12 Agosto 2011

Gli scontri di Londra

Appunti

Londra è nel mio cuore. Per anni è stata la mia casa, ancora oggi ci torno molto spesso. Il Corriere è uscito ieri con un pezzo che contiene una mia dichiarazione sugli scontri degli ultimi giorni in città. La settimana prossima sarò lì, vi riporterò le mie impressioni di prima mano.

Una risposta a “Gli scontri di Londra”

  1. jr. ha detto:

    non mio lo scritto: ma è pertinente e soprattutto lo quoto in pieno.
    Il Governo Ombra – 82 –
    10 Agosto 2011
    “ Scegliamo la Fiducia ”
    Anche questa settimana, inutilmente, continuiamo ad attendere un “decreto” sul ridimensionamento
    dei privilegi, pardon “giusti diritti”, assegnati in nome del popolo sovrano ai “Nostri”
    rappresentanti politici. A dire il vero chiacchiere molte, fatti pochi ed il contenuto comunque
    desolante: è purtroppo evidente come il sistema politico non abbia mai fatto la sintesi
    tra i problemi e le risorse della gente continuando a parlarsi addosso per risolvere i propri
    irrisolvibili ed irreali problemi.
    Il tema di oggi si riferisce alla rivolta, in analogia a quanto accade nel medio oriente, in essere
    in inghilterra. Infatti anche questa rivolta, come quelle del medio oriente, lungi dal rappresentare
    quella, sperata, “svolta illuminista”, sono in realtà l’espressione di quelle contraddizioni
    illuministiche e post illuministiche che nell’incompletezza trovano la motivazione. E’
    ovvio che anche l’Islam come la chiesa cattolica e molte altre religioni soffrono della stessa
    problematica. I toni utilizzati dai governanti sono sorprendentemente simili sui protagonisti
    delle rivolte: terroristi, delinquenti, ecc. Ma tutti i governanti si guardano bene dallo spiegare
    le vere motivazioni di queste rivolte che ricordano quelle della tassa sul macinato in Italia.
    Se pensiamo poi che chi governa “avrebbe” il dovere di cercare la maggior felicità possibile
    per il maggior numero possibile di cittadini, ecco che alla luce di quanto accade in
    questi giorni almeno non si può biasimare chi si senta almeno un po’ “disorientato”. E allora
    da cosa nasce questa fiducia? Non si tratta ovviamente di una fiducia acritica da riporre a
    caso o a chicchessia ed a prescindere. Ciascuno di noi, in fondo, ha sempre una possibilità di
    scelta. Rispettabili sono le scelte nichiliste, pessimiste, ecc., ma orientare la propria esistenza
    alla fiducia, quando possibile, è l’unica possibilità per noi credenti. E’ questa scelta, in
    fondo, che ci permette poi di sperimentare la positività e l’amore del Dio di Gesù. Come più
    volte ricordato, la caduta dei troni, delle dominazioni, della luna, del sole e delle stelle non è
    infatti la fine del mondo, ma la possibilità, dopo la caduta dei potenti di turno, per chi non
    ha diritti di vedere riconosciuti i propri. E’ sempre stato così nei tempi ed ogni caduta è sempre
    stata la premessa per una grandezza, per uno sviluppo, per una crescita più grande. E’
    ovvio e ben vero che anche in Italia stiamo assistendo alla caduta della destra, della sinistra
    e del centro in politica, è ben vero che anche i sindacati stanno sussultando nell’agonia della
    morte ed è altrettanto vero che le economie sono giunte ad un punto di grave crisi, ma questo
    non ci impedisce di avere fiducia. Il Nuovo bussa già alla porta e i ministri che sentono
    la necessità di difendersi in tv nei confronti delle accuse loro rivolte dai pm e dai giudici intuiscono
    questo Nuovo che tuttavia non comprendono. Infatti non è la morale o l’etica il problema,
    ma di questo si è già detto diversi comunicati fa. E dov’è e cos’è questo nuovo? Sono
    i ns giovani, sono le nuove generazioni. Di tanti delitti di cui poteva macchiarsi la classe politica
    uno solo appare imperdonabile ed incomprensibile: sprecare le migliori energie ovvero
    quelle dei giovani. Giovani che non si fanno impaurire dalla tv o dalle minacce. Giovani
    colti, intelligenti, che vogliono comprendere il perché di certi privilegi della casta mentre
    per loro vi è solo la speranza di un lavoro sottopagato, a livello di schiavitù e senza diritti.
    Giovani che non vogliono capire quello che non si può più capire e che invece si “deve” capire:
    i “Bamboccioni”, sono questi i protagonisti delle rivolte. Sono questi ad aver capito
    che non conviene andare a lavorare, sono questi che non sposandosi non danno continuità
    alle ns società, sono questi, i ns eredi, ad urlare che di un mondo siffatto non sanno che farsene
    e che soprattutto non vogliono il loro futuro condizionato da noi, vecchi ed incapaci.
    Noi vecchi vorremmo i giovani morti come noi: è una vecchia storia, già nei documenti degli
    ittiti di oltre 4.000 aa fa si legge dei giovani che pretendono gli stessi diritti dei genitori e
    che tendono a non aver rispetto per essi. Anche gli antichi egizi e persino Platone descrivono
    la stessa situazione: da che mondo è mondo ogni generazione sgomita per soppiantare la
    precedente e soccombere a sua volta alla successiva. In politica questo processo è stato fermato
    ed irretito con le conseguenze che vediamo. La gerontocrazia non si accorge della propria
    età e dei propri limiti e soprattutto perde ogni possibilità di essere felice quando non si
    piega ai propri giovani. Conosciamo persone di grande prestigio e levatura che preferiscono
    di gran lunga servire i nipotini che apparire in posizioni prestigiose in congressi e simposi.
    Questi sono i vecchi che capiscono e comprendono sia il loro ruolo sia la necessità che infine
    siano altri a portare avanti, migliorandoli, il loro progetti. In questo modo di servire gli
    stessi vecchi spesso non si limitano ai propri nipoti, ma si mettono a disposizione anche degli
    amici dei nipoti ed in ciò comprendendo meglio il senso della vita. Trasmettere ai piccoli
    i propri valori, le proprie speranze, i propri errori e le proprie conoscenze non è un tentativo
    di rendere prigionieri i giovani, ma un modo per farli crescere e renderli in grado persino di
    rovesciare questo mondo. Lasciare “solo” i ns (pochi) beni ad essi, questo si che rende prigionieri
    i giovani ed infine diviene un modo per imprigionarli nel ns mondo che comunque
    prima o poi rifiuteranno: nulla è immutabile, nulla è eterno. Allontanare il tempo della pensione,
    non liberare posti per i giovani, non rendere conveniente il lavoro di chi inizia per
    rendere eterna la gerontocrazia che ci opprime in politica, nell’economia e nei posti di lavoro
    è la grave colpa commessa dalla/e ns controparti al potere. Avere paura del progresso, delle
    innovazioni, di ogni cambiamento è proprio dei vecchi, più inclini a rimpiangere il passato
    che a costruire un futuro migliore: è questa un’altra terribile conseguenza dell’essere vecchi.
    Per questo la rivolta, in Siria, in Egitto, in Inghilterra e presto probabilmente in tutta europa.
    Questi giovani sono quindi la ns speranza per un mondo migliore senza questa opprimente
    generazione di vecchi incapaci e, soprattutto, infelici. L’aver cancellato la morte dalle ns vite
    è un ulteriore grave errore: la chiesa, incapace di leggere i vangeli, non è in grado di dare
    una risposta ai temi della sofferenza e della morte. La speranza viene uccisa da una fede in
    un dio metafisico e dalla teodicea impossibile: “chi crede in me non morirà”, questa la risposta
    di Gesù. Infatti, come ben noto a chi legge i Vangeli, chi oggi risorge “durante” la vita
    non farà l’esperienza della morte. Invitiamo quindi il papa e la curia, per una volta, a spogliarsi
    degli inutili paramenti che tutto hanno tranne la sacralità e di leggere i Vangeli al fine
    di comprendere di cosa ogni giorno vanno parlando. Anche la chiesa, come gli stati, ha bisogno
    di giovani che non trova: la crisi vocazionale è quindi la ns speranza per un rinnovamento
    anche nella chiesa, anch’essa oppressa da una quanto mai irreale gerontocrazia. Le ultime
    parole di un vecchio circondato al momento della morte dai familiari compresi i più
    piccoli erano un riferimento di saggezza, oggi si muore in modo anonimo attaccati alle macchine,
    spesso soli e soprattutto senza la presenza dei piccoli che possano così comprendere
    l’esistenza della morte ed imparare a confrontarsi con essa. Oggi il dio della teodicea impossibile,
    alleato della più improponibile delle gerontocrazie ecclesiastiche, e con questa, fa di
    tutto affinché questa fine sia sempre la più atroce possibile, senza mai staccare le macchine
    per prolungare al massimo una interminabile e dolorosa agonia. La crisi dei valori è in realtà
    la crisi della vecchiaia, ovvero la paura del nuovo, la paura del futuro, la paura della morte
    soprattutto. Da qui i deliri di onnipotenza e di eterna giovinezza, propri dei governanti e dei
    tuttologi di oggi, compreso ovviamente chi scrive.
    Attenti perché nessun giovane è disposto a fare il vecchio, se la mente è sana.