre di giovedì, ed è fatto apposta per sostenere l’economia con gli acquisti di Natale. Delle volte non servirebbe nemmeno essere così intelligenti: basterebbe saper copiare.

4. Il balletto delle province. Altra scempiaggine: o via tutte o via nessuna. E invece no, come faremo senza Belluno e come faremo senza Trieste. Che poi uno dice: nella provincia di Trieste ci sono 6 comuni e 236 mila abitanti. Tolto il comune di Trieste restano 5 comuni e 28 mila abitanti. Per seguire i quali si tiene in piedi un consiglio e una giunta provinciale e tutto il resto. Stupisce che la provincia di Trieste sia rimasta in piedi fino a qui nel silenzio generale.

5. L’una tantum, di nuovo. Le chiamavano così negli anni 70, ora lo chiamano “contributo di solidarietà”. L’ennesimo intervento estemporaneo e non strutturale. L’incapacità di intervenire in via stabile per tassare come sarebbe sacrosanto i i grandi patrimoni, quelli che sono ricchi per davvero. In effetti “una tantum” in latino significa “una volta soltanto” e invece nell’Italia moderna il significato si è tramutato in “una volta ogni tanto”, tanto un contributo di solidarietà o una tassa di scopo c’è sempre tempo ad inventarsela. Basta che la paghino sempre quelli che non possono evitarla.

6. Tagli e basta. Nel frattempo, nonostante i disastri e le borse che crollano, io che sono a Londra osservo una selva di gru che costruiscono, i lavori per le Olimpiadi consegnati con anticipo, la città che – al di là dell’indubitabile crisi – cerca disperatamente di muoversi. A Milano, sede della successiva grande manifestazione internazionale, non si vede nulla e il sindaco oggi paventa il possibile annullamento dell’Expo (ma anche a Palermo si dice addio al collegamento ferroviario tra la città e l’aeroporto). Tagliare e basta senza pensare in nessun modo alla crescita: la ricetta di Tremonti continua ad essere la stessa.

7. Siamo commissariati dall’Europa. Sai la novità. Come se non sapessimo che l’Europa è già la principale fonte normativa per i paesi membri. E come se ignorassimo che l’Europa è stata comunque spesso la nostra unica speranza per costruire un paese meno provinciale e arretrato. Io che, in quanto gay, sono un cittadino a diritti diminuiti, a questo punto è dal solo, auspicabile, commissariamento europeo che mi aspetto che mi venga riconosciuta un giorno l’uguaglianza sostanziale. Da Montecitorio, campa cavallo.

8. Panem et circenses. Il mio compagno mi dice sempre che in Italia non si può allo stesso tempo fare politica e parlar male del calcio. Io invece trovo (e dico) che il calcio è il principale ingrediente del generale panem et circenses imperante in Italia, uno dei segni ineluttabili della crisi morale di questo paese insieme alla televisione. Il fatto che i calciatori pensino che il contributo di solidarietà per loro lo debbano pagare i datori di lavoro (come a dire: “della solidarietà se ne occupi qualcun altro”), mi pare una meravigliosa conferma delle mie – di certo impopolari – teorie.

9. La casta. Lo dico subito: io credo che i politici debbano essere pagati, e bene. Lo dico essendo uno che fa politica da volontario e che si mantiene con la sua professione. Però, dato che la mia professione è quella di gestire rapporti di lavoro, penso ex cathedra che chi fa un lavoro così importante e gravido di responsabilità debba essere giustamente retribuito per questo. Insomma, per il lavoro che fa, mi preoccupa che un consigliere comunale di Milano guadagni 2000 euro al mese. Detto questo e per gli stessi motivi, però, ogni privilegio borbonico dovrebbe andar via. Subito. Per primo quello di poter fare il parlamentare e un altro mestiere, che è una vera schifezza: se il parlamentare è un mestiere così importante e gravido di responsabilità, come fai a fare anche il medico e l’avvocato a tempo pieno? E così i doppi incarichi: come si fa a fare contemporaneamente, chessò io, il parlamentare e l’assessore al Bilancio a Milano o il parlamentare e il presidente della Provincia di Napoli? Uno dei due mestieri – o tutti e due? – dev’essere tipo una specie di hobby, se lo si può fare part time. E lo dico di nuovo da uno che per vent’anni ha lavorato in una direzione del personale.

10. Europa federale. Dico: ma non sarebbe il caso, ora, di tirare fuori di nuovo un bel progetto federalista? Non lo si capisce che la prima cosa che ci manca è la credibilità della leadership? Io credo che a questo punto, altro che Eurobond, sarebbe il caso di dare una bella accelerata e portare insieme dentro l’Eurozona le politiche fiscali, e il governo dell’economia, insomma dare all’Euro quel cervello che il dollaro ha (e pure il renminbi, e pure lo yen). Noi coi vertici franco-tedeschi non risolviamo più nulla, questo mi pare evidente.

Nel frattempo le borse precipitano anche questa mattina. Thank God it’s Friday.

8 risposte a “Glossarietto della crisi”

  1. davide ha detto:

    Ivan, solo un appunto sui calciatori (ma non perché siano calciatori, sarebbe lo stesso se fossero raccoglitori di rape): loro hanno firmato con le rispettive società di appartenenza un contratto a retribuzione netta, e questo vuol dire che entrambe le parti si sono assunte un rischio in caso di innalzamenti e abbassamenti delle tasse. I contratti sono firmati, dunque per questo giro sta alle società pagare. Tra l’altro, è facile prendersela contro il “miliardario che sa dare solo calci al pallome” (dimenticando che quel valore è figlio di grossi interessi commerciali). Più difficile è colpire le società, che nella commistione con la politica ci sguazzano da sempre, controllando i voti delle curve in cambio di sostanziose agevolazioni fiscali.

  2. scalpha ha detto:

    Hai ragione, Davide, ti dico da ex direttore del personale che firmare contratti con importi al netto è di per sé un mostro. Ti assicuro che non accade a nessun lavoratore “normale”, anche a livello di dirigente. E’ da esempi come questo che mi viene la conferma che nel calcio professionistico c’è qualcosa di intrinsecamente malato.

  3. Simona ha detto:

    Lucida disamina, Ivan, e assolutamente condivisibile. aggiungerei che il contributo di solidarietà si basa di nuovo sui redditi dichiarati – mentre a differenza dell’immagine dello spot governativo contro l’evasione fiscale (lo pseudo barbone), gli evasori veri sono spesso quelli “in giacca e cravatta” che grazie al commercialista dichiarano redditi certamente sotto i 90K… Io rimango convinta che ci vorrebbe sia la Tobin Tax (almeno sulle transazioni da un certo livello in su), e anche una bella patrimoniale, o almeno una tassa basata sugli indicatori “visibili” di reddito.. poi se si volessero togliere un po’ di privilegi a vaticano e CEI, che non pagano tantissime tasse e hanno introiti dallo “Stato laico” sotto varie forme (oltre al miliardo di OttoxMille) anche lì un bel recupero si potrebbe fare… ma finchè anche i giornali radio e TV prendono a prestito la secondo me aberrante espressione berlusconiana “mettere le mani nelle tasche degli italiani” per dire “far pagare le tasse”, il nostro già bassissimo senso civico come Paese sui generis (come tu ben noti, sotto vari punti di vista) certo non aumenta…

  4. Claudio ha detto:

    Aggiungo alle proposte di Simona un’altra potenziale fonte di entrate fiscali che nessuno stranamente cita in questi giorni: mi riferisco al vasto giro di denaro che ruota intorno al fenomeno “prostituzione”. Se infatti è vero che gli italiani che usufruiscono di questo servizio sono stimati in 9 milioni, come ho letto da qualche parte e in differenti interviste televisive chi si prostituisce dichiara di guadagnare alcune migliaia di euro a notte – esentasse -, va da sé che se questa attività fosse regolamentata e, aggiungo, tutelata dal punto di vista sociale e sanitario, non solo si otterrebbe un discreto incremento delle entrate fiscali con una “manovra strutturale” e non “una tantum”, ma si darebbe un bel colpo ai vari racket che prosperano sulla pelle delle donne e si potrebbe attivare un circolo virtuoso per la tutela della salute pubblica in relazione alle malattie sessualmente trasmesse. Ricordo una iniziativa da parte di Livia Turco in passato, Ivan, peccato che oggi non mi risulti che il PD stia avanzando una seria proposta in questa direzione, a me sembrerebbe doverosa ed opportuna.

  5. Thumper ha detto:

    Anch’io, come Davide, appunto solo il p.to 8, anche se prendo atto del tuo commento successivo.

  6. Vincenzo Lanzetta ha detto:

    Caro Ivan, mi inserisco sul punto 2 perchè credo che l’evasione fiscale sia, tra le cause della crisi economica italiana, la più urgente da risolvere. Ho apprezzato molto la posizione del PD rispetto alla ritassazione dei capitali scudati, e credo che ad essa vada fatta seguire la proposta dell’obbligo dello “scontrino parlante” per l’acquisto di qualsiasi bene (anche di un gelato!). Con la registrazione del codice fiscale sugli scontrini, l’agenzia delle entrate avrà un quadro immediato della capacità di spesa di ogni contribuente italiano. Credo che il PD debba ergersi a paladino della battaglia di civiltà che in Italia si combatte tra chi paga le tasse e chi le evade…e ti chiedo di rappresentarci in questa “missione” !

  7. Barbara ha detto:

    E a proposito di Panem et circenses>/i>, il mio comunistissimo papà, classe 1916, ha sostenuto tutta la vita che – nonostante il Vaticano ecc. – il vero “oppio dei popoli”, in Italia, fosse il calcio 😛

  8. Filippo ha detto:

    La cosa che piu’ mi sconcerta e’ l’atteggiamento della sinistra in Europa; situazioni come queste sarebbero state azzannate dai comunisti di qualche decennio fa(che in Italia sono ancora “al potere”: D’Alema, Bersani, Napolitano,ecc), avrebbero proposto alternative, idee nuove, soluzioni. Dal 1989 hanno deciso che tutto cio’ che avevano professato fino a quel momento era sbagliato, che il liberismo era il vincitore e che ci si doveva allineare. Si sono cercate cosi’ idee da proporre,”alternative” solo nei limiti del campo di gioco: il liberismo cosi’ come e’ concepito. Capisco che per anni e’ stato difficile recuperare qualcosa dalle idee che avevano professato dato che a livello elettorale era difficile svincolarle da delle dittature autoritarie e burocratiche; ma ora i tempi sono cambiati, le idee si sono evolute, le basi teoriche sono state poste: Baumann, Zizek, Latouche, Rifkin, e tanti altri, che pur proponendo teorie diverse e a volte opposte, forniscono spunti per proporre idee e alternative. Dove alternative significa proporre visione nuove non decidere chi tassare questa volta o se si va in pensione a 61 o a 62 anni! O la sinistra la smette di frequentare gli stessi salotti della destra (entrando e uscendo da un’altra porta, per carità) o la smette di chiamarsi sinistra, perché mi sembra una presa in giro. Io avevo votato Scalfarotto alle primarie di qualche tempo fa, perché mi piacevano le sue idee. Questi dieci punti contro la crisi, invece, sono veramente un brodino insipido. non servono cerotti contro il cancro: o si asportano le metastasi e si conduce una vita sana, o si crepa! Infine, l’Europa é stata una cosa bellissima, una grande idea, ma non é stata una scelta “neutra”, né é un dogma immutabile e intoccabile; perché non approfittarne ora per darle un aspetto piu’ umano, piu’ vicino alle genti, alle persone. Le persone, la maggior parte delle persone, che sono e saranno le vittime di questa crisi e le meno citate. “La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il giovane stenta a nascere”. Ho fiducia in lei, Scalfarotto